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Liverpool provincia di Testaccio

Se alla Roma manca ancora qualcosa (il terzino destro, un centrale di difesa, un centrocampista, l’esterno a sinistra, ecc) a Roma manca una cosa: uno stadio di calcio

Il nuovo stadio della Roma

Il nuovo stadio della Roma (AS ROMA)

PUBBLICATO DA Tonino Cagnucci
08 Agosto 2024 - 07:00

Se alla Roma manca ancora qualcosa (il terzino destro, un centrale di difesa, un centrocampista, l’esterno a sinistra, ormai è quasi una filastrocca) a Roma manca una cosa: uno stadio di calcio. Che una città come Roma non abbia uno stadio di calcio è RIDICOLO, persino incredibile. Questo snobistico considerare lo sport in generale, e il calcio in particolare, come “divertimento” e industria fine a se stessa, panem et circenses, è una presa di posizione arrogante, miope e dozzinale.
Credo, anzi, che uno dei parametri per misurare il grado di civiltà di un posto possa essere anche dato dalla qualità e dal numero di impianti sportivi che ospita. Se a Roma per il calcio ce ne stanno zero (0, O, niente), a Londra stadi di calcio propriamente detti, cioè per squadre di un livello professionistico, ce ne stanno una ventina (+ Wembley). In Germania coi Mondiali del 2006 hanno fatto la rivoluzione mettendo al centro di tutto lo stadio e il tifoso: da quel momento è incommensurabile lo spread col nostro sistema calcio e ovviamente non solo con quello. Lo stato di salute dello sport più popolare al mondo per forza di cosa misura anche il benessere più generale. Parliamo di investimenti, di infrastrutture, spazi, ma anche di tempo libero, riqualificazione, modernizzazione, lavoro. 
Ma se per Roma è una questione di civiltà, per la Roma è una questione di appartenenza. DNA. La Roma nasce perché aveva un suo Stadio. La Roma nasce con Campo Testaccio, senza forse non sarebbe nata. Vero che ci va a giocare solo dal 3 novembre 1929, e che il battesimo lo aveva fatto al Motovelodromo Appio (Largo dei Colli Albani). Ma l’area di Testaccio fu individuata già nell’aprile del 1927, il primo progetto era già ultimato nell’autunno del 1927: la Roma nasce con Testaccio come orizzonte. Sapendo di poter usufruire di quel Campo, liberandosi quindi dal giogo del bisogno di altri campi di altre società (una in particolare), libera di nascere. Una patria è tale se ha un suo territorio. La Roma e Campo Testaccio sono diventati immediatamente sinonimi. Chiuse per la guerra, perché il legno scricchiolava, era il rumore sinistro della storia. Eco addolorato di leggenda. Da quel momento Testaccio è diventato un modo d’essere Roma e una nostra categoria dell’anima. Non solo l’orizzonte, ma il suo cuore. Da Dino Viola in poi chiunque abbia avuto una visione alta della Roma ha progettato di fare uno stadio per Lei.
Io ovviamente adesso penso più a Cagliari-Roma (e al mercato) che ad altro, ma lo stadio è il domani e anche il dopodomani della Roma. Non solo per la patrimonializzazione futura, ma per una questione di sangue che arriva dal passato.
Chi pensò per la prima volta a uno stadio per la Roma, cioè a Testaccio, prese a modello un impianto inglese, di una squadra che quando lo inaugurò era da poco diventata campione d’Inghilterra, nel 1890/91. Era il 24 agosto 1892. A Liverpool. L’Everton. Testaccio nasce prendendo a modello il Goodison Park. Lo stadio per la Roma è per forza il suo domani e anche il suo dopodomani. Dopodomani quando giocheremo al Goodison Park dell’Everton. Tra il Merseyside e via Zabaglia. Liverpool provincia di Testaccio.

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