AUDIO - Cappioli: "Totti aveva tanta personalità. Nuovo allenatore? Prenderei Fabregas"
L'ex calciatore giallorosso a Radio Romanista: "Ranieri dà tranquillità, sa come gestire un gruppo. Pellegrini è impaurito, deve tirare fuori gli attributi"

(GETTY IMAGES)

Nel corso della nuova puntata di "Unico", in onda il sabato su Radio Romanista, Massimiliano Cappioli ha raccontato aneddoti sul suo periodo trascorso in maglia giallorossa e sul suo rapporto con Francesco Totti. Ecco le dichiarazioni dell'ex calciatore della Roma.
Hai parlato spesso del Francesco ragazzo. Qual è il primo ricordo che ti viene in mente di lui?
"La sua personalità. Lui era un ragazzo con qualità e tanta, tanta personalità. Cresceva giorno dopo giorno e ci prendeva anche in giro; diceva: 'Datemi la palla, che sono il più forte!'. Ma era talmente forte che non potevamo dirgli nulla. A volte, quando arrivava un giovane in prima squadra, dicevamo: 'Torna in Primavera!'. Invece lui era un fuoriclasse già ai tempi"
Hai parlato di un aneddoto: in una gara di Coppa Italia con la Samp tu segnasti due gol e debuttò Totti, disputando una grande partita.
"Poi abbiamo perso ai rigori. Mi sembra anche che il primo gol in Europa lo abbiamo fatto insieme... Sapevamo che avrebbe fatto una grande carriera: vedeva prima il movimento. Mi è dispiaciuto quando Bianchi voleva mandarlo via...".
Noi abbiamo avuto ospite il direttore sportivo Perinetti, che ci ha raccontato la vicenda. Ma perché c'era questa fissazione nei confronti dei romani?
"Non lo so, ma era anche un po' presuntuoso. Alla fine, invece, dicevamo: 'Ma perché non si fa fuori da solo? Se caccia tutti questi giocatori, retrocediamo!'. Alla fine sono andato via io, all'Udinese. Un mese dopo lo hanno esonerato ed è arrivato Zeman. La scelta di non vendere più Totti arrivò dopo quel torneo con quei due gol splendidi... Bianchi voleva Litmanen al suo posto".
A proposito di Francesco: pochi giorni fa era il compleanno di Mazzone, eri presente alla recente inaugurazione del campo a lui dedicato. Lui chiedeva a voi di aiutare Totti. Ti incaricava di stargli vicino?
"Certo. Alla fine diceva: 'Gli stai troppo appresso!'. Un giorno, Mazzone l'ha visto col motorino e ha detto: 'Visto che state sempre insieme, ora lui posa il motorino e tu (Cappioli, ndr) lo accompagni da Trigoria a San Giovanni e viceversa!'. E per un paio di mesi ho fatto così! Lui arrivava lì col motorino, il mister lo ha visto... Era un grande!".
Quanto è stato importante Mazzone per i giovani? Addirittura chiedeva di controllare se Francesco si asciugasse bene i capelli!
"Così faceva Ranieri con me. Io facevo le partite con la Primavera e mi allenavo con la prima squadra; sono stati due allenatori, lui e Mazzone, che facevano crescere i ragazzi. Carlo con Francesco è stato veramente un padre, a diciotto anni stava facendo quell'intervista e lui non lo fece parlare. Lo proteggeva. Lo ha fatto giocare e ha visto quanto era forte; a volte faceva fuori Balbo e Fonseca per far giocare Totti con Delvecchio".
Addirittura Mazzone si arrabbiava se facevano troppe domande al ragazzo!
"Sì. Infatti quel giorno, poi, è stato convocato in sala stampa e Mazzone lo ha mandato via. Disse di mandare un altro giocatore più anziano a parlare. Si vedeva che fosse un fenomeno, dai...".
Visto che abbiamo parlato anche di Europa e del vostro gol al debutto europeo, che cosa ricordi di quella avventura?
"Sia col Brøndby, sia con lo Slavia c'era un'atmosfera da brividi. E lo zampino di Francesco. Col Brøndby ha fatto quel tacco fenomenale a Carboni; e con lo Slavia, una gara in cui avevamo dominato, gioca e fa l'assist a Moriero".
