Storie di Europei: Kim Vilfort, il dramma dentro la favola
Nella vittoria della Danimarca l’eroe è un padre che promette alla figlia, malata terminale, di sollevare la Coppa
Il 26 giugno 1992, in teoria, Kim Vilfort non dovrebbe neanche essere in campo allo Stadio Ullevi di Goteborg per due motivi. Il primo: la sua Danimarca non si era qualificata a Euro '92, ma è stata ripescata in extremis a causa del conflitto nei Balcani, che sta portando alla dissoluzione della Jugoslavia. Fuori i "Plavi", decide la Uefa, dentro i danesi. Il secondo motivo: la figlia di Kim, Line (otto anni), è affetta da una grave forma di leucemia e per lei sembra non esserci scampo. Ma Vilfort, appena può, lascia il ritiro della sua nazionale in Svezia e percorre il (breve) tragitto che lo separa dalla Danimarca per andare a trovarla. E proprio in una di queste visite, la piccola Line gli chiede di non rinunciare a quall'avventura. «Promettimi - chiede al padre - che vincerai la Coppa». Lui le dice di sì con un sorriso, ma in cuor suo sa che è una bugia bianca: i ragazzi allenati da Moller-Nielsen non hanno la minima chance.
Ma stiamo parlando del Paese che ha dato i natali a Hans Christian Andersen, uno che di favole se ne intendeva: proprio lui ci ha regalato la storia di un Brutto Anatroccolo trasformatosi in cigno. È proprio quello che succede alla nazionale danese agli Europei del 1992: la Cenerentola della competizione sveste i panni malmessi indossati durante le (pessime qualificazioni) e diventa regina. Così la Danimarca: dopo lo 0-0 con gli inglesi, arriva il ko con la Svezia; tutto si decide nella sfida con la Francia di Papin e Cantona. Vilfort salta la sfida clou, perché sua figlia ha avuto una ricaduta e lui si è recato da lei. Ma i suoi compagni battono 2-1 i Bleus e si qualificano alla semifinale contro l'Olanda. A quel punto Line invita il padre a tornare in Svezia per dare il suo contributo; Kim inghiotte il magone e obbedisce.
Germania al tappeto
Il penultimo atto si decide ai rigori: Schmeichel para il tiro di van Basten e regala un'inaspettata finale alla Danimarca. A tirare le redini della nazionale c'è il blocco del Broendby, di cui fa parte anche Vilfort, che nel 1991 è stato eliminato in semifinale di Coppa Uefa dalla Roma. In finale, a Goteborg, c'è la Germania campione del mondo in carica: la Germania di Voeller e Haessler. Una corazzata di panzer. Eppure John Jensen, per gli amici "Faxe" porta in vantaggio i danesi al 18'. La ripresa è un assedio tedesco, ma Schmeichel para anche l'imparabile. E al 78' la palla finisce a Vilfort: con le poche forze che gli sono rimaste nelle gambe, il centrocampista si infila tra Helmer e Brehme, quindi calcia col sinistro il pallone della sua vita. Il tiro non è irresistibile, ma ben angolato: bacia il palo e finisce dentro. La Danimarca è campione d'Europa! Vilfort alza al cielo la Coppa, come promesso a sua figlia Line. Che, purtroppo, si spegnerà pochi mesi più tardi. Ma non prima di aver insegnato a Kim una preziosissima lezione: a volte, purtroppo molto raramente, il Brutto Anatroccolo si trasforma in un cigno.
© RIPRODUZIONE RISERVATA