Trigoria

Il popolo è infelice, ma c’è chi ascolta

A Trigoria, Mancini: «Noi e il tecnico siamo la stessa cosa»

PUBBLICATO DA Sergio Carloni
30 Ottobre 2024 - 07:00

Gli animi non si sono ancora distesi. Non lo faranno a breve. È sempre difficile digerire una sconfitta, figurarsi un ko come quello del Franchi. Per questo, proprio come accaduto al rientro della squadra nella Capitale nella notte tra domenica e lunedì, c’è chi ieri ha deciso di recarsi a Trigoria per mostrare il suo dissenso. Sperando di ricevere una risposta dall’altra parte della cornetta.
Ed effettivamente è ciò che è accaduto. Perché se il messaggio “Ridatece l’AS Roma” affisso intorno alle 17 ha fatto un buco nell’acqua, lo stesso non si può dire delle parole dei pochi (ma convincenti) tifosi presenti. Una ventina, in tutto. Più del pomeriggio di lunedì, che comunque aveva visto qualche sostenitore accorrere a chiedere spiegazioni. E una spiegazione era arrivata, seppur stridula: quella di Mancini.

Ma ieri è stato proprio il difensore centrale giallorosso a farsi in un certo senso portavoce di chi sta vivendo direttamente questo incubo. «Che cosa sta succedendo?», ha chiesto un tifoso. «Ritorneremo, ragazzi. Ritorneremo. Noi diamo veramente tutto», la risposta. Volto deluso, al contempo deciso. «Domenica è stato un disastro. Anche io mi devo svegliare. Chiunque indossa questa maglia dà sempre il massimo. Tutti». E a chi ha chiesto di più sulla situazione generale dentro Trigoria: «Il gruppo squadra e l’allenatore non sono una polveriera. Squadra e allenatore sono la stessa cosa, fidatevi di noi. Sappiamo che dobbiamo dare di più». Una puntualizzazione anche su Pellegrini, richiesto a gran voce da chi attendeva impazientemente gli uscenti dal Fulvio Bernardini: «Lui sa che cos’è il romanismo. Non lo dico perché è mio amico».

Non è stato l’unico. Molti hanno ignorato la piccola folla, mentre Saelemaekers, Angeliño e Soulé hanno frenato, sia per accontentare i fan, sia per avere un confronto diretto con i protestanti. «Io cerco di aiutare a livello di mentalità». Parola del belga, ancora ai box. «So che è difficile per voi, ma vi assicuro che è dura anche per noi». «È una situazione di m...a», ha invece dichiarato lo spagnolo, tra i protagonisti (in negativo, nel caso in cui servisse puntualizzare) della trasferta di Firenze per via della sostituzione dopo 32’. «Dobbiamo tirare fuori le p...e. Noi siamo quelli che devono cambiare questa situazione. Io posso dire solo che non stiamo vincendo e dobbiamo tornare a farlo». Quando gli è stato chiesto del cambio, Angeliño ha scosso la testa: «Non lo so...». Anche Soulé è apparso tramortito: «Sappiamo tutto. La colpa è la nostra».

Serve una scossa. I tifosi lo sanno, anche i giocatori appaiono consapevoli. La sfida col Torino, ora, rappresenta uno snodo fondamentale. C’è chi affida le responsabilità ai proprietari, chi agli uomini di campo; altri ancora al tecnico. Il supporto, comunque sia, non manca. Fuori dal centro sportivo, su una transenna, campeggia una scritta: «Forza Juriç!». L’accento è quello sbagliato. Un errore, proprio come quello del Franchi. Capita a tutti. Ma la vicinanza non è mai mancata e mai mancherà. Anche nei momenti più bui.

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