Stadio della Roma, la pazienza sta finendo: la deadline è l'estate

La Roma patrimonializza i suoi asset tra cui Trigoria e attende per lo stadio. La maggioranza in Comune sempre più debole preoccupa. Il club pazienta, ma non troppo

PUBBLICATO DA Andrea De Angelis
28 Luglio 2019 - 10:49

I progetti per il futuro del club continuano a passare per la patrimonializzazione degli asset, e tra questi inevitabilmente ci sono quelli immobiliari. Una premessa forse scontata, ma dovuta, se vogliamo tentare di capire come la società giallorossa possa attendere ancora, con una pazienza certosina, l'evolversi degli scenari politici nazionali e romani, e soprattutto una decisione della sindaca di Roma e della sua giunta.

Perché lo stadio sarà basilare per supportare ogni iniziativa finanziaria della società. Una Roma con uno stadio di proprietà (perché a dispetto di tutte le chiacchiere sarebbe lo Stadio della Roma, e non di altri) varrebbe di più, e quindi, oltre ad aumentare il fatturato potrebbe aumentare le linee di credito, che in finanza sono fondamentali. Cosa che secondo qualcuno starebbe avvenendo anche per il centro sportivo Fulvio Bernardini di Trigoria. Un rifinanziamento del lease-back voluto durante la presidenza di Rosella Sensi, e già rivisto dalla proprietà americana. Certamente non la vendita dell'area su cui sorge l'impianto, come invece paventato da qualcuno. E questo per una serie di ragioni facilmente comprensibili. Al punto che non è una novità come tra i punti di disaccordo tra Comune e proponenti in queste settimane ci sarebbe proprio la volontà del club di continuare ad utilizzare Trigoria come "base" per gli allenamenti della prima squadra. Del resto l'investimento che la proprietà ha fatto in questi anni per rinnovare il Fulvio Bernardini non è di poco conto. Al momento è probabile che a stadio ultimato a Trigoria restino non poche risorse del club, tra cui il nuovo Media Center che ospita radio e tv giallorossi.

Discorsi comunque prematuri, visto che attualmente si è ancora sostanzialmente incastrati nell'imbuto, voluto dalla Raggi, della contestualità delle opere pubbliche con quelle private. Si è in attesa della risposta dell'architetto Manuela Manetti, Presidente della Conferenza e Responsabile della Direzione Regionale Territorio, Urbanistica, Mobilità e Rifiuti. A cui i proponenti hanno chiesto un parere definitivo circa l'oggetto del contendere, che ad oggi è soprattutto la ferrovia Roma-Lido. Non dovrebbero esserci sorprese, almeno su questo contano la Roma ed Eurnova, ed entro il prossimo mese ci dovrebbe essere la pronuncia a favore dei privati.

Tutti questi condizionali sono però d'obbligo in questa vicenda, visto anche come di fatto la Roma stia facendo da apripista in una procedura nuova (profondamente rinnovata dal Governo Gentiloni) e su cui molti aspetti vanno ancora chiariti. E comunque anche superata l'impasse relativa alla Roma-Lido andrebbero poi risolte tutte le altre questioni ancora sul tavolo. Soprattutto andrebbero approvate la Variante al Piano Regolatore Generale e la Convenzione Urbanistica. La maggioranza capitolina è spaccata, con l'ala vicina alla sindaca che nei giorni scorsi ha attaccato pubblicamente la consigliera 5 stelle Monica Montella, rea di aver disertato l'aula durante la votazione per la riconversione dell'ex cinema Metropolitan in un centro commerciale. Una scelta che pone la ricercatrice dell'Istat lontano dai desiderata della sindaca e vicina a quella base movimentista che ancora oggi è contraria allo stadio. Non è escluso che la Montella possa seguire le orme della Grancio, e che con lei possa staccarsi un pezzo più o meno consistente della maggioranza.

Questo renderebbe sostanzialmente impossibile l'approvazione degli atti per la prosecuzione del progetto stadio. Ed i maligni sostengono che questa consapevolezza sarebbe alla base dei tentennamenti della Raggi. Certo sarebbe delittuoso perdere anche questa occasione di rilancio della città, e per questo da Trigoria si resta fiduciosi. La pazienza potrebbe però finire e la sensazione è che non si voglia attendere oltre l'estate.

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