Stadio della Roma: entro ferragosto si riprende a trattare
La Convenzione: Se non si sblocca entro il mese la società giallorossa potrebbe ricorrrere al Tar per la nomina di un commissario
Archiviato il parere della Regione sulle opere pubbliche dalle parti di Trigoria si è tornati al lavoro per tentare di portare a conclusione l'iter di approvazione del progetto stadio. Un iter che dovrà registrare ancora alcuni passaggi fondamentali, il cui esito, al di là delle dichiarazioni pubbliche appare niente affatto scontato. In ballo infatti ci sono ancora alcune variabili che non possono far dormire sonni troppo tranquilli ai proponenti. Non è un caso che la pista che porta dritta a Fiumicino sia ancora percorribile e che i dirigenti giallorossi continuino ad intrattenere rapporti, cordiali e costanti, con il sindaco della città aeroportuale, Esterino Montino. Eppure proprio il parere della Regione dovrebbe consentire lo sblocco dell'impasse che ha tenuto tutto fermo in queste settimane, con le due parti immobili sulle proprie posizioni. Ed allora che cosa ancora potrebbe andare storto? Intanto la volontà del Comune. La sindaca Virginia Raggi più volte ha dichiarato come sia sua intenzione portare a casa lo stadio. Ma alle parole non sono finora seguiti i fatti. Anzi, ogni volta che sarebbe servita una presa di posizione dell'amministrazione capitolina, questa non è arrivata, o peggio è arrivata in direzione opposta. Le continue verifiche richieste dalla Raggi sul dossier stadio, al Politecnico di Torino o all'Avvocatura di Roma Capitale, hanno solo rallentato e complicato l'iter. Da più di un anno si è fermi alla Variante al Piano Regolatore Generale, che negli auspici del Campidoglio, sarebbe dovuta essere approvata entro ferragosto dello scorso anno.
Da allora nulla, se non, appunto, alcune dichiarazioni pubbliche di buoni intenti. Lo scorso febbraio la sindaca, presentando il parere dell'istituto piemontese sul traffico da e per lo stadio, aveva promesso la posa della prima pietra entro il prossimo dicembre. Cosa al momento da escludere categoricamente. Il tentativo, ormai alla luce del Sole, di prendere tempo nella speranza di ricompattare la propria maggioranza, tra l'altro, rischia anche di dover fare i conti con una sempre più forte crisi di Governo a livello nazionale, come se non bastasse la perdita di consensi registrata negli ultimi mesi. La Raggi sa che non potrà ricandidarsi per un nuovo mandato e vorrebbe lasciare con qualcosa di positivo e concreto in eredità. E ad oggi le resta solo la carta stadio. A questo si deve la fiducia che la Roma continua ad avere nel progetto Tor di Valle. Parallelamente però si studiano le possibilità di forzare la mano al Campidoglio. Da ieri si è tornati a chiedere con insistenza che riprendano gli incontri tecnici per la Convenzione. In questo senso non si è disposti ad aspettare oltre questo mese. In caso contrario non è da escludere un ricorso al Tar per la nomina di un Commissario che completi i documenti (oltre alla Convenzione anche la Variante) e li trasmetta in Aula Giulio Cesare per il voto dell'Assemblea. Un voto che deve necessariamente essere positivo. A meno che i consiglieri non vogliano rispondere della causa milionaria che i proponenti intenterebbero al Comune, mentre lo sguardo volgerebbe altrove. Fiumicino o altro poco importa. Roma perderebbe anche questa occasione.
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