Benedetta Primavera: il filo che unisce Roma U20 e Athletic Sub-19
Entrambi sfornano calciatori e fanno leva sui propri valori, entrambi stanno dominando la rispettiva classifica. E i giallorossi sognano di tornare a vincere presto

(MANCINI)
Identità e storia. La lista è lunga, alcuni "pionieri" di questi concetti sono tutt'oggi parte della Roma. In campo e in panchina. Perché quella dei giallorossi, così come quella dell'Athletic Club, è stata, è e sarà un'avventura piena di richiami all'essere unici. Se stessi. A Roma iniziano a calciare il pallone, crescono e diventano grandi, fino ad approdare in prima squadra, giocatori con un forte senso di appartenenza. E sarebbe riduttivo parlare solamente di Francesco Totti, Daniele De Rossi, Giuseppe Giannini o Agostino Di Bartolomei. Il giallorosso attrae, forgia, conquista. Inevitabilmente, chi lo indossa non può esimersi dal sentirsi parte di una grande famiglia: una "fabbrica" che parte dalle categorie più basse, passando per le giovanili e la Primavera. Fino, quando c'è talento o esigenza, alla prima squadra.
Francesco Totti e Daniele De Rossi durante la prima sfida in Serie A della stagione 2016-17 (GETTY IMAGES)
È il filo che unisce la Roma all'Athletic. Perché quella dei biancorossi, anche se detta e ridetta, è una storia che affascina e che, inevitabilmente, ricalca quel legame già citato e presente nella Capitale italiana. Dove la Roma è il massimo. Ecco: nell'Euskal Herria, regione geografica della Spagna (anche denominata, in italiano, "Paese basco"), essere identificati come baschi è come essere romanisti nella Città Eterna. La differenza tra Paesi Baschi (la regione spagnola) e Paese basco pare sottile. Così, però, non è. Ed è qui, nel secondo, che l'Athletic va a caccia di nuove leve, tra chi è originario del luogo o ne ha sposato per cause naturali la cultura. Ci sarebbe molto da raccontare. Basta dire che, da sempre, sono i baschi a fare la storia dell'Athletic. Dalle giovanili alla prima squadra. Quasi come la Roma.
Identità sin dai più piccoli
Della Roma si può dire lo stesso, non totalmente. D'altronde, la Capitale italiana è proprio quel luogo in cui tutte le strade portano; in cui culture, usanze, lingue si mescolano e si uniscono sotto un unico grande nome. E l'appartenenza è anche frutto della diversità. C'è comunque una grossa mole di giocatori romani e romanisti di nascita che negli ultimi anni hanno portato in alto il nome di Roma. E che vengono dalle giovanili del club. L'esempio, a oggi, è quello di Niccolò Pisilli: classe 2004, da sempre col cuore giallorosso e la Lupa sopra il petto, ha iniziato a far parte della prima squadra e ha da poco firmato un contratto che lo legherà al club fino al 2029. Il tutto dopo aver trascorso una vita, simbolicamente, alla Roma (dal 2012 al 2025). Come il Capitano Lorenzo Pellegrini, dalle Under romaniste al Sassuolo, per poi tornare a casa, e tanti altri esordienti, specialmente grazie alla visione di Mourinho. Gli ultimi anni, infatti, sono stati particolarmente proficui, da questo punto di vista, soprattutto grazie all'applicazione dello Special One: Missori, Faticanti, D'Alessio, Cherubini, Pagano. Lo stesso Pisilli. Per non parlare degli anni consecutivi in cui un prodotto del vivaio è andato a segno: sono 57, per ultimo, a settembre, proprio il 61.
