Stadio della Roma, la Raggi apre: l'aggiornamento sull'iter
La sindaca allo scoperto: "L'impianto è un progetto enorme, il più grande che la città abbia mai avuto. Non abbiamo mai smesso di lavorare, sono in arrivo novità»
Un progetto «enorme». L'ha definito così Virginia Raggi lo stadio della Roma. L'ha fatto a Radio Rock, intervenendo, dopo una lunga pausa, per la seconda volta nel giro di pochi giorni. «Lo stadio della Roma è il progetto più grande che la città abbia avuto. Non abbiamo mai smesso di lavorare. La Conferenza dei Servizi ha approvato il progetto con una serie di prescrizioni. Stiamo lavorando con la società per rispettare le prescrizioni e a breve ci saranno novità».
Fine del lockdown (anche comunicativo) dunque per il Campidoglio. La Roma che riapre e che spera di rinascere quanto prima non potrà fare più a meno del nuovo impianto della squadra giallorossa a Tor di Valle. Un iter snervante, soprattutto per il presidente James Pallotta, assente ormai da lunghissimo tempo dalla Capitale, descritto molto frustrato - non ultimo qualche giorno fa da chi ha progettato l'impianto, Dan Meis - dalle vicende relative alla costruzione della nuova casa del club, oltre che dagli ultimi accadimenti in tema di coronavirus e di stop alla trattativa per la cessione del club. «Jim è disilluso, ma il progetto vale», ha aggiunto l'architetto.
Lo sa bene anche la sindaca Raggi, che qualcuno descrive intrigata dalla ricandidatura a prima cittadina della Capitale e che in tal senso, dopo diverse peripezie e il "no" alle Olimpiadi, potrebbe trovare rilancio proprio dallo stadio della Roma. Prima però bisogna porre fine all'Odissea, già durata secondo i nostri conti ben 3.033 giorni. Otto anni e passa. Può sembrare paradossale, ma nella Capitale d'Italia l'iter di una grande opera - rallentata anche dall'estrema difesa delle tribune dell'ippodromo progettate nel 1959 da Julio Lafuente - si sta sbloccando nello stesso periodo storico in cui a Milano, lo stadio di San Siro, alias la "Scala del calcio", secondo la Soprintendenza «non ha interesse culturale». «Ma quello di Tor di Valle non è un cantiere come gli altri», aveva detto a Repubblica nei giorni scorsi la sindaca, tornando a legare - cosa esclusa dalla Procura stessa - il nome di Parnasi e l'inchiesta in cui rimase coinvolto nel giugno 2018 all'impianto di Tor di Valle.
Il ritorno di Vitek
L'altro nodo che sta per sciogliersi è quello dei terreni e della scatola Eurnova, la società con cui la Roma ha presentato il progetto e di cui Parnasi era il numero uno prima di decadere per l'indagine. Un nodo che per la verità non ha mai preoccupato la Roma, consapevole che tutt'al più a cambiare sarebbe stato solo l'interlocutore. Dapprima la disponibilità di Pallotta a rilevare Eurnova, poi la ricomparsa di Papalia (proprietario originario dei terreni e attuale proprietario "in pectore" dopo il mancato saldo di Parnasi delle quote dell'ex ippodromo), infine il subentro, molto gradito a Unicredit, di Radovan Vitek. Tutto fatto, o quasi, con il re del mattone ceco a inizio 2020.
Tutto complicato, poi rallentato e infine quasi fermato per la pandemia. Quasi, va ricordato: perché, come vi abbiamo fin da subito raccontato, Vitek ha sempre tenuto in caldo la questione Eurnova (qualche dubbio era sorto dopo le dichiarazioni di Nemecek, presidente di Cpi Property Group, di qualche settimana fa nelle quali si faceva riferimento a una ritirata di Vitek dal business immobiliare in Italia, comprendente CapitalDev e ParsItalia). Tanto che alla metà di maggio, con la ripresa delle attività in Italia, Radovan Vitek è tornato al tavolo delle trattative. Per parlare di prezzo, necessariamente da modificare rispetto a quanto pattuito in precedenza, visto che nel frattempo è cambiato il mondo.
Interlocutori
Una soluzione economica con Vitek, nell'interesse di tutti, con alte probabilità sarà trovata. Tanto che il Campidoglio, che da quasi due anni spinge per l'uscita di scena di Parnasi, si è visto garantire che per i terreni l'interlocutore sarà senza ombra di dubbio il ceco. Dal canto suo Vitek dovrà invece capire quanto prima con chi dovrà trattare per lo stadio: con Pallotta o con Friedkin? Un problema secondario, se vogliamo, ma un ulteriore tassello che dovrà andarsi a incastrare nel complesso impianto della macchina dello stadio.
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