Milanese e Ndiayè: il sogno Stadio Olimpico
Il primo ha segnato in Europa League, ma deve ancora fare un minuto in A. L’altro stava per entrare con l’Inter, ma è finita la partita. Solo Sernicola è sicuro di giocare
Sono venuti tante volte all’Olimpico in tuta giallorossa Tommaso Pantaleo Milanese e Maissa Codou Ndiayè, oggi ci torneranno da avversari, e potrebbero fare quell’esordio in serie A che sembrava vicinissimo per entrambi. Hanno fatto la Primavera con Zalewski e Bove, in estate sono stati ceduti alla Cremonese, entrambi a titolo definitivo, ma con percentuale sulla rivendita, perché la Roma sa che qualcosa potranno combinare in carriera: in altri anni li avrebbe tenuti ma la classe 2002 era così ricca di talenti che era impossibile lanciarli tutti in prima squadra, era necessario fare delle scelte.
E così, dopo Cancellieri, inserito nell’affare Kumbulla perché non aveva intenzione di rinnovare il contratto, e Ciervo, ceduto al Sassuolo a gennaio, dopo sei mesi di prestito alla Sampdoria, in estate sono partiti anche Milanese e Ndiayè (e bisogna ancora capire il destino di Tripi, che lo scorso anno era il capitano della Primavera, quest’anno non è più in età, alla prima giornata era in panchina a Salerno, ma non è detto che resti). Difficile immaginare che Milanese sarebbe andato via senza esordire in serie A a Natale del 2020, quando era il nome sulla bocca di tutti: contro il Cluj, nella terza gara del girone di Europa League, Paulo Fonseca lo aveva fatto esordire in prima squadra, 17’ più recupero, e lui aveva risposto piazzando subito un assist vincente per Pedro.
Al ritorno, in Romania, un altro quarto d’ora, all’ultima gara del girone, a Sofia contro il Cska, era partito titolare, e aveva anche segnato, unica nota lieta di una Roma imbottita di riserve (tra i pali c’era Boer, sulla sinistra l’ivoriano Bamba: per entrambi unica presenza in gare ufficiali, anche se il portiere è ancora in rosa e potrebbe farne una seconda, prima o poi).
A Sofia non solo il primo gol in prima squadra, ma anche l’ultima partita giocata: capitò anche a Filippo Scardina, centravanti della Primavera, più vecchio di dieci anni, ma per l’attaccante, ora in C col Fiorenzuola, quello spezzone in Bulgaria fu una sorpresa, per Milanese la terza tappa di quello che sembrava un percorso di avvicinamento alla serie A. Quell’anno la Primavera giocava con il 3-4-2-1, i trequartisti titolari erano Milanese e Zalewski, riserva Bove, che aveva iniziato la stagione in ritardo per i postumi di una frattura al quinto metatarso: Fonseca tra i tre aveva scelto il centrocampista salentino, un po’ a sorpresa perché puntavano tutti su Zalewski, ma poi a fine anno, quando già sapeva che sarebbe arrivato Mourinho al suo posto, fece esordire in serie A gli altri due.
Milanese dopo quel gol in coppa faticò molto anche ad andare in panchina, non venne considerato per il primo ritiro con lo Special One, e rimase a Trigoria ad allenarsi coi fuori rosa fino al 25 agosto, quando venne prestato all’Alessandria, neo promossa in B. Sono tornati subito in C, ma il centrocampista cresciuto nella scuola calcio di Fabrizio Miccoli ha messo a frutto il prestito: a 19 anni ha raccolto 35 presenze in B, con un gol, rientrando anche nel giro azzurro, categoria Under 20. Un buon curriculum: la Roma non ha certo fatto fatica a piazzarlo.
La beffa del recupero
Se il salentino Milanese è arrivato a Trigoria nel 2016, per fare i Giovanissimi Nazionali, il senegalese Ndiayè è arrivato tre anni dopo, direttamente per la Primavera. Aveva una storia difficile alle spalle: nato alla periferia di Dakar, era sbarcato su un barcone a Lampedusa, aveva cominciato a giocare a calcio tra i dilettanti dell’Afro Napoli United, club con finalità più sociali che calcistiche ma non poteva fare gare di campionato, solo amichevoli. Venne segnalato alla Roma, arrivò in prova, lo presero: era un minorenne extracomunitario, il tesseramento non fu semplice, come il passaggio al professionismo.
Partiva inevitabilmente più indietro rispetto agli altri, ma aveva fisico, corsa e voglia di migliorare: in tre anni di Primavera i progressi sono stati evidenti, tanto che a dicembre Mourinho lo ha convocato in prima squadra. E contro l’Inter, alla prima chiamata, ha pure deciso di farlo entrare, anche per far passare gli ultimi secondi. La Roma era sotto 3-0, nell’interruzione precedente aveva debuttato Volpato, Ndiayè si piazza a bordocampo, accanto al quarto uomo, aspettando che la palla esca per esordire. A volte, in questi casi, i compagni se ne accorgono, e la buttano fuori di proposito, a lui non è successo: forse non se ne sono accorti, il gioco non si è fermato, e l’arbitro ha fischiato la fine.
Un passaggio ormai lontano
Il terzo ex se lo ricordano in pochi: Leonardo Sernicola, difensore classe 1997 di Civita Castellana, passò dalla Lazio alla Roma a 10 anni, e se andò 4 anni dopo, nel 2011. Allievi e Primavera li ha fatti con la Ternana, il Sassuolo lo ha preso dopo due stagioni in provincia, Fondi e Matera, lo ha fatto esordire in A e poi lo ha mandato 4 anni B. L’ultimo con la Cremonese, che in estate lo ha riscattato: una settimana fa ha giocato la sua seconda gara in A, oggi farà la terza.
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