Niccolò Pisilli esulta dopo il primo gol con la Roma in Serie A, decisivo nella vittoria per 2-1 col Venezia (GETTY IMAGES)
Dall'altra parte vige ancor più attenzione alle radici. Gli undici visti all'Olimpico (Agirrezabala, de Marcos, Vivian, Yeray Alvarez, Berchiche, Jauregizar, de Galarreta, i fratelli Williams, Unai Gomez e Sannadi), e non solo, sono tutti originari dell'Euskal Herria: merito dell'efficacia del settore giovanile, che punta su diversi strati in grado di formare perfettamente i più piccoli. Si parte dalla prima squadra, per poi passare alle seconde (Bilbao Athletic, l'U23, e Baskonia, che raccoglie i migliori U19) e alla Primavera, la Sub-19. Fino a Sub-17, 16 e via dicendo.
Nico Williams durante il riscaldamento di Roma-Athletic Club (GETTY IMAGES)
Roma Primavera e Athletic Sub-19: distanti ma vicini
Le analogie non sono poche. Abbiamo già parlato della storia, della produzione di talenti identitari; ma anche il presente lega le due realtà. Se da una parte la Roma è 1ª nel Campionato Primavera e lotta costantemente - malgrado l'ultimo ko col Cagliari - per raggiungere una delle prime due posizioni, dall'altra l'Athletic Sub-19 comanda nel gruppo 2 della Division de Honor Juvenil con 56 punti. 8 in più rispetto all'Osasuna, secondo.
C'è comunque da dire che lì, in Spagna, la concorrenza è indubbiamente maggiore. La lega viene spartita in 7 gruppi (e i biancorossi, appunto, si trovano nel secondo) e le prime due classificate di ogni ripartizione hanno il diritto di giocarsi le finali. 3, in totale, le vittorie: nel 2015-16, nel 2022-23 e nel 2023-24. Ma il trofeo più grande resta la produzione inarrestabile dal vivaio. Indubbiamente. Anche oggi, la "Primavera" basca conta nuove e promettenti leve. Alcune ancora in formazione, altre già lanciate nelle seconde squadre: Junior Bita, centrocampista classe 2005 convocato da Valverde quando di anni ne aveva 17; Adrian Pérez, dinamico trequartista del 2006, autore di 6 gol in 18 partite; Asier Hierro, attaccante classe 2005 da due gol ma tanta, tanta mobilità palla al piede (e non) sul fronte offensivo; o Igor Oyono, altro attaccante, rapido, forte fisicamente, cercato da tanti club ma, alla fine, rimasto all'Athletic.
Junior Bita, centrocampista classe 2005 già convocato in passato da Valverde
Anche gli attuali promettono bene. Come Lozano Carmona, numero 9 del 2007 e autore, addirittura, di 19 reti in 26 partite nella Division de Honor Juvenil. O El Diez, Unax, 9 gol in 25 match e non ancora diciottenne. Talento. Sguardo rivolto al futuro. Un po' i vari Coletta, Graziani, Misitano, Marazzotti, e chi più ne ha, più ne metta, della nostra Roma Primavera.
Piccoli e determinati
La politica è decisa. I ragazzi hanno un'età minore rispetto all'indicazione fornita dalla categoria di riferimento. Basti pensare alla Sub-19, dove l'età media, tra chi sale e chi scende, è di 17,7 anni. La cifra si alza, anche se di poco, nella Capitale, con i 18,1 anni della Roma. Tre ne hanno 20 (Marazzotti, Zefi e Misitano); gli altri oscillano tra i 17 e i 19 e fanno dei giallorossi la quinta squadra più giovane, dietro a Genoa, Atalanta, Milan e Udinese. Non male, dato che le prove di carattere non mancano. E lo stesso vale per l'Athletic. Due gruppi in testa, due gruppi alla ricerca di gloria. Due filosofie che si intrecciano. Uguali e diverse, a modo loro. Anche questo andrà in scena al San Mamés. Una delle due sarà eliminata. Eppure, chissà, la gioia potrebbe essere condivisa, al termine della stagione. In quel settore in cui si coltivano sogni e piccoli fenomeni. E dove lo Scudetto, almeno alla Roma, manca da tanto. Troppo.
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