13 aprile 1986, Pisa-Roma 2-4
Quella partita è stato il nostro Roma-Dundee di campionato, l'aggancio. Era come se avessimo vinto la finale lì, dato tutto, come se il di più che ci mancava fosse scontato, doveroso, santo
Questo Pisa-Roma è un coro: «Forza grande Roma alè, alè, alè… Siamo i tifosi della Roma, siamo del Commando Ultrà, forza Roma alè, alè, alè… alè, alè, forza la Roma alè, alè». Sulle note di «Branca! Branca! Branca! Leon, Leon, Leon!». È stata la colonna sonora della più grande rincorsa al primo posto mai fatta nel campionato italiano. I tifosi l'hanno cantata di continuo in quelle 16 partite fatte di 13 vittorie e di 8 punti recuperati alla Juventus campione del mondo. Era l'8 dicembre 1985 quando la squadra di Platini vince la Coppa Intercontinentale, dopo 8 vittorie nelle prime 8 partite del campionato. Quel pomeriggio dell'Immacolata la Roma giocava all'Olimpico contro il Pisa, aveva un distacco che era un abisso, calcolando i due punti a vittoria. Nemmeno si pensava più a riprendere la Juve che vinceva comunque e sempre, mentre questa seconda Roma di Eriksson vinceva in casa e perdeva fuori. C'era aria di fine, quel pomeriggio di Roma-Pisa dell'8 dicembre esattamente un girone prima di questa partita che … «Forza grande Roma alè, alè, alè… Siamo i tifosi della Roma siamo del Commando Ultrà, forza Roma alè, alè, alè… alè, alè, forza la Roma alè, alè». I tifosi della Sud cantano tutto il tempo e mai così forte, quasi tutte le cronache riportano un tifo particolare quel giorno. Espongono anche uno striscione: «Non molleremo mai».
Ecco, quella Roma diventa quello striscione: non molla mai più una partita, un metro, un niente. Diventa tutt'uno coi suoi tifosi, mai così attaccati alla propria squadra. Da Roma-Pisa a Pisa-Roma si chiudono tutti i cerchi possibili, in quel girone di ritorno senza ritorno la Roma gioca forse il più bel calcio mai giocato nella sua storia: vince col Milan a San Siro, al Comunale col Toro, straccia il Napoli, surclassa 3-1 l'Inter all'Olimpico piena di ragazzini, sbagliando persino due rigori con Cerezo, ne fa 5 con un giocatore soltanto in una partita, annichilisce la Juventus e gli occhi di qualsiasi tifoso a metà marzo. E ovunque accompagnata dalla sua gente che canta sempre quel coro: «Forza grande Roma alè, alè, alè…». C'erano più tifosi della Roma a Pisa quel giorno che tre anni prima per la Roma di Falcao e Di Bartolomei: l'Arena Garibaldi fa impressione anche adesso a riguardarla, i romanisti arrivano fino ai Distinti della Nord pisana. Erano ovunque. Cantavano. Sognavamo. Ci credevamo e mai mai come quel giorno in Toscana eravamo stretti stretti alla Lupa. Pioveva ma non sentivi freddo. La Roma era andata a -1 dalla Juve battendo la Samp in dieci all'Olimpico, quella stessa Samp che a Genova in quella giornata avrebbe ricevuto i bianconeri reduci dalla sconfitta di Firenze. L'aggancio era nell'aria. Forse il sorpasso. La Roma. Il tricolore. Quel canto… «Forza grande Roma alè, alè, alè…». Forza grande Roma, noi lo sapevamo che lo Scudetto dell'83 l'avevamo vinto proprio qua, noi lo sapevamo che sarebbe successo qualcosa là.
Raramente c'è stata partita così intensa, col Pisa che non poteva perdere e morire in B, con la Roma che non era solo tutto quello che finora era stato scritto, ma molto molto di più. S'inizia, si canta, piove. Desideri dal limite dell'area, deviazione di Volpecina, gol. Gol. 0-1, sembra tutto facile come la scivolata di Ciccio dopo la rete. Ma non è così. È tutt'altro, è Pisa-Roma. Boniek, con mezza calzamaglia nera sotto ai calzoncini rossi, sbaglia il 2-0, Kieft di testa fa 1-1, proprio Volpecina poco prima della fine del primo tempo si vendica con un 2-1 che fa male a tutti, e soprattutto a Tancredi, che lo vede passare. Intervallo. Ma non c'è mai stato intervallo in quella partita. La Roma torna in campo e fra il 10' e il 12' fa due gol, il primo è ancora un'autorete di Caneo ad anticipare Boniek, il secondo un gol di Dario Bonetti dopo una ribattuta del portiere Mannini sul colpo di testa di Graziani (enorme, quel giorno, Ciccio Graziani). 3-2, e l'Arena Garibaldi brulica di umanità. Kieft sbaglia il 3-3 e Pruzzo chiude tutto dopo una bellissima azione e una sua bellissima finta a tagliare: 4-2. Roma prima. Pruzzo capocannoniere. Vinceremo il tricolore. Esce il sole e allo stadio si sente solo questo coro: «Vinceremo, vinceremo, vinceremo il tricolor…», e poi un altro «Forza grande Roma…». Forza grande Roma, vai sotto la curva. Ci va. Nela si spoglia, è in lacrime. Come Tancredi. Come tutti. Chi sta nella Capitale accende la TV e da Paolo Valenti sente quest'apertura di 90° minuto: «Amici sportivi, buonasera. A due giornate dal termine dunque la Roma corona il suo sensazionale inseguimento raggiungendo la Juventus in testa alla classifica. La Roma ha legittimato anche oggi la sua grossa impresa passando a Pisa contro un avversario irriducibile…». Pisa-Roma 2-4, Roma e Juve a 41 punti ma con la Roma che deve giocare con il Lecce gemellato e già retrocesso in casa e la Juve in crisi evidente, che dovrà sfidare il Milan di Liedholm e Di Bartolomei….. Pisa-Roma 2-4: quella partita è stato il nostro Roma-Dundee di campionato, era come se avessimo vinto la finale lì, come se avessimo dato tutto, come se il di più che ci toccava dopo fosse scontato, doveroso, santo. Roma-Lecce non è solo una partita, ma storia umanamente irraccontabile, così come non è raccontabile che dopo il Lecce, dopo aver perso tutto (dopo aver perso la bellezza di quel Pisa-Roma 2-4) i tifosi della Roma vanno a Como e scrivono «la nostra fede non conosce sconfitta», «una presenza che vale più di uno scudetto» e lo dimostrano. Cantano sempre, anche a Como e ancora sotto la pioggia: «Forza grande Roma alé alé alé». Eravamo i tifosi della Roma, eravamo del Commando Ultrà. Dedicato a Paolo Siroli, un ragazzo che è morto bruciato in un incidente assurdo nel treno di ritorno a Roma.
Tratto da "Le 100 partite che hanno fatto la storia della Roma" di Tonino Cagnucci e Massimo Izzi, Newton Compton
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