La cronistoria del progetto Stadio della Roma a otto anni dall’inizio
Dall’individuazione dell’area al pubblico interesse, la rimodulazione M5S del progetto e il taglio delle torri. Infine i guai di Luca Parnasi e la ripresa dell’iter
Otto anni. Tanti ne sono passati da quando a Trigoria si è capito che si poteva fare davvero. Tanti ne sono passati da quando concretamente si è cominciato a parlare di stadio. Otto anni però sono troppi, perché lo stadio ancora deve essere costruito.
L'individuazione dell'area
Da quando nel febbraio del 2012 vennero completate le relazioni relative alle analisi dei siti da parte di Cushman & Wakefield, leader nel settore immobiliare in Italia e nel mondo, società individuata dalla Roma e dal Presidente Pallotta per quella prima fase. Cushman & Wakefield passano al vaglio nei mesi successivi 80 possibili siti, dai quali emerge l'area di Tor Di Valle solo nel dicembre dello stesso anno, d'accordo con l'allora sindaco di Roma Gianni Alemanno. L'iter è stato poi lungo e laborioso con l'ingaggio dell'architetto Dan Meis (e con lui ad oggi oltre 500 professionisti di fama mondiale sono stati coinvolti) per la progettazione dello stadio del gennaio del 2013, fino ad arrivare agli eventi di questo ultimo anno, con in mezzo la modifica del progetto e la nuova Conferenza.
Progetto e pubblico interesse
Nel 2014 il progetto però entra veramente nel vivo, con la presentazione in Campidoglio insieme al sindaco Ignazio Marino e l'approvazione a dicembre del 2014 della prima delibera di pubblico interesse. Un passaggio formale fondamentale che fu il frutto di una lunga trattativa portata avanti dall'allora assessore Caudo che volle inserire non poche opere di trasporto e viabilità a carico dei privati per arrivare al via libera. Poi però Marino venne travolto dalla sua stessa maggioranza e si tornò così alle urne. A vincere questa volta sono i 5 Stelle e Virginia Raggi, che si dimostra da subito non troppo favorevole al progetto, e con lei in prima linea il nuovo assessore Berdini. In questo clima la Roma presenta il primo progetto definitivo, e si arriva a giugno del 2016 alla prima Conferenza dei Servizi.
La rimodulazione
Mesi di lavoro che non portano alla fumata bianca, con l'assessore Berdini sempre pronto a manifestare il proprio dissenso. Ed anche se a gennaio del 2017 proprio l'assessore Berdini viene allontanato dalla giunta e sostituito dal Professore Luca Montuori, nel febbraio tutto sembra pronto a saltare, con la maggioranza capitanata da Beppe Grillo, giunto a Roma per l'occasione, sul piede di guerra. Qui però i dirigenti giallorossi riescono a tirare fuori dal cilindro una mossa a sorpresa, accogliendo (parzialmente) le richieste che arrivano dalla maggioranza capitolina, inchiodandola così alle proprie responsabilità. Una nuova trattativa con il Presidente Pallotta dagli Stati Uniti e il vicepresidente Baldissoni in prima linea, che porta purtroppo al taglio di parte del progetto, in particolare le tre torri di Daniel Libeskind, uno dei più importanti architetti del mondo, ma ad un accordo che sembrava impossibile. Si arriva ad un secondo voto sul pubblico interesse dell'opera, a giugno dello stesso anno, anche questo favorevole. Una seconda Conferenza dei Servizi viene quindi convocata in Regione, arrivando nel gennaio del 2018 al fatidico via libera. A questo punto sembra veramente che manchi poco, con la sindaca Raggi e l'assessore Montuori che si spingono a prevedere il lieto fine entro l'estate.
I guai di Parnasi e lo stop
Tutto però si ferma a giugno, quando la Procura di Roma arresta Luca Parnasi, patron di Eurnova, ed i suoi principali collaboratori. L'accusa è grave, anche se la stessa Procura sottolinea da subito come il club ed i suoi dirigenti non siano minimamente coinvolti, e come l'iter dello stadio risulti pulito. La sindaca però ha bisogno di maggiori conferme, e soprattutto politicamente si sente esposta. L'iter quindi viene sospeso e si procede ad una due diligence interna su quanto fatto fino a quel momento. Si arriva anche ad affidare al Politecnico di Torino uno studio sul traffico. Ogni verifica conferma la bontà del lavoro svolto, e quindi lo scorso anno, dopo mesi di stop, si riprende il lavoro.
Convenzione e Variante
I tecnici pubblici e quelli dei privati si mettono al lavoro per ultimare i due documenti su cui il Campidoglio si dovrà esprimere. Sulla Variante, che pure sembrava l'ostacolo maggiore, si discute poco e si arriva subito ad un accordo. Ben più complicato è invece il lavoro sulla Convenzione urbanistica, il contratto che lega pubblico e privato. Virginia Raggi vuole uno sforzo maggiore dai proponenti sulle opere pubbliche, quasi a disconoscere il precedente accordo. Si arriva così all'oggi, con otto anni di lavoro che non aspettano altro di trovare il proprio naturale lieto fine.
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