Anno nuovo, stadio vecchio: l'iter ancora fermo per ragioni politiche
La sindaca Raggi: «Roma Capitale ha fatto tutto ciò che doveva La nuova società deve sciogliere le riserve». Ma il progetto non riparte
Ed anche il nuovo anno è iniziato all'insegna dell'immobilismo del Comune e delle istituzioni sul fronte dello stadio della Roma. Non che ci si aspettasse qualcosa di diverso, ma sembra comunque sempre più incomprensibile il silenzio sceso sulle sorti del futuro impianto giallorosso dopo le tante (e inattese) promesse degli scorsi mesi. Eppure non manca, o non sembra mancare, molto al via libera finale al progetto. I rumors di palazzo addirittura raccontano di come le distanze tra Regione e Comune sull'unico nodo rimasto ancora da sciogliere, quello relativo alla convenzione sull'ammodernamento e potenziamento della ferrovia Roma-Lido, si siano assottigliate al punto da essersi quasi annullate.
«Manca solo l'ultima spinta politica», dicono i tecnici coinvolti nella revisione del testo. Che tradotto significa che manca l'input di chi governa o la città o la regione. Raggi o Zingaretti. E per evidenti ragioni di opportunità politica ed elettorale stupisce che questo input non arrivi dalla sindaca. Sindaca che però non ci sta a passare per responsabile dello stallo. Al punto che ieri ha deciso di parlare ai microfoni di InRadioNews: «Roma Capitale ha fatto tutto quello che doveva fare. È un'opera che viene portata avanti da un privato, quindi il privato ha diritto di scegliere dove farla. Poi c'è stato anche un cambio di governance e la nuova governance deciderà se portare avanti il progetto di Pallotta o se invece valutare delle alternative. Noi come amministrazione siamo pronti a proseguire in un senso o a prendere in considerazione delle eventuali nuove proposte». Come a dire che sia la Roma a frenare in questo momento. Cosa che non corrisponde alla realtà.
Tuttavia, è vero, la Roma non ha fretta. Il nuovo dirigente giallorosso delegato ai rapporti con le istituzioni, Stefano Scalera, che ha debuttato all'Olimpico nella vittoria contro la Sampdoria, sta ancora studiando tutte le carte e deve ancora sciogliere le riserve circa la possibilità di abbandonare o meno Tor di Valle. Che resta però sempre la prima opzione per il club, semplicemente non più l'unica. Al punto che la stessa Raggi ha dovuto sempre ieri ammettere che Tor di Valle «finora è l'unico progetto che l'amministrazione ha in carico, è l'unico esistente». Quello che la sindaca non ha voluto dire è che le elezioni della prossima primavera stanno condizionando le scelte della prima cittadina, che per tenere buona la propria maggioranza, sembra che abbia rinunciato anche al mini-rimpasto che pure avrebbe voluto.
Sarebbero dovuti saltare il vicesindaco Luca Bergamo, l'assessore al turismo Carlo Cafarotti, e l'assessore a Scuola e Sociale Veronica Mammì. La Raggi invece si terrà i tre dissidenti per preservare l'armonia nel Movimento, che sarà chiamato ad una non facile campagna elettorale. E forse proprio questo tentativo di tenere le fila della maggioranza sta consigliando l'immobilismo della giunta sullo stadio, tema non particolarmente a cuore agli intransigenti del Movimento. Esemplificativa la mozione presentata in Campidoglio dalla consigliera pentastellata Simona Ficcardi. Una mozione «che impegna la Giunta capitolina e la Sindaca a non procedere ulteriormente con l'insediamento stadio Tor di Valle, era divenuta secondo me necessaria», ha scritto la Ficcardi sui social. «Sarebbe opportuno che quantomeno si rinviasse il dibattito», ha quindi aggiunto. E qui c'è probabilmente tutta la storia di questo stadio e di questo progetto. Ancora l'ennesimo rinvio. Niente di più e niente di meno
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