Cogito Ergo Sud

Nel garage di Budapest

Regolamenti, interpretazioni, audio e televisioni: bastano gli occhi puliti per vedere quello che ci hanno fatto. La Roma lotti. Lo aspettiamo da quella finale

PUBBLICATO DA Tonino Cagnucci
08 Ottobre 2024 - 06:30

Da ieri mattina tutta Roma romanista (cioè tutta Roma) ha in mano il “dossier Aureliano”: da Venezia  a Monza, una serie di capolavori tutti “sfortunatamente” ai danni della Roma, sia come arbitro in campo, sia al VAR. Ma fosse solo Gianluca Aureliano di Bologna il problema della Roma. A Monza non hanno funzionato tutti e tre i gradi di giudizio della sezione arbitrale: il primo quello di La Penna in campo che non vede da due metri i tre falli (il pestone, la botta d’anca e il calcio) subiti da Baldanzi; il secondo, quello di appello, con Aureliano al Var; il terzo grado, la Cassazione, arriva da Gervasoni (l’arbitro di Inter-Parma 3-2 del 2008, andatevela a vedere) che in tv ci spiega perché le sentenze di primo e secondo grado sono perfette, senza altre parole (a parte quelle di Parolo) dandoci definitivamente non più l’impressione, ma la certezza di essere  presi per il culo. Per quello che è successo a Monza non serve mezzo replay, nessuna interpretazione, nessuna spiegazione di Rocchi o del regolamento: bastano gli occhi. È quella la risposta esatta quando fai l’esame di Stato e ti chiedono quale sia la prima fonte del giornalista: gli occhi.

Bastano quelli per vedere e capire quello che hanno fatto alla Roma a Monza. Certo bisogna averli puliti. Gli occhi, e non solo quelli. Alla Roma l’hanno fatta sporca ma a parte l’indignazione, la rabbia e il senso di ingiustizia che è montata ieri e che, fisiologicamente, durerà al massimo un paio di giorni, poi cosa resterà? 
Ghisolfi che è andato davanti alle tv a dire quello che era giusto? Certo almeno è un inizio (pensa l’insostenibilità del non essere se non andava nessuno manco domenica…), ma non può bastare. La Roma è sola, alla mercé di tutti. Il “dossier Aureliano” o chiamatelo come volete va portato in Lega dove bisogna (ri)costruirsi una credibilità persa da tempo, bisogna tornare a farsi sentire nelle sede istituzionali e anche quelli meno istituzionali, bisogna non far passare più quello che è passato finora (magari a cominciare dagli algoritmi dei calendari, visto che con gli algoritmi abbiamo cacciato De Rossi). Ci stanno facendo male e noi non solo non lo impediamo, ma li favoriamo: l’ultima panchina di Mourinho in serie A in casa con la Roma è stata Roma-Atalanta 1-1 con  un’espulsione (di Aureliano!) dopo tanti torti subiti; l’ultima panchina di De Rossi con la Roma è stata  Genoa-Roma 1-1 con un’espulsione dopo tanti torti subiti: ci hanno cacciato dal campo e poi noi abbiamo cacciato da casa nostra gli unici che ci difendevano (Juric facesse gli scongiuri perché se i Friedkin usano la PAR condicio ‘sti giorni rischia. E loro di PAR sono esperti).

Spero che la Roma si faccia sentire e che si strutturi in tal senso. Lotti. Tu hai vinto solo quando hai combattuto il potere, con Dino Viola e Franco Sensi. Magari con perdite, mai poi hai vinto. La Roma è nata all’opposizione, la Roma è un destino di lotta. Personalmente a me non passerà mai. Anzi, quando succederà qualcosa venitemi ad avvertire: sto ancora nel garage di Budapest.

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