Stadio della Roma: il 2020 un anno buttato con tante promesse
La sindaca Raggi aveva fretta di partire: «Mi auguro di poter fare un bel regalo entro Natale». Era il 19 novembre: non è stato fatto nulla, da allora
E così si sta concludendo l'ennesimo anno con un nulla di fatto sul fronte stadio. Un anno fatto di annunci, spesso anche conditi da fanfare, ma che poi alla resa di conti registra ancora una volta un fallimento. Perché ogni anno che passa senza il nuovo stadio, un diritto acquisito della società e della città, è un fallimento. Eppure il 2020 era cominciato nel migliore dei modi, con la conclusione dell'inchiesta sugli affari di Luca Parnasi e la certificazione dell'estraneità del progetto stadio. Un gennaio che sembrava anche portare in dote gli arrivi di Friedkin e Vitek, poi rallentati a causa della pandemia.
Anno iniziato con le dichiarazioni della Raggi, che tornava a parlare di stadio (era il 18 febbraio) dopo mesi di silenzio, e tutto per certificare ancora una volta il buon lavoro svolto. «Nessuno ha nascosto nulla: tutto si è svolto e si svolgerà nella massima trasparenza», scrisse la sindaca sui propri profili social parlando dello stadio e rispondendo alle critiche che arrivavano all'opposizione. E poi ancora il 20 maggio: «Lo stadio sta andando avanti, il dossier è sul tavolo». E se non era la sindaca ci pensavano i suoi consiglieri. A inizio luglio il gruppo dirigente del Movimento 5 Stelle in Campidoglio si riunì proprio per prendere visione del progetto ed esprimersi una volte per tutte. Non ci fu un vero e proprio voto, come auspicato da ambienti vicini ai proponenti, ma le conclusioni furono comunque positive. E in quella occasione a parlare fu il presidente della commissione Sport di Roma Capitale Angelo Diario. «Mi aspetto che l'iter proceda - disse - il prossimo passo è il voto in Giunta, che immagino avverrà entro la fine della pausa estiva, a inizio settembre ci saranno i voti delle commissioni e poi vediamo quando sarà calendarizzata l'Aula. Se tutto va bene, tecnicamente potremmo avere il voto definitivo dell'Assemblea entro settembre».
Un'impressione sbagliata
E in effetti sembrava proprio che le cose potessero andare in quella direzione. Ad agosto la Giunta di Roma Capitale aveva infatti dato il via libera alla delibera con lo schema di Accordo di collaborazione tra Roma Capitale e Città Metropolitana relativo all'adeguamento del progetto definitivo dell'unificazione della via del Mare e della via Ostiense, e alla delibera con lo schema di accordo di collaborazione tra Roma Capitale e Regione Lazio finalizzato al potenziamento della linea ferroviaria Roma-Lido. Accordi che avrebbero dovuto nelle intenzioni far partire il domino che avrebbe poi portato allo stadio. La sindaca ne era certa, al punto che, dopo alcune nostre sollecitazioni, decise di rilasciarci un'intervista esclusiva in cui non lasciò molto spazio ai dubbi. «Lo stadio entro Natale - disse a Il Romanista - lo confermo. È l'obiettivo a cui stiamo lavorando». E ancora: «I politici fanno sempre promesse. Io, invece, posso garantire il mio impegno pieno per uno stadio fatto bene. Spero di inaugurarlo da sindaca insieme a loro».
C'era la convinzione di portare a casa un progetto utile alla città, ma anche alla sua campagna elettorale. Promessa ribadita lo scorso 19 novembre. «Siamo pronti - disse la Raggi - mi auguro che saremo in grado di fare un bel regalo entro Natale alla squadra». Da allora però è calato nuovamente il silenzio, Natale è passato e nulla si è mosso. Anzi ci sono state polemiche con la Regione circa i documenti approvati dalla Giunta ad agosto. Richieste di rettifiche, modifiche, aggiornamenti, che nulla hanno portato. E a nulla sono valse le continue rassicurazioni della politica, che nel frattempo cercava una sponda con la nuova proprietà del club. Nel frattempo si sono anche rincorse voci su cambi di rotta dei Friedkin, nuove aree su cui far sorgere lo stadio. Tutte finora smentite dai fatti. La realtà è che il 2020 si sta concludendo senza un atto concreto da parte della pubblica amministrazione, che ha tenuto in ostaggio il progetto per mesi, tra due diligence e balzelli vari, e che ancora non riesce a trovare la sua naturale conclusione.
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