Stadio della Roma, la Raggi torna operativa: il punto sull'iter

La sindaca di nuovo al lavoro, il progetto al centro della campagna elettorale. Si attendono le risposte della Regione: la Roma è stanca. E Scalera è già “esperto”

PUBBLICATO DA Andrea De Angelis
17 Novembre 2020 - 18:13

«In questi giorni sono riuscita a lavorare da casa, ma il mio pensiero costante è andato alle persone che sono in ospedale e che stanno lottando». Così la sindaca di Roma Virginia Raggi è tornata in Campidoglio dopo aver vinto la sua personale battaglia contro il Covid 19. Ieri è apparsa in pubblico in buone condizioni per partecipare all'inaugurazione di una caserma dei carabinieri al Trullo insieme al Governatore del Lazio Nicola Zingaretti. Un curioso abbinamento che nelle prossime settimane rischia di divenire un abitudine magari non a tutti gradita. I due sono infatti attesi da numerosi appuntamenti e diversi nodi da sciogliere, su tutti quello della scelta del prossimo candidato sindaco della Capitale per il centro sinistra. Più di qualcuno vorrebbe riproporre su scala romana l'alleanza di Governo tra PD e 5 Stelle, cosa che però farebbe fuori la Raggi, mai gradita ai Del romani.

Una partita tutta ancora da decidere su cui la prima cittadina vuole giocare le proprie carte. Una partita a cui parteciperà ex assessore all'Urbanistica della giunta Raggi, Paolo Berdini, che sempre ieri ha avanzato la propria candidatura alla guida della Città Eterna. «Ho candidato un'idea, prima ancora della mia persona - ha detto Berdini - Poi mi auguro che ci siano le condizioni per la mia candidatura che, se tutto va bene, lanceremo entro Natale».

I tifosi della Roma (e non solo) lo ricorderanno soprattutto per la sua posizione fortemente contraria allo stadio della Roma, su cui (ma non solo) si consumò la rottura con sindaca. E proprio sullo stadio la Raggi dovrà lavorare nei prossimi giorni. Molto dipende dai tempi con cui la Regione Lazio risponderà alle richieste del Comune che aspetta ancora la sub convenzione sulla Roma-Lido firmata e rispedita al mittente.

Un'attesa che sembra sfiancare la stessa Roma, come ammesso pochi giorni fa dal Ceo del club Guido Fienga. «Abbiamo sempre rispettato pazientemente il lavoro delle istituzioni - ha detto il dirigente giallorosso durante il convegno SportLab - ma sapere che un'opera può essere completata dopo 12 o 13 anni mette in crisi qualunque investitore».

Insomma la Roma sarebbe stanca di aspettare gli umori della politica capitolina. Al punto che uno dei nuovi dirigenti del club, quello che qualcuno indica come nuovo Direttore generale, l'attuale vice capo gabinetto del Ministero dell'Economia, Stefano Scalera, avrebbe ricevuto proprio l'incarico di prendere in mano il dossier stadio. Scalera, che è autore di una pubblicazione dal titolo "Crescere con lo Sport. Idee e opportunità per la riqualificazione urbana attraverso gli impianti sportivi", ha ben chiara la situazione del futuro impianto giallorosso, ed ha anche i canali giusti per farsi sentire dalle istituzioni.

Proprio nel suo libro Scalera, ha parlato del progetto di Tor Di Valle, definendolo «un'opportunità per riqualificare un'ampia zona», un'opera e un progetto in cui «si inseriscono e si coniugano gli interessi della città e l'economicità complessiva dell'operazione». E sulla scia della nomina di Scalera sono anche ripresi i contatti tra la proprietà del club e gli uomini di Radovan Vitek, l'imprenditore ceco che ha acquisito le società (e i debiti) della famiglia Parnasi. Vitek, del resto, non ha mai fatto mistero di puntare molto su Tor di Valle.

Così torniamo a Virginia Raggi che proprio in queste ore sta riprendendo tutti i dossier sospesi in questi giorni di lontananza. Lo stadio resta la carta migliore per forzare rispetto alla propria candidatura per un secondo mandato alla guida della città e la sindaca non ha intenzione di lasciarsela soffiare da sotto il naso. Intanto il Governo ha dato il proprio segnale su Roma: pronti 300 milioni per completare le Vele di Calatrava a Tor Vergata. Soldi che andranno alla città e non alla Vianini del Gruppo Caltagirone, che finora si era occupata dell'opera senza mai terminarla.

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