L'ex ct Mancini: "Avevo bisogno di tranquillità, Gravina non me l'ha garantita"
L'ormai vecchio commissario tecnico della Nazionale ha spiegato le ragioni dell'addio: "Da tempo pensavamo cose opposte. Non nego l'interesse dall'Arabia"
Roberto Mancini spiega senza veli la situazione che lo ha portato a rassegnare le dimissioni dal ruolo di commissario tecnico della Nazionale italiana. In un'intervista rilasciata a La Repubblica, Libero, Il Messaggero, Il Corriere dello Sport, Il Mattino e il Gazzettino, l'ex allenatore azzurro parla del rapporto con il presidente dela Figc Gravina e dell'interesse dall'Arabia. Di seguito alcune delle sue dichiarazioni.
Sulla situazione precedente alle dimissioni.
"Ho cercato di spiegare le mie ragioni a Gravina. Gli ho detto che avevo bisogno di tranquillità, non me l'ha garantita e quindi mi sono dimesso. Non ho fatto niente per essere massacrato".
Sui cambi nello staff del ct.
"Si è mai visto un presidente federale che cambia lo staff del suo allenatore? È da un anno che Gravina voleva farlo. Gli ho fatto capire che non poteva, ma ha giocato sul fatto che un paio erano in scadenza. È da tempo che pensava cose opposte alle mie, doveva mandare via me a quel punto".
Sulla clausola presente nel suo contratto.
"Non è stata eliminata la clausola di esonero in caso di mancata qualificazione a Euro 2024, il 7 agosto ho fatto mandare un messaggio a Gravina da chi mi rappresenta legalmente, cioè mia moglie, per farla rimuovere. In caso contrario avevo avvertito che mi sarei dimesso. Dovevo fare questo, mandare una PEC avendo maturato la mia decisione. Poi le cose potevano cambiare. Perché se uno vuole, le cose può farle cambiare".
Sul tempo trascorso in Nazionale e sul futuro.
"Io me ne sarei anche andato, ma mi hanno chiesto di rimanere. Sono stati cinque anni incredibili, l’Europeo sarà il mio ricordo più bello. Non nego che ci sia un interesse dall'Arabia, ma ora non voglio pensare a niente".
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