Cantieri finalmente riaperti
Ripartono i lavori nell’area designata. Ieri il primo di dieci giorni di indagini sul terreno
Cantieri (ri)aperti a Pietralata. Finalmente dopo oltre due mesi sono riprese le indagini geognostiche ed archeologiche nell’area dove dovrebbe sorgere il nuovo stadio della Roma. Una lunga pausa dettata (o imposta) dall’attesa per l’esito dei numerosi ricorsi presentati dai residenti, che a vario titolo stanno tentando di impedire che i lavori procedano regolarmente.
Trasferimento forzato
Tutto nel rispetto delle leggi, sia chiaro, ma con lo scopo (legittimo) di impedire che il Comune rientri in pieno possesso delle aree, costringendo quindi i pochi residenti ad un trasferimento forzato. Ieri quindi sono tornati al lavoro i tecnici incaricati dalla Roma delle indagini del suolo. Nello specifico fin dalla mattina, come riportato da Alessio Di Francesco su “X”, è stato messo in funzione un macchinario dal nome curioso, penetrometro, che null’altro è che uno strumento volto a sondare la struttura e la resistenza dei terreni. Questo tipo di rilievi sono utili per il riconoscimento di massima del profilo stratigrafico/litologico e delle proprietà meccaniche del terreno. I dati ricavati da questo strumento servono a determinare le caratteristiche dei diversi strati attraversati e la capacità di resistenza del terreno. Queste prove, fatte a campione, andranno avanti per i prossimi dieci giorni, per poi lasciare spazio ad altre più specifiche utili alla definizione reale (ed in caso rimodulazione) del progetto definitivo. Non è un caso che tutto questo stia avvenendo dopo la telefonata chiarificatrice della scorsa settimana tra il Sindaco di Roma Roberto Gualtieri e la CEO giallorossa Lina Souloukou, e ancor di più dopo la decisione della Seconda Sezione Civile del Tribunale di Roma, che mercoledì scorso ha di fatto respinto il ricorso di uno residente circa l’usucapione di una delle aree.
«Prove irrilevanti»
Il Giudice Adolfo Ceccarini ha infatti ritenuto “irrilevanti le prove testimoniali articolate” dai ricorrenti, “anche in ragione dei fatti risultanti dalla documentazione dalla stessa prodotta ai fini della prova dell’usucapione”. Ha quindi disposto una “consulenza tecnica d’ufficio per la quantificazione dell’indennizzo spettante a Roma Capitale per l’occupazione dell’immobile”. Come a dire che chi ha fatto il ricorso ora dovrà pagare oltre che le spese processuali, anche l’indebita detenzione dell’immobile in passato pignorato. Per questo motivo un altro residente (in totale sono tre, un ultimo è in attesa di sentenza nei prossimi mesi) ha deciso di ritirare l’istanza chiedendo la mediazione al Campidoglio.
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