AUDIO - Bellinazzo: "FFP? La Roma avrà vincoli ancora per un anno"
Il giornalista de Il Sole 24 Ore a Radio Romanista: "Il club deve dimostrare buona condotta costante. E alcune operazioni vanno fatte con logica"
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Marco Bellinazzo ha parlato a Radio Romanista, esprimendosi sul Fair Play Finanziario e sull'accordo sottoscritto nel 2022 tra la Roma e la Uefa. Ecco le dichiarazioni del giornalista.
Una battuta: quanto è stato spiegato bene il Fair Play Finanziario a Ranieri?
"C'è grande ammirazione nei suoi confronti, ma serve qualche ripetizione e io sono a disposizione! In realtà, la responsabilità di chi lo ha spiegato è relativa, perché la situazione della Roma è particolare e si innescano due profili del Fair Play Finanziario; quindi qui forse è nata la confusione. La sostanza, comunque, è quella detta da Ranieri: la Roma deve fare attenzione ai conti, a fronte dei costi, in funzione di un calciomercato che ha limiti oggettivi e che potrebbe averne ancora di più se non ci saranno sostanziali incrementi nei ricavi".
Che cosa intendi per 'profili'?
"La Roma ha sottoscritto un settlement agreement, nell'agosto del 2022, che ha una valenza quadriennale, quindi deve seguire gli obiettivi prefissati fino al 2025-26. Lo stesso accordo è stato sottoscritto anche dall'Inter, mentre Juventus e Milan hanno stretto un accordo triennale. Si tratta di un affare che pone paletti e obiettivi da raggiungere. Fino allo scorso anno, inoltre, poneva limiti nel calciomercato e nelle liste alla Roma; limiti che non ci sono più. Ma la Roma non è stata completamente aderente: qualche mese fa ha subìto una piccola multa di 2 milioni e la condizione a cui deve rispondere fino al 2025-26 è di rientrare completamente nelle nuove norme del Fair Play Finanziario. Norme che impongono, per quanto riguarda le perdite, di accumulare un rosso, nel triennio di riferimento, che non sia superiore a 60 milioni. La Roma viene da due anni, che rientreranno nel conteggio col prossimo, condizionati da un rosso complessivo di circa 180 milioni. Non tutte queste perdite, comunque, rientrano nel calcolo del deficit, dato che si vanno a eliminare costi della gestione dei vivai, della Roma Femminile e ci sono piccoli bonus. Il monte complessivo è più basso di una quarantina di milioni, ma va sommato al risultato che si avrà il 30 giugno 2025. Se dovesse esserci - ed è una novità importante - un piccolo sforamento ulteriore, ci sarebbe la possibilità di un ulteriore anno per rientrare completamente nel conteggio. Ma lo sforamento dovrebbe essere minimo. E la Roma deve dimostrare buona condotta. L'ha già dimostrata, ma deve essere un processo costante".
La società fa filtrare l'ambizione di un tecnico importante che chiede investimenti. Oggi Ranieri ci ha fatto però capire che servirà pazienza. Per rientrare nei termini, ti aspetti cessioni a giugno?
"Il discorso di Ranieri si atteneva al secondo pilastro del nuovo FFP, parlando di stipendi complessivi, non solo dei giocatori. Perché, e forse qui non gli è stato spiegato bene, da quest'anno entra in regime la squad cost rule, la nuova regola che dovrà diventare il primo pilastro e che impone di non spendere in ingaggi - costo della rosa generale, ammortamenti, cartellini e intermediari - più del 70% dei ricavi complessivi. Considerando anche le plusvalenze. Non viene calcolato sulla stagione calcistica, ma sull'anno solare. Dal 1º gennaio al 31 dicembre del 2025, il club dovrà attenersi a quel 70% e la Roma è oltre questo parametro. Le operazioni devono essere fatte secondo la logica di prendere un giocatore che, facendo somma di cartellino e ingaggio più commissioni, abbia un costo più basso e che si rispetti il 70% rispetto ai ricavi. Lì il ragionamento di Ranieri è corretto: ha detto che se si aumentano i ricavi e diminuiscono i costi, si possono prendere determinati giocatori. Ci sono tante altre regole, ma queste sono le due più importanti che condizionano la Roma, il club con più problemi pur avendo una proprietà che non ha speso benissimo e non è vista con i migliori occhi ma che, in pochissimo, ha speso una cifra che si aggira intorno al miliardo. Ed è impegnata in un progetto che spero diventi, oltre un rendering, un cantiere, per il quale c'è bisogno di un investimento superiore al miliardo".
È l'anno in cui chi non ha mai visto bene il Fair Play Finanziario si aspetta la stangata per il Manchester City. Ma il FFP ha trovato il modo di strizzare l'occhio a chi ha investito tanto, rispetto ai 'pesci piccoli' del calcio?
"Immagino si stia facendo riferimento al processo che vede protagonista il Manchester City, che non ha a che fare col Fair Play Finanziario Uefa ma, al contrario, ha a che fare con quello 'made in England'. Un FFP che ha riscontrato 115 violazioni in 7-8 anni; una serie di operazioni fatte per mostrare ricavi maggiori e che hanno ridotto apparentemente i costi attraverso società diverse dal Football City Group. Il processo sta andando avanti con una commissione indipendente e potrebbe segnare la storia del City. Ci sono alcune contestazioni analoghe a quelle mosse dalla Uefa al City, squalificato in precedenza per due anni dalle coppe e rientrato dopo il ricorso. L'Uefa ha avuto difficoltà nell'impedire certi fenomeni e nel limitare club che hanno sfruttato proprietà ricche alle spalle per favorire i bilanci e permettersi determinati giocatori. È anche vero che queste squadre sono cresciute tantissimo e hanno raggiunto ricavi impensabili per il calcio italiano. È impossibile dire che oggi siano ricavi contestabili. Oggi, ad esempio, il Paris Saint-Germain viaggia sui 700 milioni perché è diventato un club iconico. Il tema riguarda il sistema del mondo Uefa. Il quale, combinando un'applicazione non sempre severissima col modello della Champions League che ha schiacciato la remunerazione delle squadre che partecipavano al torneo, ha creato un oligopolio. Oggi ci sono squadre sempre più rapide nel crescere e una classe media di club, nella quale rientra il calcio italiano, che sta cercando di inseguire le più alte con tutte le difficoltà del caso. E ci sono molte preoccupazioni sul modello di remunerazione dei premi Uefa applicato alla nuova 'Super Champions League', che non è cambiato molto: c'è il rischio che le squadre della competizione diventino sempre più ricche. Un problema difficilmente risolvibile e con cui fare i conti".
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