AUDIO - Raggi a Il Romanista: «Per lo stadio siamo pronti a scrivere un nuovo capitolo»

La sindaca di Roma: «I Friedkin sono determinati, come hanno preso Mourinho faranno l'impianto. Ci stiamo già sedendo al tavolo. Le possibili cause? No comment»

PUBBLICATO DA Andrea De Angelis
04 Agosto 2021 - 07:59

Con questa intervista alla Sindaca cominciamo anche noi ad entrare nel vivo della corsa per la poltrona di prossimo sindaco della Capitale. Sentiremo tutti i candidati, a tutti daremo lo stesso spazio, a tutti faremo le nostre domande mettendo al centro esclusivamente l'interesse di Roma e dei suoi cittadini; della Roma e di uno stadio che per noi è stato e resta da costruire. La nostra linea editoriale sta tutta nel nostro nome e basta. Iniziamo dall'attuale inquilina del Campidoglio, la sindaca Virginia Raggi.

Partiamo dal passato. Cosa è andato storto con il progetto Tor di Valle?
«Noi abbiamo lavorato per anni su una proposta che abbiamo ereditato dalla giunta precedente e che era stata fatta dalla vecchia proprietà della Roma. La legge sugli stadi, che è la legge che loro hanno utilizzato, prevedeva che il proponente e la società sportiva fossero d'accordo su un progetto unitario, che in questo caso consisteva in uno stadio e in opere accessorie necessarie alla sostenibilità economica dell'opera. Abbiamo lavorato sempre per cercare di rispettare la legge. Arrivata la nuova proprietà ha puntato direttamente sullo stadio, e quindi dopo avere esaminato la precedente proposta, ha deciso che quel progetto non andava più bene. Noi abbiamo fatto dei tentativi per capire se si potesse andare comunque avanti, ma poi abbiamo preso atto e voltato pagina. Siamo pronti a scrivere davvero un nuovo capitolo insieme alla società, insieme alla città, insieme ai tifosi. Noi abbiamo bisogno di una struttura che serva realmente alla città e ai cittadini».

Restiamo un attimo sul passato però. È rimasta stupita della scelta della Roma? Oppure in qualche modo già aveva cominciato ad intravedere questa possibilità?
«Per come ho avuto modo di conoscere i Friedkin, credo che siano persone molto determinate e che hanno iniziato a studiare da subito tutto il dossier del progetto Tor di Valle. Credo che abbiano puntato a fare ciò che desideravano fare, così come hanno portato a Roma Mourinho hanno deciso di voler fare uno stadio e non uno stadio con un progetto ulteriore intorno. E quindi ripeto la loro volontà è andata in una direzione ben precisa».

Girano voci in questo periodo che il Comune starebbe valutando l'opportunità di comunque fare causa alla Roma e ad Eurnova per l'abbandono del progetto di Tor di Valle. Ce lo conferma o lo smentisce? Oppure è una riflessione in corso?
«Non confermo né smentisco...».

La terza allora. Lei ha incontrato la Roma la scorsa settimana, che cosa si sente dire rispetto al nuovo progetto?
«Innanzitutto come sapete il progetto lo deve presentare la Società. Quindi finché il progetto non viene ufficialmente presentato io direi che parlarne è inutile. Però sappiamo quello che già ci è stato detto: cioè uno stadio integrato nella città. Noi siamo pronti a sederci al tavolo, o meglio lo stiamo già facendo. Prima di poter dare qualunque opinione dobbiamo vedere le carte».

La settimana scorsa Pelonzi, capogruppo del Partito Democratico in Assemblea Capitolina, ci ha detto che secondo lui bisogna abbandonare la legge sugli stadi e procedere con le leggi ordinarie. Questo perché oggi con la semplificazione normativa i tempi sono sostanzialmente simili, ma si permetterebbe al Comune di non ricevere la proposta e poi intervenire, ma da subito potersi sedere al tavolo con con la Roma. È un'ipotesi secondo lei percorribile?
«La cosa è un po' più complessa di come la racconta Pelonzi, però mi rendo conto che in campagna elettorale sia importante, come dire, di dare fiato alle trombe. Di sicuro i Friedkin hanno parlato solo di uno stadio, e non sono vincolati alle limitazioni che la legge degli stadi impone. Lo strumento normativo sarà scelto in base a quella che è la loro progettualità e quindi quello che desiderano fare».

