Le pagelle di Union SG-Roma 1-1: Koné balla da solo
Il francese dà fondo alle riserve per cercare di cambiare ritmi, ma in pochi lo supportano. Sulle fasce tanti errori e poche idee. Nullo anche l’apporto dei subentrati
Incolore. Contro la decima forza del campionato belga, arriva l’ennesima prova scialba e disarmante. Lenta, scollata, priva di idee, sterile davanti e nemmeno solida dietro, la Roma complica ulteriormente una classifica europea già ampiamente compromessa. Urge una scossa. E qualcuno in grado di darla.
IL MIGLIORE - 6 KONÉ. Cerca di mantenere legati i reparti, ma la Roma è una squadra che si muove male. Manu recupera palloni in quantità e prova anche a imprimere ritmi più alti, ma in pochi riescono a sostenerlo.
IL TECNICO - 5 JURIC Progressi nel gioco non se ne vedono e l’involuzione costante riguarda anche lo spirito di squadra, ormai un lontano ricordo. Perfino lui appare più che sfiduciato.
5,5 SVILAR. Khalaili lo fa tremare dopo un minuto, ma il suo bolide sfiora la traversa. Mile però non si fa sorprendere sul proprio palo dal diagonale di Niang. Poi urtato da un compagno scivola sul corner che genera il pareggio dell’Union. E se anche lui smette di essere irreprensibile, si fa davvero dura.
6 MANCINI. Costretto agli straordinari da stazza e rapidità degli avversari, ne esce bene di mestiere. Prova a spingersi in avanti più volte e troverebbe anche il rigore, se l’arbitro fosse più attento. Si rifà svettando dove nemmeno le mani del portiere arrivano. Ma non basta a portare a casa i tre punti.
6 CRISTANTE. Preferito a Hummels nel cuore della difesa, se la cava fuori ruolo e contro attaccanti più veloci di lui col proverbiale senso della posizione. In un paio di occasioni viene comunque graziato dalla scarsa vena dei belgi.
5,5 ANGELIÑO. Comincia lasciando una voragine in cui si incuneano gli avversari creando il primo brivido. Poi prende le misure, ma osa pochissimo sbagliando anche la misura dei corner presi in carico.
5 CELIK. Niang ha un altro passo e il turco lo soffre maledettamente, fino al fallo che gli costa il giallo. Si propone con continuità nella metà campo opposta, ma i piedi non sono fra i più raffinati della rosa. E si fa surclassare di testa da Mac Allister, non proprio un gigante.
5,5 LE FÉE. Alla terza consecutiva da titolare, cerca di dare ordine alla manovra senza riuscirci granché. La sua gara dura poco meno di un’ora, per larga parte impalpabile.
5 EL SHAARAWY. Molto lontano dalla forma migliore, patisce in fase difensiva e non fa molto meglio davanti. Emblematico il tentativo spedito alle stelle dal limite, gesto (poco) tecnico non da Faraone.
6 BALDANZI. Si conferma uomo di coppa con la quarta presenza consecutiva da titolare in EL e ribadisce la verve del periodo, cogliendo anche un palo dopo un buono spunto personale.
5,5 PELLEGRINI. Corre molto a vuoto. È il primo a trovare lo specchio della porta belga poco dopo la mezz’ora, ma il tentativo è centrale. Allora riscopre le doti di assist-man, prima pennellando per Shomu (che spreca), poi servendo la palla che vale il vantaggio. Il suo contributo si limita però a quello.
5 SHOMURODOV. Inizia con fin troppa veemenza, trovando il cartellino nel primo ripiegamento. Cercato poco, ha l’occasione giusta a inizio ripresa ma la sua zuccata è larga. E poco dopo lascia spazio a Dovbyk.
5,5 PISILLI. Quando entra ci si aspetta il dinamismo abituale, ma la vena delle scorse settimane latita.
5,5 DOVBYK. Pochi istanti dopo l’ingresso in campo annusa la porta, ma trova la risposta del portiere belga. Cercato ancora meno del compagno cui dà il cambio, le note sulla sua presenza si esauriscono più o meno qui.
5,5 ZALEWSKI. Avvia qualche discreto spunto, ma riesce a depauperare tutto con scelte finali senza logica. Mette però una toppa nel recupero a una pericolosa ripartenza belga.
5,5 SOULÉ. Riprende da dove aveva lasciato prima del sussulto di Verona: testa bassa, propensione eccessiva al dribbling, scarsa attitudine al gioco di squadra.
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