Senza paragoni
Dybala è una conseguenza dell'arrivo di Mourinho, e della notte di Tirana. È una stella che si accoda - accompagnata da un aereo presidenziale -alla scia luminosa di quella cometa che a un certo punto abbiamo visto sopra all'Olimpico l'anno scorso
«Si chiama pure Paulo», qualcuno lo ha scritto in questi giorni associando, nemmeno troppo indirettamente, l’arrivo di Paulo Dybala a quello di Paulo Roberto Falcao. Credo che siano due cose diverse. Falcao ha cambiato definitivamente la storia della Roma, l’ha indirizzata verso le stelle; Paulo (II) Dybala arriva in una squadra che ha appena vinto in Europa dopo 61 anni e il primo trofeo Uefa della sua storia e, soprattutto, arriva dopo Mourinho: è José che ha fatto da Falcao. Mourinho di Setubal in faccia all’oceano, dall’altra parte di Porto Alegre, sempre in lingua portoghese, è stata una rivoluzione, ha contro-sterzato la nostra storia, ha detto no a una china, a un’inerzia e a una sensazione di “minorità” che sembravano ineluttabili. Abbiamo vinto dopo 14 anni. È arrivato dopo i 6 gol presi col Manchester ed è finito con un tatuaggio di una coppa europea coi colori della Roma a pelle. I 6 gol presi a Bodø sono stati quasi l’ultima nemesi, un infame contrappasso solo per seppellire tutto quel passato maledetto dentro le notti dell’Olimpico proprio col Bodø, col Leicester, con il viaggio magico a Tirana, con un Olimpico - questo sì - mai così simile a quella città magica che era negli Anni 80 Roma.
Paulo Dybala (che nel nome ha anche un’altra crasi tanto suggestiva quanto improbabile: Dyba) è una conseguenza dell’arrivo di Mourinho, e della notte di Tirana. È una stella che si accoda - accompagnata da un aereo presidenziale - alla scia luminosa di quella cometa che a un certo punto abbiamo visto sopra all’Olimpico l’anno scorso in una sera dopo la partita con l’Atalanta e in ogni partita in cui il nostro cuore è tornato a riempirsi insieme allo stadio. Falcao arrivò il 10 agosto nel giorno in cui cadono le stelle, come a portarsi via quarant’anni di attese, di desideri manco più espressi e di sogni di cui eravamo prigionieri, Dybala è una stella di suo che siamo riusciti a prendere da un cielo chiaro e felice come quello di Tirana. Falcao doveva insegnarci che si poteva essere felici, Dybala è la Gioia che si aggiunge dopo aver riscoperto la felicità. Il problema non sono i paragoni, ma saper gestire la nostra unicità. Quindi no, non accostiamo Dybala a Falcao anche se, però – Viña permettendo – ammetto che io il 5 glielo avrei dato. Si chiama pure Paulo.
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