Cogito Ergo Sud

Te la do io l’Arabia

Adesso è ancora più bello poter dire rivolgendosi a Matic, anzi, al signor Matic: no, non è calcio, quella cosa che ci fa piangere mai come stanotte si chiama ancora Roma

Dybala durante la presentazione al Colosseo Quadrato

Dybala durante la presentazione al Colosseo Quadrato (GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Tonino Cagnucci
23 Agosto 2024 - 07:00

Voi la chiamate retorica? Retorica? Quella botta d’adrenalina che ieri sera a un’imprecisata ora della sera ha fatto schizzare sulle sedie i romanisti, più che altro per vedere meglio sul telefonino o in televisione se Romano, Di Marzio, Pedullà, Il Romanista, il tuo collega, te stesso (ho dubitato chi fossi) avessero scritto veramente quello che hanno scritto. Poi quel video: “Daje Roma Daje”, il Colosseo Quadrato, “ci vediamo domenica”. Ma pure adesso, figlio mio. Ma subito. Vie qua, così come a Budapest ti volevamo abbracciare perché “dai non fa così” adesso vie’ qua che è pure poco: te la do io l’Arabia. Prenditi tutto.

Grazie per questo gesto, grazie per quelli che ci sono rimasti male, gli invidiosi, i cinici, i calcolatori, i non romanisti, grazie se è stato tuo, della Roma, degli arabi che hanno visto il Colosseo e so' diventati immediatamente romanisti fracichi e allora te c’hanno lasciato.  Stanotte tanti tifosi della Roma – quelli basici come me – penso abbiano dormito poco, tipo come dopo una vittoria importante: messaggi ad amici, meme, post, social, considerazioni filosofiche e speculazioni intellettuali profondissime che vanno dal “te rendi conto” all’ “ammazza che bello”. Una gioia incontenibile e pure incontinente. Ragazzina. Quasi da vergognarsene domattina (cioè stamattina), lo so.

C’è un bellissimo passo nell’Hotel Supramonte di De André che dice “una lettera vera di notte e falsa di giorno”, ecco magari un po’ troveremmo esagerate le reazioni ad una notizia di calciomercato, ma magari no. Mi sembra davvero una cosa nostra, tua, mi sembra veramente… la tenerezza della Roma. Cioè una volta che si potrebbe dì “conta er core” non i soldi, ce la facciamo a dirlo senza vergognarsene, visto che da almeno 20 anni quelli come me ce l’hanno – giustamente - contro il calcio moderno? Ce la facciamo per più di qualche istante ad abbandonarci a questo sentimento di comunione prima che ci venga la voglia di fare i ribelli a tutti i costi e tirar fuori cinicamente chissà quale aspetto recondito che non avevamo considerato? Lo so, dovrei rendermi conto dei 3 milioni non presi e dei 40 non risparmiati, e, soprattutto, che la squadra va completata, che forse dopo questa mossa (forse eh) stiamo ancora più in ritardo di prima, però boh in questo medesimo istante non me ne frega proprio niente. 

Godetene tutti dell’attimo pieno, del momento che rinnega la noia quotidiana, di un bel vaffanculo alla grigia norma. È solo un'emozione per una squadra e un suo campione. Appunto, lasciatecela. Dà senso a tutto quello che facciamo e sentiamo per la Roma che è tutto tranne che una squadra di calcio: è sentimento. È qui che noi siamo romanisti. Qui, in  un indirizzo che gli altri non conoscono. Sono scelte che ci riconfermano. Che ci fanno diversi. Non dico che è come una vittoria (per me lo è), ma come un gol sì. Uno di quelli che ti scatenano le viscere. Uno di quelli che faceva Daniele De Rossi. Tipo al 3-3 con l’Inter quando s’è strappato maglia e pelle (c’è differenza?) per darla ai suoi legittimi proprietari: la Sud. Ecco De Rossi, l’esempio migliore (in tutti i sensi). Perché “'sta cosa”, questo gesto (altro che il gran rifiuto, lo schiaffo d’Anagni o cosette simili) deve un po’ servire a unirci. Perché se c’è una cosa che personalmente ha fatto soffrire in questi giorni è vederci divisi su fronti impossibili, perché  Daniele De Rossi per un romanista è un fronte unico, dico non come tecnico, ma come garante di quella cosa che chiamiamo romanismo. 

Dobbiamo stare in trincea con lui. Per la Roma. Dybala è un attaccante della Roma. Punto. Tutti insieme forza Roma olè. Mi ha fatto male vedere usare un “Conta solo la Roma” o “solo la maglia” per “blastare” chi semplicemente c’era rimasto male della cessione (ma davvero va spiegato che conta solo la Roma?). Ma la Roma è anche i suoi uomini, la maglia è i suoi uomini. Per me è diverso se quella cosa santa rossa bordata gialla la indossa Agostino Di Bartolomei o Lionello Manfredonia. Certo fosse andato via il sogno, sarebbe rimasto il sognatore, ma stanotte è ancora più bello poter dire rivolgendosi a Matic, anzi, al signor Matic: no, non è calcio, quella cosa che ci fa piangere mai come stanotte si chiama ancora Roma.

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