Stadio della Roma: Vitek stop con Parnasi, ma i terreni restano in caldo
Nemecek, direttore Cpi Property Group: «L’operazione è rinviata. Abbiamo discusso, ma non abbiamo assunto alcun impegno. Alle condizioni discusse ora non si può chiudere»
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Il coronavirus ha imposto un brusco stop al negoziato che avrebbe dovuto portare Cpi Property Group, del magnate immobiliare ceco Radovan Vitek, alla acquisizione delle società di Luca Parnasi. «L'operazione è rinviata. Abbiamo discusso, ma non abbiamo assunto alcun impegno. Alle condizioni finanziarie di cui avevamo parlato, non è possibile concludere l'accordo», ha detto Martin Nemecek, direttore generale di Cpi al giornale ceco E15, di proprietà - per inciso - di quel Daniel Kretinsky, patron dello Sparta Praga e re dell'energia con svariati investimenti anche in Italia (ha comprato sette centrali dalla E.On fra cui Monte Santo, grosso impianto a carbone di produzione elettrica nel nord Sardegna), che nel 2018 fu segnalato vicino all'idea di acquistare la Roma.
Non è nuova la notizia, filtrata da ambienti bancari, che, anche a causa dell'emergenza sanitaria che ha impoverito il settore immobiliare che tanto ingolosiva investitori stranieri a fine 2019, Vitek avesse frenato l'operazione con Unicredit relativa a CapDev e Parsitalia, le due società di Parnasi non legate strettamente al pacchetto stadio. In realtà la pista che porta ai terreni, che rappresenterebbe comunque una parte minoritaria del business dell'imprenditore ceco a Roma, resta in stand-by per l'incertezza da pandemia, ma non è ancora chiusa. E se da un lato per i segnali politici lo stadio sembra più vicino, con la Convenzione per il nuovo impianto di Tor di Valle in dirittura d'arrivo, vista la situazione attuale e le perdite subite dal settore non ci sarebbe da meravigliarsi se Vitek volesse trattare al ribasso sul prezzo.
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