Nel garage di Budapest
Regolamenti, interpretazioni, audio e televisioni: bastano gli occhi puliti per vedere quello che ci hanno fatto. La Roma lotti. Lo aspettiamo da quella finale
Da ieri mattina tutta Roma romanista (cioè tutta Roma) ha in mano il “dossier Aureliano”: da Venezia a Monza, una serie di capolavori tutti “sfortunatamente” ai danni della Roma, sia come arbitro in campo, sia al VAR. Ma fosse solo Gianluca Aureliano di Bologna il problema della Roma. A Monza non hanno funzionato tutti e tre i gradi di giudizio della sezione arbitrale: il primo quello di La Penna in campo che non vede da due metri i tre falli (il pestone, la botta d’anca e il calcio) subiti da Baldanzi; il secondo, quello di appello, con Aureliano al Var; il terzo grado, la Cassazione, arriva da Gervasoni (l’arbitro di Inter-Parma 3-2 del 2008, andatevela a vedere) che in tv ci spiega perché le sentenze di primo e secondo grado sono perfette, senza altre parole (a parte quelle di Parolo) dandoci definitivamente non più l’impressione, ma la certezza di essere presi per il culo. Per quello che è successo a Monza non serve mezzo replay, nessuna interpretazione, nessuna spiegazione di Rocchi o del regolamento: bastano gli occhi. È quella la risposta esatta quando fai l’esame di Stato e ti chiedono quale sia la prima fonte del giornalista: gli occhi.
Bastano quelli per vedere e capire quello che hanno fatto alla Roma a Monza. Certo bisogna averli puliti. Gli occhi, e non solo quelli. Alla Roma l’hanno fatta sporca ma a parte l’indignazione, la rabbia e il senso di ingiustizia che è montata ieri e che, fisiologicamente, durerà al massimo un paio di giorni, poi cosa resterà?
Ghisolfi che è andato davanti alle tv a dire quello che era giusto? Certo almeno è un inizio (pensa l’insostenibilità del non essere se non andava nessuno manco domenica…), ma non può bastare. La Roma è sola, alla mercé di tutti. Il “dossier Aureliano” o chiamatelo come volete va portato in Lega dove bisogna (ri)costruirsi una credibilità persa da tempo, bisogna tornare a farsi sentire nelle sede istituzionali e anche quelli meno istituzionali, bisogna non far passare più quello che è passato finora (magari a cominciare dagli algoritmi dei calendari, visto che con gli algoritmi abbiamo cacciato De Rossi). Ci stanno facendo male e noi non solo non lo impediamo, ma li favoriamo: l’ultima panchina di Mourinho in serie A in casa con la Roma è stata Roma-Atalanta 1-1 con un’espulsione (di Aureliano!) dopo tanti torti subiti; l’ultima panchina di De Rossi con la Roma è stata Genoa-Roma 1-1 con un’espulsione dopo tanti torti subiti: ci hanno cacciato dal campo e poi noi abbiamo cacciato da casa nostra gli unici che ci difendevano (Juric facesse gli scongiuri perché se i Friedkin usano la PAR condicio ‘sti giorni rischia. E loro di PAR sono esperti).
Spero che la Roma si faccia sentire e che si strutturi in tal senso. Lotti. Tu hai vinto solo quando hai combattuto il potere, con Dino Viola e Franco Sensi. Magari con perdite, mai poi hai vinto. La Roma è nata all’opposizione, la Roma è un destino di lotta. Personalmente a me non passerà mai. Anzi, quando succederà qualcosa venitemi ad avvertire: sto ancora nel garage di Budapest.
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