VIDEO - Primavera, Reale: "Voglio restituire qualcosa alla Roma per la fiducia"
Il terzino giallorosso ha preso parte alla seconda puntata di 'Dreaming Roma': "In prima squadra si impara sempre qualcosa. Esordio? Lo dedicherei a mio nonno"

(GETTY IMAGES)

Filippo Reale ha parlato ai canali ufficiali del club, nel corso della seconda puntata di "Dreaming Roma". Ecco le parole del terzino della Roma Primavera.
Quando esce un'intervista di un compagno, come si reagisce?
"Qualche presa in giro c'è sempre! Ma vedere Leo (Graziani, ndr) parlare così bene davanti ai microfoni mi ha fatto effetto. Ha dimostrato un gran senso di maturità".
Ricordi il provino alla Roma?
"Giocavo per la Vivace Grottaferrata, ero piccolo. Un giorno, prima della partita, il mister ci ha detto negli spogliatoi che eravamo stati chiamati per un provino con la Roma. Io non ci credevo! Facevamo un po' di attività all'Acqua Cetosa, un po' a Trigoria; per me era tanta roba allenarmi con la maglia della Roma, non ero abituato. Poi, a Trigoria, il primo giorno, ero emozionatissimo. Non sapevo dove guardare".
Quell'emozione la porti dentro?
"Sì, ogni volta che entro nel cancello. Essendo un tifoso romanista cresciuto a Roma fa un certo effetto".
Nei primi anni eri molto più offensivo. Come è andato il percorso che ti ha fatto diventare difensore?
"Sono nato come esterno alto d'attacco. Poi, alla fine dell'Under 15, quando ho iniziato con Falsini, diceva di vedermi come terzino o braccetto. A me non piaceva l'idea, fino a quanto, in U17, ho iniziato a fare il terzino. E poi De Rossi, nel ritiro dell'estate scorsa, mi ha provato centrale".
Credi che questo doppio ruolo, questa evoluzione, tu l'hai vissuto come una svolta o in maniera tranquilla?
"Cerco di fare quello che chiede l'allenatore. Avendo fatto l'attaccante, in difesa capisco quello che un attaccante vuole fare. Avendo giocato lì davanti, anticipo un po' i movimenti".
All'inizio tanti infortuni, alcuni pare legati a uno sviluppo precoce del fisico.
"Sì. Alla fine dell'Under 14 ho iniziato un periodo buio: ero condizionato da infortuni dovuti a uno sviluppo veloce e il mio corpo non era pronto. Ogni volta rientravo per un piccolo periodo e poi mi rifermavo. Poi, quando sono rientrato definitivamente, mi sono abituato. Ora è un vantaggio".
Hai tanta qualità, ma il fisico è un punto di forza. Ora quel periodo buio si è trasformato: come lo ricordi?
"Non mi sentivo tanto parte della squadra. I miei compagni si allenavano tutti i giorni; io andavo sempre a fare terapie ed ero pieno di pensieri negativi, a 14 anni... Mi chiedevo se effettivamente il calcio fosse lo sport per me. Ma giorno dopo giorno, anche grazie ai fisioterapisti della Roma, ho ottenuto il fisico che ho oggi. Sta andando tutto bene per fortuna".
Due Scudetti e una Supercoppa nelle giovanili. C'è un successo che conta più degli altri?
"Essendo stato il mio primo anno in Primavera quello della Supercoppa, quel successo è stato una grande emozione, anche se sono stato in campo per poco in quella partita. E anche i due Scudetti hanno portato un'emozione forte: mi succede sempre quando la Roma vince. Sono ricordi bellissimi".
La partita che rigiocheresti?
"La finale U18 dello scorso anno, Roma-Genoa. Siamo stati un po' sfortunati, avevamo creato tante occasioni. La sconfitta resta amara, ma la si mette in conto. Una finale, purtroppo, non può portare a due vincitori".
Nel 2024, comunque, è arrivato il primo contratto da professionista.
"In quel momento ho pensato a tutti i sacrifici fatti, e sentivo di dover ripagare la fiducia e le possibilità che la Roma mi ha dato. Si tratta del sogno di qualsiasi ragazzo".
Ora sei a un passo dal professionismo, come stai vivendo questo periodo?
"Il contratto è un punto di partenza. Gli allenamenti con la prima squadra sono un sogno e oggi un obiettivo; lì c'è sempre qualcosa da imparare, si nota la differenza con le sedute in Primavera. Si tratta di calciatori che giocano in Serie A e che sono preparati".
Prima hai parlato di fisioterapisti. Hai tante persone intorno: quanto è importante per te l'attenzione della Roma sui giovani?
"È un'attenzione molto forte. Faccio i complimenti perché non è scontato; anche fuori dal campo è possibile contattare sempre il team manager; la fisioterapia è sempre a disposizione, prima e dopo gli allenamenti; ci fanno crescere tanto, perché bisogna crescere prima".
Che rapporto hai con la Nazionale?
"È la cosa più bella che ci può essere: giocare per il proprio Paese è qualcosa che non si può descrivere. La prima chiamata è arrivata due anni fa, a settembre: ero sul divano, a un certo punto è arrivato un messaggio dal team manager. Ho letto il mio nome tra i convocati e l'ho chiamato per chiedere se fosse vero... A quel punto ho chiamato papà, neanche lui ci credeva!".
Tornando al ruolo: quanto aiuta la qualità nel sinistro anche nell'impostazione?
"Sicuramente a questi livelli bisogna essere preparati anche tecnicamente. Posso aiutare i compagni in fase di impostazione; a livello difensivo, come ho già detto, avendo giocato in attacco, posso prevedere alcuni movimenti".
Prima parlavi di social: come ragazzo come ti descriveresti?
"Amo stare in compagnia. Il mio rapporto con i social non è ossessivo. Quando ho dei tempi morti passo un po' di tempo sui social, ma non ne sento il bisogno. Oggi possono essere un'arma a doppio taglio, sia di grande aiuto, sia in grado di creare danni".
Dybala è quello più complicato da marcare?
"Non ha bisogno di presentazioni. Però no. In prima squadra c'è sempre qualcosa da apprendere: sono giocatori che si vedono in televisione".
Qual è la tua ambizione nel calcio?
"Restituire qualcosa alla Roma per la fiducia che mi ha dato. Poi giocare nei palcoscenici più alti d'Europa e vincere il Mondiale con l'Italia".
Cosa provi quando indossi la maglia della Roma?
"Bella domanda. Quando entro nello spogliatoio e continuo a vedere la maglia della Roma, col numero 19 e il mio nome, ancora un po' mi emoziono. La maglia della Roma è la maglia della Roma".
Tu ne hai da quando sei piccolo.
"Andavo sempre a comprare le magliette o i kit d'allenamento, ci andavo sempre in giro per casa. Per me la Roma è tutto".
A chi dedicheresti il tuo esordio con la Roma?
"A nonno. L'ho perso a settembre. Lo dedicherei a lui, speriamo. Ho una foto bellissima con lui, ce l'ho come sfondo del cellulare. La vorrei dedicare a lui perché anche lui, come me, era romanista. Quando dieci anni fa ha saputo che avrei giocato per la Roma era più emozionato di me. Mi chiedeva sempre come andavano le partite".
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