Stadio della Roma, Eurnova contro i Friedkin: il punto
La società socia della Roma nell'affare stadio tradita dalla recente rinuncia al progetto di Tor di Valle prepara la causa (con il supporto di Vitek) e scrive al Campidoglio
Eurnova non ci sta e ieri ha deciso di riaprire la partita su Tor di Valle. Per ottenere cosa lo staremo a vedere, ma intanto i legali della società che a tutti gli effetti è ancora (l'unico) soggetto proponente dello stadio si sono mossi. Le voci dei giorni scorsi hanno quindi trovato conferma in una PEC inviata poco prima delle 13 al Comune di Roma, e per conoscenza anche alla società giallorossa. «Ferma la riserva di agire nei confronti della A.S. Roma per gli enormi danni - si legge nella lettera - che sta provocando alla scrivente società, con la presente si chiede formalmente a Roma Capitale di considerare del tutto inefficace la richiesta di A.S. Roma di considerare non più vincolanti gli obblighi a suo tempo dalla stessa assunti».
Questa la bomba sganciata ieri, in cui la società ancora della famiglia Parnasi ha intanto chiesto al Comune di non considerare quanto comunicatole (e reso poi pubblico dalla relazione del Cda) venerdì scorso dalla Roma, e poi ha di fatto preannunciato l'azione legale contro il club e la sua proprietà. Una "riserva" che con le ore ha assunto sempre più la forma di una decisione già assunta, e di cui sarebbe ormai convinto anche Radovan Vitek. L'imprenditore ceco dopo un paio di giorni di riflessione si sarebbe convinto che non vi siano i margini per ricucire il rapporto con la Roma, e nemmeno che sia possibile identificare a Roma un'area già pronta per lo stadio. Per questo avrebbe rotto gli indugi e fatto sapere ad Eurnova che la Cpi Property Group (o la Cpi Tor di Valle appena costituita) pur non potendo formalmente firmare l'azione intrapresa, nella sostanza la condivide pienamente, e che anzi è pronta a supportarla. Vitek quindi ha condiviso la scelta di Parnasi, che viene descritto da chi gli è vicino letteralmente su tutte le furie, di mettere con le spalle al muro sia la Roma che la pubblica amministrazione. E questo perché si considera «del tutto inefficace la richiesta di A.S. Roma di considerare non più vincolanti gli obblighi a suo tempo dalla stessa assunti, considerando che sul piano pubblicistico gli stessi sono irrevocabili», e sul piano privatistico non basati «su alcuna norma di legge». Una richiesta definita «temeraria», «poiché A.S. Roma non è il soggetto proponente e non è suo compito valutare quale sia l'interesse pubblico».
Messa in questi termini sembrerebbero non esserci dubbi. Ma è ovvio che la parte in qualche modo tradita reagisca in questo modo. La Roma nel rinunciare al progetto di Tor di Valle ha infatti puntato il dito proprio contro Eurnova, che non sarebbe nella piena disponibilità dei terreni e impossibilitata ad operare in alcun modo. Fatto questo che la società dei Parnasi smentisce, ed anzi l'accordo con Vitek, il cui preliminare è stato già sottoscritto ed il rogito fissato per fine mese, le avrebbe permesso di uscire dalla palude in cui si trovava ormai da anni.
Dalla società giallorossa si è deciso di non commentare l'azione di Eurnova, soprattutto per una questione di delicatezza del tema. La Roma è una società quotata in borsa e per questo la dirigenza in questo momento preferisce non alimentare notizie che potrebbero avere effetti sul valore delle azioni. Si continua informalmente però ad essere convinti della scelta fatta e si punta all'incontro di venerdì prossimo (ma forse anche prima) con la sindaca Raggi. Sarà quella la sede in cui Stefano Scalera, il dirigente incaricato del dossier stadio, insieme a Dan e Ryan Friedkin, presenterà alla sindaca l'idea che il club ha maturato in questi mesi. Alla pubblica amministrazione verrà chiesta la disponibilità di un'area (ancora da identificare) che possa permettere l'edificazione di uno stadio da circa 40.000 posti senza la necessità di dover intervenire sulle infrastrutture cittadine, meglio ancora senza la necessità di ricorrere ad una Variante al Piano Regolatore. Area che però dal Comune fanno (sempre informalmente) sapere non esisterebbe. Le sorti sul nuovo impianto di casa della Roma si fanno sempre meno chiare, mentre l'unica certezza sembra essere la rottura definitiva dei rapporti tra la società giallorossa e l'ex socio Eurnova.
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