Le pagelle di Lazio-Roma: Edo a schiena dritta
Bove si sbatte fin dall’avvio, anche come esterno. E si arrende solo a una bottigliata. Cristante e Paredes troppo lenti. Male gli interpreti sulle fasce. I cambi stavolta non incidono
Fuori fase. Lenta, impacciata, sterile, la Roma si riscopre incapace di creare pericoli, consegnandosi a un avversario mediocre, che peraltro non fa molto più di lei. Atteggiamento imperdonabile: il saluto alla coppa in un match simile non può che essere colpevole.
IL MIGLIORE 6,5 BOVE. Si sbatte senza risparmi di energia fin dai primi minuti: in contenimento, sovrapposizione, pressing. Anche se spesso pare un turbo in mezzo a tanti diesel. Dopo i primi cambi Mou lo sposta a destra e in breve anche fuori ruolo fa meglio del titolare designato. Esce dopo essere stato colpito da oggetti lanciati dagli spalti.
IL MISTER 5 MOURINHO Si affida al consueto canovaccio, ma la bella squadra vista nelle ultime settimane fa posto alla sua controfigura malriuscita. E il primo obiettivo sfuma.
6,5 RUI PATRICIO. Impegnato una sola volta nel primo tempo, risponde senza fatica. A inizio ripresa cambia tutto: prima respinge una zuccata ravvicinata, poi subisce il gol su rigore, ma poco dopo è reattivo in uscita e tiene virtualmente in piedi il match.
6 KRISTENSEN. Nuovamente schierato nella linea più arretrata, risponde con diligenza. Il suo dirimpettaio ha un altro passo, ma usa bene il fisico per evitare problemi.
6 MANCINI. Non è ancora in buone condizioni, eppure al centro della difesa continua a mettere toppe a ogni falla aperta dai compagni. Fa da comprimario nella rissa finale, ma a giochi chiusi rimedia il rosso.
5,5 HUIJSEN. Inevitabilmente condizionato dall’episodio decisivo. Fino al rigore dà sensazioni simili a quelle dell’esordio: stessa sicurezza in marcatura come in disimpegno. I due indizi delle prime due presenze si interrompono a causa del Var, ma la prova per giudicarlo un difensore di livello resta vicina.
4 KARSDORP. Comincia come nell’ultima gara di campionato: sbagliando appoggi facili e perdendo il proprio uomo. A ripetizione. Non solo: rinuncia ad arrivare sul fondo, continuando a preferire inspiegabilmente tocchi indietro. Ai limiti dell’irritante.
5,5 CRISTANTE. Ricambia posizione, tornando a fare la mezzala, ma con ritmi inferiori alle esigenze del match. L’impegno c’è, soprattutto quando deve chiudere la gara in difesa; le attenuanti di una stagione senza soste anche; ma l’apporto alla fine risulta monco.
5 PAREDES. Le doti tecniche non sono in discussione, i tempi che dovrebbe dettare restano però eccessivamente compassati. Un po’ meglio nella ripresa, ma ancora troppo poco per incidere.
4,5 ZALEWSKI. L’esterno a tutta fascia non è il suo ruolo, d’accordo. Ma dopo due anni qualche fondamentale dovrebbe averlo assimilato, almeno quando punta il fondo. E invece no.
6 DYBALA. Prova ad accendere la squadra, ma da trequarti in su è un predicatore nel deserto e quando si affida a chi arriva al suo fianco finisce per vanificare ogni spunto. Nell’intervallo deve arrendersi all’ennesima noia muscolare.
5,5 LUKAKU. Cercato il più delle volte per alleggerire la manovra e far salire la squadra. Lotta come può, ma la solitudine nei pressi dell’area avversaria non lo aiuta. Cerca la porta soltanto nel recupero, in rovesciata bella ma velleitaria.
5 PELLEGRINI. In precarie condizioni, comincia dalla panchina. Entra a inizio secondo tempo, ma il suo contributo resta minimo.
5,5 AZMOUN. Ruota intorno a Big Rom, portando più confusione che idee. Però ci prova, fino all’espulsione.
4,5 SPINAZZOLA. Ha un’altra occasione per riscattare la stagione opaca, ma la spreca senza giustificazioni.
6 EL SHAARAWY. Rispetto agli altri interpreti, sulla fascia sembra Garrincha. Senza esserlo.
S.V. BELOTTI. In una manciata di minuti riesce a effettuare l’unico tiro romanista nello specchio.
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