A proposito di campagna elettorale, c'è un altro uomo (Enrico Michetti) in campagna elettorale che ha detto che se lui venisse eletto lo stadio si farebbe già nel 2022. Davvero è possibile in un anno e mezzo arrivare alla posa della prima pietra?
«Con le leggi dell'impero romano di 2000 anni fa e con la schiavitù... Diciamo che sulla base del nuovo codice, del nuovo ordinamento giuridico, ci sono delle fasi scandite anche per i confronti con il territorio e che sono comunque da rispettare. Io penso che invece di chiacchierare come fanno tanto i candidati bisognerebbe conoscere le norme e conoscere le leggi e poi parlare. La campagna elettorale gioca brutti scherzi».

Pnrr, Giubileo e Roma 2030. Queste tre cose possono incidere sullo stadio? O meglio lo stadio può integrarsi rispetto a queste altre grandi opportunità per la città?
«A mio avviso le peculiarità dei fondi del Pnrr e l'indirizzo ben preciso che il Giubileo deve avere, un evento legato comunque a un momento di forte spiritualità e di pellegrinaggio, suggeriscono di utilizzare strumenti propri per lo stadio e che possano avere una strada ben definita. Io credo che si debba andare veloci e che si debba trovare lo strumento normativo più adatto per procedere spediti su quel tipo di progetto».

Ribalto la domanda. Queste tre cose insieme allo stadio possono rappresentare una opportunità di rilancio per la città?
«Assolutamente. Credo che il Pnrr, per il quale noi abbiamo presentato già durante il governo Conte 159 progetti per 25 miliardi di investimento, il Giubileo, per il quale si è appena aperta la cabina di regia alla Presidenza del Consiglio dei ministri, e l'Expo 2030 che vorrei fermamente portare a Roma, possono rappresentare dieci anni di investimenti che cambiano il volto della città. Ne sono assolutamente convinta. Soprattutto puntando su quelle che ormai debbono essere le linee direttrici di uno sviluppo che sia totalmente sostenibile, incentrato sui bisogni del cittadino e che sia smart e digitale. Questo è il futuro delle città e io credo che Roma abbia davvero tutte le caratteristiche per poter rappresentare la città del futuro».

Green, smart e digitale sono le tre parole d'ordine del Pnrr.
«Sicuramente ricorderà il nostro Piano Urbano della Mobilità Sostenibile, che è stato approvato nel 2019, ancora prima che si parlasse di mobilità sostenibile e di sostenibilità, e lo stiamo già realizzando. Consideri che cinque linee di tram sono già state progettate e finanziate e abbiamo chiesto la nomina di super commissari per realizzarli nei prossimi cinque anni. Su altre sette linee di tram siamo in progettazione e faremo poi seguire quello che è l'iter di finanziamento. Abbiamo già avviato tutta una rete di percorsi ciclabili e ciclo pedonali per oltre 75 chilometri. Stiamo lavorando sulla riprogettazione delle linee metro e abbiamo due funivie già finanziate. Quindi sulla mobilità sostenibile ci stiamo. Ci siamo buttati a capofitto. Così come sulla digitalizzazione. Abbiamo la casa nelle tecnologie emergenti che è sostanzialmente realtà, abbiamo digitalizzato tantissimi servizi di Roma Capitale. Quindi stiamo lavorando in quella direzione e credo che davvero sia la chiave dello sviluppo futuro».

Certo, se approvassero anche la legge su Roma Capitale magari…
«L'ho chiesto a tutti i cinque premier che si sono succeduti da quando sono sindaco, anche se devo dire che non ho mai trovato un grande seguito. Ora, in prossimità delle elezioni, il Parlamento ha deciso di iniziare a parlare di una legge speciale per Roma Capitale. Io chiaramente ho dato già il mio supporto in commissione e ho già nominato delle persone di Roma Capitale che lavorano per poter portare a termine questo progetto. Stiamo tutti con le dita incrociate».

