Ecco la rivincita di Tripi
Lascerà la Roma senza aver mai giocato neanche un minuto con Mourinho. Ma potrebbe farlo vincendo lo scudetto: in semifinale è stato il migliore
Ci sono amarezze che non possono essere confessate, quando la controparte è (giustamente) in odore di santità: nella prima parte di stagione José Mourinho ha citato varie volte Tripi come possibile soluzione per l'emergenza nel reparto arretrato – anche quando mancavano i terzini, ruolo che il ragazzo non ha mai ricoperto in carriera, a parte un paio di spezzoni di amichevole, agli ordini del portoghese – ma poi non lo ha mai fatto entrare in gare ufficiali.
Varie squadre a fine anno fanno esordire i Primavera che poi andranno a giocare come una sorta di premio fedeltà, un bonus che fa curriculum e aiuta a trovare una sistemazione migliore, con la panchina a 12 e i cinque cambi è ancora più facile: la Roma non lo ha fatto. E Filippo Tripi da Casal Palocco, che sicuramente in cuor suo ci sperava, e che in estate lascerà Trigoria dopo 11 stagioni di settore giovanile, sta rispondendo sul campo: c'è il suo marchio indelebile sulla semifinale vinta sabato contro la Juventus, e martedì, in quella che potrebbe essere la sua ultima partita in giallorosso (ma c'è sempre la speranza di fare bene in prestito, e tornare) proverà a salutare alzando lo scudetto. È il capitano, l'onore spetterebbe a lui, se la finale con l'Inter di Chivu finisse bene.
La semifinale con la squadra di Andrea Bonatti è andata benissimo, con tutto che non era in gran giornata il numero 10 Volpato, l'uomo chiave della manovra giallorossa, e di conseguenza non hanno brillato neppure Satriano e Cherubini, prima e seconda punta. Però in chiusura di tempo l'italo-australiano ha avuto un lampo sulla trequarti avversaria, e il difensore bianconero Muharemovic ha dovuto far ricorso al fallo da ammonizione. Posizione molto decentrata sulla sinistra, che non avrebbe permesso la conclusione diretta a un mancino come Volpato, Tripi si è messo sul pallone, ma molto vicino, come se dovesse toccarlo per far calciare un compagno in posizione più centrale. E invece ha tirato lui, senza ricorsa, ingannando il portiere Senkó, che si aspettava la conclusione sul primo palo, e se l'è ritrovata sul secondo, potente e angolata.
Miglioramento continuo
Non è mai stato uno specialista delle punizione Tripi, anche perché è un classe 2002, quindi ha giocato dai Pulcini sino alla scorsa estate con Zalewski, che insieme a Lorenzo Pellegrini è il miglior specialista dei calci piazzati di Trigoria: quando era in campo, erano tutte sue. Ma Tripi è un lavoratore, uno di quelli che cerca di migliorare in ogni allenamento, e si sta concentrando in particolare sul tiro da fuori. E sui calci di punizione: contro il Napoli quest'anno ha preso una traversa, al 97', con una grande esecuzione, poi un palo contro il Pescara, venerdì il primo gol. Sul senso tattico niente da dire: ce lo ha innato, da sempre, e gli permette di giocare indifferentemente sia al centro della difesa, quando De Rossi punta sulla coppia Faticanti-Tahirovic, che a centrocampo, quando manca uno dei due, e dietro subentra Morichelli.
Su 25 partite da titolare quest'anno ne ha iniziate 9 da difensore centrale, due da braccetto di destra in una linea a tre, e 14 da mediano: non si contano le volte in cui ha cambiato ruolo nel corso della partita, spesso non una volta sola. Gioca dovunque e gioca sempre: lo scorso anno 31 presenze su 31, tutte da titolare, 30 intere: il 17 ottobre 2020 De Rossi gli risparmiò l'ultimo quarto d'ora di un Roma-Atalanta già sul 4-0, la sostituzione successiva l'ha ricevuta il 6 aprile 2022, Fiorentina-Roma di Coppa Italia, sempre a un quarto d'ora dalla fine, ma dopo aver giocato buona parte del secondo tempo con una fasciatura in testa d'altri tempi, sporca di sangue perché la ferita si riapriva.
Con la gara di venerdì - in cui ha anche propiziato il 2-0, con una gran giocata al limite, conclusa da un filtrante che ha messo Padula davanti al portiere (tiro parato, e ribadito in rete da Vicario), è arrivato a 80 presenze nel campionato Primavera, più la Coppa Italia, le 6 amichevoli con Mou, a cui sommare 6 panchine in A e tre in Conference League: lo scorso anno Fonseca gli regalò due apparizioni coi grandi, 6' a Cluj e 9' a Sofia. Esordì prima di Zalewski e Bove, gli manca solo il gettone in A. Ma potrebbe vincere quello scudetto mancato agli altri due: l'anno in cui ci andarono più vicini, tutti insieme, in U17, perserò in finale proprio contro l'Inter.
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