Hai citato Ranieri: qualche tempo fa, al Romanista, nel 2019, hai affermato che il tuo vero maestro è stato lui. Che ricordi hai? Che rapporto avevi con lui?
"Stupendi. Col mister avevo un bel rapporto. Non lo vedo spesso, ma quando ci vediamo mi emoziono. È stato un po' come Mazzone con Totti: ci siamo trovati a Cagliari, dove facevo il militare, e la domenica mi metteva in campo titolare. Mi mise subito come terzino destro... Subito una botta sotto il sette! E la domenica dopo ha detto: 'Forse lo faccio giocare più avanti...'".
Tu che lo conosci, a cosa pensi che dobbiamo questa sua capacità innata di subentrare e risolvere le situazioni?
"Riguarda la sua tranquillità. È successo anche con noi (al Cagliari, ndr), nel primo anno di Serie A: noi eravamo praticamente retrocessi e alla fine del girone di andata ci ha parlato, dicendoci di provarci. Abbiamo vinto con lui perché contava sul gruppo, sull'amicizia. Forse con questi campioni, molti dei quali sono stranieri, oggi è più difficile fare gruppo; ma lui ci sta riuscendo, ha questa capacità di compattare il gruppo. E a Roma non è facile giocare. Lui ha questa grande dote di tranquillizzare l'ambiente. Ed è anche un po' fortunato, ma è preparato, carismatico, e ha un'esperienza all'estero. Quello conta".
Rileggendo quell'intervista del 2019, ritrovo molto dell'attualità. Terresti Ranieri alla Roma? Chi vedresti altrimenti sulla panchina della Roma? All'epoca parlasti di Gasperini, Conte e Sarri: confermi?
"Ora come ora direi Conte. Con lui vinci. E se non vinci stai lì in alto, anche senza i giocatori. Lo sta dimostrando al Napoli. Ora ha fatto questi due pareggi, ma è una garanzia. Ranieri lo terrei, ma non so se ha voglia... Ha una certa età. A volte fa anche lui errori, ma che cosa gli si può dire? Siamo tornati in zona Champions".
E se non fosse lui il prossimo, tra quelli alla portata, su quale allenatore andresti?
"A Roma andrei su un top, ma io busserei al Como e prenderei Fabregas. Mi piace moltissimo, è un tecnico alla Guardiola, alla Luis Enrique, che ha idee e fa giocare la squadra. E non fa passaggi arretrati. La Roma ne fa troppi. Una volta, quando ne facevamo tanti, Ranieri e Mazzone ci dicevano: 'Personalità!'. Oggi sembra che la Roma per uscire e fare un passaggio difficile abbia difficoltà. Sembra non abbia il palleggio".
Hai parlato anche dell'ambiente. Ho pensato a Lorenzo Pellegrini, qualcuno pensa che ora, senza Dybala, possa giocarsi le sue carte. Che idea ti sei fatto della sua situazione?
"Che ha troppa paura. Si vede che soffre questo momento. Lui viene fischiato dai suoi tifosi e soffre. In questo momento anche Ranieri, che lo conosce, non lo sta facendo giocare. Si vede che è impaurito. A Roma servono gli attributi, soprattutto da parte sua, che ha preso il posto di Totti. Se non li tiri fuori, l'Olimpico ti mangia".
Nel salutarti e ringraziarti, due aneddoti. Ne hai parlato anche tu nel documentario di Mazzone, ma è vero che una delle frasi che diceva era: 'Se stai in difficoltà, palla all'insù e Gesù pensaci tu'?
"Ma certo! Infatti ogni tanto quando vedo la Roma che non riesce a uscire... e penso a Mazzone, che diceva questa cosa. Non riusciamo a uscire palla al piede. In quel momento, la palla va lanciata. Non siamo quella squadra che crea qualcosa dopo la spizzata della punta. Però, nei momenti di difficoltà..."
E su Ranieri, hai detto che il 'dilly-ding dilly-dong' è nato a Cagliari... È per questo che vi ha regalato dei campanacci come quelli delle mucche?
"È ancora a casa, ma è uno di quelli grandi! Ce lo diceva quando stavamo retrocedendo: 'Dilly-ding dilly-dong, svegliatevi!'. E invece, nel girone di ritorno abbiamo fatto un campionato fantastico. Il fiocchetto sul campanaccio era rossoblù. Era la stagione 1988-89".
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