Stadio della Roma, la decisione di Boston: niente aste per Tor di Valle

Nei giorni scorsi c'è stato un vertice tra Pallotta e la dirigenza giallorossa. In ballo c’è il dopo Eurnova, l’interesse di investitori non manca

PUBBLICATO DA Andrea De Angelis
18 Ottobre 2018 - 08:30

La Roma che ha preso forma nel vertice di Boston tra il Presidente Pallotta e la dirigenza giallorossa è una Roma che passa ovviamente per lo stadio, nodo cruciale delle strategie societarie per il futuro a medio e lungo termine. Che il progetto Tor di Valle sia centrale è noto e comprensibile, ma quello che è emerso nella capitale del Massachusetts per certi versi rappresenta una novità. Il presidente Pallotta, infatti, pur confermando l'intenzione, in caso di assenza di alternative, di farsi carico dell'intero progetto, avrebbe comunque dato mandato ai propri manager di non alimentare alcun asta al rialzo per l'acquisizione di Eurnova. Una strategia chiara che risponde in qualche modo a quanto messo in atto dal nuovo amministratore delegato della società di Parnasi, Giovanni Naccarato.

Eurnova continua non solo a trattare su più tavoli, cercando quanti più interlocutori possibile per cedere la propria posizione (ed i terreni) come proponente del progetto stadio, ma anche a prendere tempo, nella speranza di veder riprendere l'iter amministrativo e di conseguenza crescere il proprio valore. Manifestazioni di interesse ce ne sono state tante, in Italia e all'estero, nessuna però lontanamente paragonabile a quanto concordato prima dello scoppio dell'inchiesta Rinascimento, con il gruppo DeA Capital. Un affare da 200 milioni di euro saltato proprio per le vicende giudiziarie che vedono ancora protagonista Luca Parnasi e i suoi più stretti collaboratori. Dopo mesi di silenzio in cui l'unico interlocutore possibile sembrava essere proprio il manager di Boston, ora, come scritto, stanno emergendo nuovi gruppi interessati al progetto. Una notizia che sicuramente fa piacere al vertice societario, ma che allontana per molti versi la possibilità di un'operazione condotta in solitaria. Da Trigoria emerge infatti come sia interesse del club la "sola" costruzione dello stadio, e non di tutta l'area circostante (in particolare il Business Park), che invece avrebbe (ed ha) ragione di esistere per giustificare le significative (e costosissime) opere di interesse pubblico richieste ai proponenti prima dall'ex sindaco Ignazio Marino, ed oggi dalla giunta di Virginia Raggi.

Quanto questo risponda a una reale volontà o ad una strategia per non veder aumentare l'investimento richiesto al club e alla sua proprietà è da capire. Fatto sta che quanto deciso a Boston cambia le carte sul tavolo della partita per Tor di Valle. Questo mentre riemergono le polemiche intorno alla sindaca e alla sua maggioranza, rei, secondo l'opposizione del Pd, di aver nominato il grillino Alberto Sasso, architetto di 46 anni di Imperia e amico di Beppe Grillo, alla guida di Eur spa, società partecipata al 10% dal Comune e al 90% dal Ministero dell'Economia. A Roma Sasso è già stato consulente (con l'indagato Lanzalone) proprio per il progetto stadio, collaborando fattivamente, come mediatore, al tavolo in cui venne concordata la riduzione della cubatura del business park. Polemiche che però per ora, per fortuna, non sembrano mettere in dubbio in alcun modo le sorti dello stadio.

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