La Roma Under 17 è campione d'Italia: Genoa battuto 3-1
Due scudetti su due per i 2004. Avevano vinto anche in Under 15, sempre a Ravenna. Sblocca Falasca, poi Liburdi e Leonardo D'Alessio
La Roma Under 17 è campione d'Italia. A Ravenna, nello stesso stadio, dai seggiolini giallorossi, in cui avevano battuto il Milan nella finale del campionato Under 15, i ragazzi del 2004 rifilano un netto 3-1 a un bel Genoa, sicuramente più attrezzato di quello dei 2003, che ventiquattro ore prima, contro ogni pronostico, aveva negato lo scudetto alla Roma Under 18. Anche l'anno prossimo avrà una gran bella Primavera il club giallorosso: del resto ragazzi come Faticanti e Missori hanno già debuttato, e ci torneranno sicuramente a breve, insieme ai vari Falasca, Catena e Cherubini (ritrovando Pagano e Mastrantonio, assenti ieri proprio perché già promossi). Molti da settembre faranno l'Under 18, tutti prima o poi avranno la loro chance: dopo due scudetti su due, se la sono meritata sul campo.
Esterni decisivi
Rispetto alla semifinale con la Spal Piccareta cambia il centravanti, con Padula al posto di Koffi, e qualcosa a centrocampo: Leo D'Alessio scivola in panchina, Missori torna esterno, parte dall'inizio Tomaselli. Ma nei primi minuti meglio il Genoa: sponda di Bornosouzov, tiro del 2005 Lipani, para Baldi. Al 14' però la Roma sblocca: cross da trequarti di Missori, l'altro esterno, Falasca, favorito da un buco di Calvani, controlla e mette alle spalle di Ascioti (che era stato suo compagno negli Esordienti della Roma). Cherubini ci prova in rovesciata, ottima la coordinazione ma il tiro viene fuori centrale. Lo stesso Cherubini al 20' lascia partire un gran destro da trequarti, alzato dal portiere. Al 29' Lipani calcia da fuori, il bulgaro Bornosouzov prova a inserirsi per la deviazione sul secondo palo, ma non arriva (ed era in fuorigioco). Un minuto dopo il gigantesco centravanti rossoblù anticipa l'uscita di Baldi, ma il suo colpo di testa finisce alto sulla traversa, poi ci prova con un destro dal limite, ben lontano dallo specchio. Al terzo e ultimo minuto di recupero ritentano quelli che avevano costruito il vantaggio: stavolta però il tiro di Falasca, servito da Missori, viene ribattuto da un difensore.
Squadra rivoluzionata
Piccareta non è contento del primo tempo dei suoi, nell'intervallo si gioca subito tre cambi: fuori il terzo centrale Ienco, dentro il terzino destro Leonardo D'Alessio, escono anche Tomaselli e la seconda punta Cherubini, per Koffi e Liburdi, ala destra e sinistra. E dal 3-5-2 la Roma passa al 4-3-3, arretrando Falasca (almeno in teoria, perché spinge di continuo). Mentre il Genoa inserisce Romano, punta classe 2006, sotto età di due anni. E dopo 11' la Roma raddoppia: bel pallone in verticale di Padula per Liburdi, ottimo dribbling e sinistro a incrociare, che finisce in rete dopo la sponda sul palo. Al 18' spunto personale di Leonardo D'Alessio che entra in area da destra e firma il tris. Tre minuti dopo bel destro da fuori di Mele, Baldi mette in angolo, ripetendosi - con un riflesso strepitoso - sul colpo di testa di Cagia, servito dalla bandierina da Toniato. Al 31' para senza troppi problemi un colpo di testa di Calvani, ex Urbetevere e Frosinone, ben servito da un cross da destra di Accornero. Due minuti dopo il Genoa accorcia, sfruttando i centimetri di Bornosouzov, che svetta in area, deviando in rete un cross di Palella. Romano calcia alto da fuori, sul fronte opposto Koffi non riesce a deviare di tacco un tiro di Liburdi. Ma il tempo è poco, e 2 gol sono tanti: la Roma arriva senza troppi problemi fino al fischio finale.
Parla il mister
«Al secondo tentativo finalmente portiamo a casa lo scudetto - ha dichiarato a fine partita il tecnico, Fabrizio Piccareta, un genovese con spiccate simpatie per il Genoa - visto che con un gruppo importante come quello dei 2002 non ci eravamo riusciti, due anni fa. Vorrei dedicare questo scudetto, oltre alle ovvie dediche alla mia famiglia, a un giocatore del nostro gruppo che si chiama Tiziano Fulvi. Non so dove potrà arrivare nel calcio, ma l'Italia ha bisogno di ragazzi come lui. È stato sfortunato nella vita privata e nel calcio, ma non ha mai saltato un solo allenamento, non ha mai fatto mancare un sorriso, una mano ai compagni. Un ragazzo sempre disponibile, per tutti: tra quelli della squadra vorrei dedicarlo a lui». Che non era neppure in panchina ieri in finale, ma sugli spalti c'era - come sempre - lo striscione in memoria di suo padre Marco, venuto a mancare ormai un anno e mezzo fa.
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