Stadio della Roma, il dossier è arrivato in Campidoglio
Il plico contenente Variante e Convenzione è a Palazzo Senatorio. Prima il vaglio della congruità, poi stop ai passaggi tecnici e toccherà alla sindaca Raggi
Pacco consegnato. O meglio, pacco ritirato dal portiere. Se stessimo parlando di una normale consegna, tipica di questi mesi di clausura, sarebbe questo quello che troveremmo scritto nel tracking della nostra spedizione. Ma non si tratta di un semplice pacco quello di cui stiamo parlando. Nel plico consegnato ieri in Campidoglio infatti ci sono tutti i documenti relativi al nuovo stadio della Roma. Come anticipato da noi sabato scorso, gli uffici tecnici dell'Assessorato all'Urbanistica hanno completato il lavoro sulla Convenzione ed inviato tutto al Comune, che ieri appunto ha ricevuto l'intera documentazione. Un plico pesante che oltre alla Convenzione (modulata su quattro testi) contiene anche la Variante al Piano Regolatore Generale e i molti allegati tecnici a corredo delle due importanti delibere. Documenti che sono stati subito sottoposti al vaglio degli uffici capitolini per una valutazione di congruità. Fatto questo che, a quanto pare, si sarebbe concluso nella tarda serata di ieri. Al punto che già questa mattina Virginia Raggi potrebbe mettere finalmente e materialmente le mani sul progetto per il futuro impianto giallorosso.
Gli uomini degli assessorati coinvolti non sarebbero pienamente convinti delle soluzioni adottate per la viabilità, vero nodo del progetto, e per la mitigazione del rischio idrico (aspetto questo invece non preminente, ma vero e proprio cavallo di battaglia della maggioranza capitolina). Ma di più non si poteva fare, viste soprattutto le modifiche al progetto volute proprio da questa giunta, che hanno comportato una considerevole riduzione dei margini operativi, con il taglio delle cubature e il conseguente taglio delle opere pubbliche a carico dei privati. Si decise, nel febbraio del 2017, più di tre anni fa, di sacrificare molto, soprattutto in termini di viabilità e mobilità, per eliminare dal progetto le tre torri firmate dall'architetto di fama mondiale Daniel Libeskind. Da allora più volte la giunta capitolina ha tentato di reintrodurre alcune delle opere tagliate, senza però mai riconoscere ai privati alcuna compensazione, e sopratutto non tenendo conto del fatto che dal gennaio del 2018 il progetto non si può più rivedere. A meno di non voler ricominciare l'iter da zero. Questo perché la decisione, e l'approvazione, della Conferenza dei Servizi ha fissato un punto di non ritorno, riconoscendo la valenza del progetto così come è attualmente.
Quindi, malgrado qualche mal di pancia ingiustificato, o la voglia mai celata di attendere l'uscita di scena di Luca Parnasi e della sua famiglia, ad oggi la politica romana non può attendere ulteriormente. Il lavoro è stato lungo, oltre ogni ragionevole previsione, ma alla fine un risultato lo ha prodotto. E non occorrono ulteriori garanzie sull'interlocuzione con i privati. Infatti ormai da mesi l'unico reale interlocutore del Comune è il vice presidente giallorosso Mauro Baldissoni, che si è fatto carico di rappresentare gli interessi di tutte le parti coinvolte. Ed è questa una interlocuzione che i vertici capitolini hanno imparato ad apprezzare e su cui non nutrono alcun dubbio. Questa mattina quindi la sindaca Virginia Raggi riceverà il dossier Tor di Valle nella sua interezza. E da quel momento non avrà più scuse. Perché la partita non sarà più tecnica, non sarà più fatta di mediazioni su aspetti progettuali. Sarà solo la volontà politica di chi amministra, e spera di continuare a farlo anche in futuro, la città che determinerà le sorti dello stadio. Da oggi Virginia Raggi potrà (e dovrà) far partire la fase finale di questo lungo passaggio e portare lo stadio della Roma al voto finale del Campidoglio.
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