Stadio della Roma, la crisi di Governo rallenta il progetto

Il terremoto del Quirinale ha alzato un polverone, soprattutto nel Movimento 5 Stelle, in cui il progetto di Tor di Valle non riesce a vedere la luce

PUBBLICATO DA Andrea De Angelis
27 Agosto 2019 - 14:07

In questi minuti è il corso il valzer delle consultazioni al Quirinale nel tentativo di risolvere una crisi di Governo che rischia di paralizzare il Paese. Ed alla conclusione di questa delicata fase in qualche modo sono anche appese le speranze della Roma di vedere finalmente riprendere (per terminare) l'iter amministrativo per l'approvazione del progetto di Tor di Valle. Perché siamo arrivati ormai alla fine del mese di agosto, senza che nulla smuovesse il Campidoglio a ripartire con gli incontri per la stesura della Convenzione urbanistica.

Siamo sostanzialmente fermi alla metà di luglio, quando la Roma ed Eurnova decisero di interpellare la Regione Lazio e la Presidenza della Conferenza dei Servizi per superare una impasse che rischiava di bloccare tutto. Una risposta arrivata ormai più di 20 giorni fa, in cui è stato chiarito il problema della mobilità da e per lo stadio, con un documento redatto e firmato dal Dottor Stefano Fermante (Direttore della Direzione Regionale Infrastrutture e Mobilità), dall'ingegner Flaminia Tosini (Direttore della Direzione Regionale Politiche Ambientali e Ciclo dei Rifiuti) e dall'architetto Manuela Manetti (Direttore della Direzione Regionale per le Politiche Abitative e la Pianificazione Territoriale, Paesistica e Urbanistica). Sette pagine in cui è stata ribadita la decisione della Conferenza dei Servizi che prescriveva (in assenza del completamento del potenziamento della Roma-Lido) "un impegno da parte di Roma Capitale nella predisposizione di un progetto con una adeguata rete di TPL su gomma".

La posizione della Raggi

Da allora sembrava che il dialogo tra le parti potesse e dovesse riprendere a stretto giro, ma l'8 agosto è subentrata l'instabilità di Governo e soprattutto una crisi interna al Movimento 5 Stelle che ha consigliato Virginia Raggi verso una maggiore cautela. Non che la sindaca in questi mesi, dall'arresto di Parnasi in particolare, abbia brillato per coraggio e intraprendenza, ma davvero nelle ultime settimane ci si è arroccati dietro la scusa della crisi. Che pure qualche implicazione ha sul Comune, la cui maggioranza rischia di implodere in sé stessa da un momento all'altro.

A guastare i piani della prima cittadina ci si è messo poi anche Marcello De Vito, o meglio la sesta sezione penale della Corte di Cassazione ha deciso di rinviare al tribunale del riesame l'analisi dell'ordinanza di custodia cautelare che aveva comportato tre mesi di arresti per il presidente dell'Assemblea capitolina. Tra l'altro è proprio di ieri la notizia che l'udienza davanti al tribunale del Riesame di Roma, che dovrà valutare il provvedimento cautelare per corruzione emesso nei confronti di De Vito, è stata fissata per il prossimo 10 settembre. L'esponente espulso in tutta fretta dal Movimento per opera diretta di Luigi Di Maio ha già annunciato di voler riprendere il proprio posto in Consiglio Comunale, lanciando la sfida ai vertici del partito. Fatto questo che rischia di gettare la Raggi al centro di una faida interna che potrebbe compromettere la tenuta della maggioranza.

Lo stadio della Roma purtroppo e suo malgrado si trova proprio in mezzo a questa insolita confusione, assumendo il ruolo di bandiera o pedina di scambio a seconda delle circostanze. Da una parte c'è infatti chi (soprattutto tra gli uomini più vicini alla sindaca) vorrebbe accelerare e portare a casa l'approvazione del progetto, per avere qualcosa di tangibile da mostrare come risultato di un'amministrazione non particolarmente popolare in questo momento. Dall'altra c'è chi invece teme di snaturare il Movimento ancor più di quanto fatto e preferirebbe rinviare sine die la discussione della Variante e della Convenzione. Stabilire quale delle due correnti avrà il sopravvento al momento è complicato. L'unica certezza risiede nelle ragioni dei proponenti, che sono forti di un iter ormai incardinato e dal quale sembra impossibile tornare indietro. Nella speranza non si debba attendere all'infinito.

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