Che ci dice di campo Testaccio? Una situazione che voi come Comune avete deciso di affrontare in prima linea. In particolare Daniele Frongia, che oggi non è più assessore ma che si era fatto carico in prima persona del dossier.
«Noi abbiamo dato modo alla Lega Nazionale Dilettanti e alla ASD Real Testaccio di interessarsi a gestire la struttura. Attenzione però: per farne un campo da calcio e non altro. Quindi noi stiamo lavorando sull'idea di riqualificare come campo di calcio. Nel frattempo però gli uffici tecnici della città stanno ultimando le analisi di un project financing che ci è arrivato poche settimane fa e che attualmente è l'unica proposta su carta effettivamente arrivata negli ultimi dieci anni. E che merita come tutte le altre che arriveranno, di essere attenzionata ed esplorata».

Da chi arriva questo project financing?
«Non posso dirvelo purtroppo...».

Del Flaminio invece che ci dice?
«Ah beh, innanzitutto mi permetta di dire che lo stadio è chiuso dal 2011. Quindi non l'ho chiuso io. A volte si dicono cose che non sono corrispondenti al vero e vale la pena puntualizzare. Lo stadio versava in una situazione veramente grave. Noi abbiamo fatto due cose. Da un primo punto di vista abbiamo investito 600.000 euro per una bonifica e per sottoporlo a una vigilanza costante che prima non c'era. Parallelamente abbiamo avviato uno studio con l'Università La Sapienza, la Getty Foundation e la Fondazione Pierluigi Nervi per capire quali fossero le linee guida per un progetto di riqualificazione. Attualmente, come sapete, la Lazio si è interessata, abbiamo fatto degli incontri e sono stati fatti dei sopralluoghi. La società sta cercando di capire se i vincoli che ci sono possono essere inseriti all'interno di un progetto di rigenerazione della struttura secondo le nuove norme».

In generale qual è la situazione dell'impiantistica romana?
«L'impiantistica romana dopo il Covid ha avuto un tracollo. Devo dire che noi avevamo iniziato a riqualificare i nostri impianti sportivi che sono tantissimi. Abbiamo lavorato moltissimo sulle palestre scolastiche di cui nessuno dice niente ma in realtà sono il primo approccio molto spesso che i nostri bambini hanno con un'attività sportiva. Soprattutto mi riferisco alle persone più fragili e che non hanno la possibilità di far praticare ai bambini uno sport specifico fuori dall'orario scolastico. Quindi siamo andati a lavorare su quello e abbiamo lavorato sulla nostra impiantistica durante la pandemia. Abbiamo offerto a tutte le associazioni sportive che non potevano più praticare nelle palestre di praticare all'aperto senza alcun tipo di tassa di occupazione di suolo pubblico. I nostri parchi sono diventati delle palestre a cielo aperto e questo fa capire quanto ci sia attenzione per lo sport nella Capitale. Ci siamo concentrati anche su grandi eventi sportivi e mi riferisco alla Formula E, che ormai è un appuntamento fisso per Roma che è diventata una delle tappe, anzi probabilmente la tappa più bella che c'è. Poi abbiamo portato a Roma gli Europei Uefa 2020. È stata una bellissima vetrina dello sport a Roma, ma più in generale in Italia e nel mondo. E poi abbiamo gli Europei di nuoto nel 2022, la Ryder Cup del 2023, i Mondiali di atletica nel 2024. Abbiamo ospitato quest'anno per la prima volta i mondiali di Skateboard, grazie al fatto che abbiamo realizzato una pista di Skate a Ostia. Peraltro nel cuore della parte di Ostia ostaggio della criminalità. Sullo sport direi che stiamo puntando tantissimo, sia a livello di sport di base che a livello di eccellenze. E questo penso sia un grandissimo valore aggiunto per tutti i cittadini, per tutti i tifosi e gli amanti dello sport che vedono in Roma una vera e propria capitale dello sport».

Sta seguendo le Olimpiadi? Qualche romano ci sta dando qualche soddisfazione.
«Qualche romano ci sta regalando dei grandi successi. Però diciamo che l'Italia ci sta regalando tanti successi. Poi da romana dico anche che sono un po' orgogliosa, perché tanti romani riescono a raggiungere il podio. E questo ci fa capire che possiamo davvero dare molto. Li inviterò tutti in Campidoglio».

Ascolta "Intervista a Virginia Raggi 4/8/2021" su Spreaker.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

CONSIGLIATI