AUDIO - Calvarese: "Dovbyk-Baschirotto? Episodio da campo. E sul rosso a Hummels..."
L'ex arbitro a Radio Romanista: "L'ucraino prende posizione in occasione del gol e per farlo servono braccia e corpo. Manganiello è stato coerente"

(GETTY IMAGES)

Nel corso della trasmissione "Secondo Tempo", Gianpaolo Calvarese è intervenuto sulle frequenze di Radio Romanista per parlare dell'arbitraggio di Lecce-Roma, del gol di Artem Dovbyk e del rosso preso da Hummels con l'Athletic Club. Ecco le sue parole.
L'episodio sul gol di Dovbyk, col contatto con Baschirotto, ha creato polemiche. Ci dai la tua lettura?
"Partiamo da un presupposto. A me piace il fatto che gli arbitri facciano giocare, mi è piaciuto anche Doveri in Fiorentina-Atalanta, perché altrimenti si innesca un meccanismo pericoloso. Manganiello, che quest'anno sta facendo la sua stagione migliore, ha scalato la cima perché sta alzando il tasso tecnico, così come Orsato, Maresca e tutti i big. Il pubblico vuole lo spettacolo, d'altronde. E quello di Dovbyk e Baschirotto è un episodio da campo. Mi spiego meglio: vanno date certezze, perché si parla di sensibilità dell'arbitro e di regolamenti; la verità è che nel regolamento c'è un inciso che dice: 'Se, a giudizio dell'arbitro'. È veramente una soggettività. Ma anche nelle questioni legali esistono gli avvocati, c'è una procedura ben precisa e quindi è normale che si entri in discussione a interpretazione. Io voglio dare certezze, sono pagato per quello. Non mi piace chi rimane nel mezzo. La prima certezza è che non è mai un evento da Var: siamo in quell'ambito di un contatto 60%-40%, 40%-60%, fallo o non fallo. Il Var non interviene, quindi. Mi sento di dare questa certezza. Poi, ho sentito dichiarazioni corrette di Giampaolo; lui ha detto: 'Ho il dubbio'. Facciamola al contrario: se Baschirotto avesse avuto un contatto con Dovbyk in area, sarebbe stato calcio di rigore? Vi sembra un fallo da calcio di rigore? Il fallo è fallo o non è fallo. Per me, se avessero dato un rigore del genere col giocatore che si sbilancia e continua, tutti si sarebbero girati chiedendosi: 'Che cosa ha fischiato?!'. In una partita in cui la soglia tecnica è davvero alta, nonostante entrambe le squadre volessero giocare, ho trovato coerente la decisione. Sono stati fatti esempi col caso di Rovella in Parma-Lazio, ma lì ci sono due mani che prendono un calciatore, lo spingono, lo levano con tutta la forza e lo mandano via. Quello è un episodio da Var e in area sarebbe stato rigore. Qui, con Dovbyk, c'è volontà di prendere posizione; e per farlo si usano le braccia e il corpo. Noi non possiamo oggettivizzare il regolamento degli arbitri. Ormai si dice: 'È imprudenza, giallo'. Ecco, non è così. Un fallo non è così semplice da analizzare. Per me quella è la sensibilità giusta di un arbitro: visto il contesto e i due pesi massimi, visto che sono un centrale e una punta, non si possono fischiare delle prese di posizione. Seppur ci siano contrasti con braccia e fisico ai limiti del regolamento. Quindi, secondo me è vero che è al limite del regolamento, ma quell'episodio è regolare. Avesse fischiato, non sarebbe stato uno scandalo, parliamo di episodi in bilico. Ma nel gioco del calcio preferisco vedere una gara in cui tutto scorre e ci sono 16 o 17 palle a partita"
È vero.
"È vero che dipende dalla tecnica dei calciatori, ma dipende anche dagli arbitri. Non sempre, ma alcune volte ci mettono del loro abituando i calciatori a fischi che poi, per uniformità, tengono. Concludo dicendo: anche a livello di uniformità, Manganiello non ha fischiato quei falli".
È stato molto coerente e quello è molto importante.
"Sì, perché poi se avesse fischiato sarebbe stato sconveniente. Parliamo di un episodio al limite, che balla sull'equilibrio. Un episodio da campo sul quale credo che Manganiello abbia preso la decisione migliore".
Prima di salutarti, sono arrivati tantissimi messaggi sull'episodio di Bilbao.
"Non c'è nessun dubbio...".
Ti sei dato qualche spiegazione sul mancato intervento del Var?
"Sì, perché la soglia di intervento Var sul DOGSO, il famoso fallo da ultimo uomo, è altissima. Quanti interventi del Var ricordate sul DOGSO? La soglia è alta. Perché? Cerco di spiegarlo. Uno sgambetto è oggettivo, e quindi una volta andato al Var si vede il tocco, non serve giudicare l'intensità: lo prende, c'è un punto di contatto. Sul DOGSO ci sono 4 parametri, non più uno, ed è più difficile. Il primo è la direzione dell'azione e già qui, per me, andava un po' verso l'esterno quell'azione dell'Athletic Club. Attenzione, il Var deve intervenire per chiari ed evidenti errori. Io credo che quello sia un intervento da Var. Mettiamo che vada verso l'interno, abbiamo poi il possesso palla: qui possiamo dire che l'avversario l'avrebbe ripresa. Andando avanti abbiamo la possibilità di rientro dei difensori: in quell'occasione Mancini credo è lì, è esterno rispetto a Hummels. Anche qui vogliamo essere cattivi? Ammettiamo che Mancini non possa rientrare: ci sono tre parametri verificati, ma manca la 'geografia', la distanza dalla porta. Che è enorme. Perché c'entra? Perché aumenta la possibilità di fare un gol. Quella è un'azione da gol, ma il regolamento parla di 'obvious and clear', chiara e ovvia occasione. Quel parametro mancherebbe in questo caso. Ci sarebbero tre sì su quattro parametri e andrebbe rivisto. Questa è la mia idea".
Purtroppo fa ancora male.
"Mi dispiace perché Turpin è un arbitro conosciuto. Devo dire che non mi aspettavo quel rosso, anche perché un arbitro di alto livello, soprattutto nei primi minuti, sa che un rosso deve essere certo al 100%. Fate un conto e pensate a quanti rossi avete visto nei primi 10' in Champions ed Europa League. L'espulsione deve essere inconfutabile. Non vuol dire che non si possa sbagliare, può succedere. Io ho sbagliato di peggio, non sono stato come Turpin, ma a mio giudizio è un errore. Posso capire un arbitro giovane che vuole mettersi in mostra e va di pancia, di istinto. Ma uno come lui deve attendere. Mi aspettavo una decisione diversa".
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