Stadio della Roma, la moglie del sindaco di Fiumicino: "Lo fomento tutte le sere"
La senatrice del PD Cirinnà sulla possibilità che il progetto si sposti: "Sono già venuti emissari del club". Per ora è solo uno strumento di pressione sulla giunta Raggi
Solo una battuta, per carità. Ma quella fatta ieri dalla senatrice del Partito Democratico, e paladina dei diritti Lgbt, Monica Cirinnà, svela molto di quelli che sono i desiderata di una fetta del partito e del comune di Fiumicino. Non però quelli della Roma, che invece continua a lavorare forte su Tor di Valle. Ma andiamo con ordine. Ieri la senatrice Cirinnà è intervenuta a Radio Cusano Campus per parlare della situazione politica nazionale attuale. L'occasione è però servita all'esponente del PD e moglie del sindaco di Fiumicino Esterino Montino per svelare un simpatico retroscena. «Io sono romanista, lo fomento tutte sere».
Parole che rivelano la fede calcistica della senatrice e la passione per i colori giallorossi. Molto più interessanti però le parole successive della Cirinnà: «Sono venuti già due volte gli emissari della Roma a Fiumicino (in realtà quattro, ndr), però ora la questione è incagliata sulla partita bancaria romana». Peccato che nessuno abbia chiesto alla senatrice di quale partita stesse parlando. Perché pensare che ci siano questioni bancarie a "incagliare" il progetto stadio a Tor di Valle è purtroppo solo propaganda. La verità è che l'area dove dovrebbe sorgere il nuovo stadio della Roma è stata scelta dopo una lunga selezione.
Nel 2012 la Roma decise di affidare a Cushman&Wakefield, azienda leader mondiale nell'intermediazione immobiliare, l'incarico di individuare la zona più adatta ad ospitare il proprio impianto. Vennero identificate inizialmente un centinaio di proposte, poi ridotte ad una decina. Queste ultime vennero poi sottoposte alla valutazione dei tecnici del Comune di Roma, i quali attestarono che quattro di esse, fra cui Tor di Valle appunto, avevano i requisiti di idoneità. Fatto questo avvenuto durante la sindacatura di Gianni Alemanno.
Scelta quindi principalmente tecnica, e fatta dal Comune, non da Pallotta e non dalla Roma, e nemmeno dalle "banche". E su Tor di Valle si continua a lavorare a fare spenti. Dalle parti di Trigoria (o viale Tolstoj se preferite, ai fini della narrazione non cambia assolutamente nulla) si continua a credere nella bontà del lavoro svolto finora, e per questo l'ipotesi Fiumicino resta relegata a "Piano B", volto più a fare pressione sull'amministrazione capitolina che a costituire una vera e propria alternativa. Fatto questo risaputo anche dallo stesso sindaco di Fiumicino Esterino Montino, che lo scorso 30 maggio, dopo l'ennesimo incontro con i dirigenti giallorossi, disse al nostro giornale: "Probabilmente si vuole semplicemente creare un clima di pressione, farsi dare finalmente una risposta (dal comune di Roma, ndr), forse anche solo per farsi dire di no e poi guardarsi intorno".
Il clima intorno a Tor di Valle da allora è migliorato notevolmente, anche se ancora manca quell'accelerazione auspicata dai proponenti. Ad oggi si continua a limare le differenze di veduta rimaste sulla Convenzione Urbanistica, il vero e proprio contratto che legherà pubblica amministrazione e privati. Poco più che dettagli, che in progetto da oltre un miliardo di euro però non possono essere trascurati. I problemi che hanno bloccato l'iter finora sembrano essere stati superati, e la volontà politica di portare a casa il nuovo impianto sembra comunque salda.
La sindaca Virginia Raggi ha bisogno di una vittoria, e lo stadio rappresenterebbe quella più ghiotta. Certo il lavoro non manca. Insieme alla Convenzione va ultimato il lavoro sulla Variante al Piano Regolatore Generale della città. Due documenti che andranno approvati dall'Assemblea di Roma Capitale. Il progetto poi tornerà in Regione per il via libera definitivo e il permesso a costruire. L'obiettivo per la prima pietra resta la prossima estate.
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