Filippo Andreani a Radio Romanista: il tifo per il Como e la canzone per Di Bartolomei
Ai nostri microfoni il cantautore, tifoso dei prossimi avversari della Roma: tra gli argomenti, la passione per il tifo e il suo singolo per il capitano giallorosso
Ospite di "Quando viene Sabato", ha parlato a Radio Romanista Filippo Andreani, cantautore tifoso del Como (prossimo avversario della Roma) che annovera, tra le sue canzoni, "Undici metri", singolo dedicato ad Agostino Di Bartolomei:
Perché un ultras del Como fa una canzone per Di Bartolomei?
"Agostino Di Bartolomei è un patrimonio per tutti i tifosi italiani. La sua figura mi ha sempre affascinato, è come se nei suoi occhi si potesse leggere una malinconia strana, qualcosa di misterioso. Mi è sempre piaciuto che oltre ad un calciatore sia stato un uomo, al contrario di molti oggi: per lui di certo non era il parrucchiere la priorità, a differenza di molti. Mi ha permesso poi di parlare della solitudine non per scelta, e poi anche di voi romanisti".
Abbiamo fatto sentire la tua canzone alla famiglia Di Bartolomei, che si è commossa. La storia di Ago purtroppo è talmente letteraria...
"Sono onorato, grazie. Letteraria è la sua storia come la vostra, perché in molti tifosi romanisti per esempio, raccontandoci la notte della finale dell'84, mi hanno raccontato il silenzio dello stadio. Ai tifosi piace il casino dello stadio, quando lo stadio è in silenzio te lo ricordi. Con la canzone sono potuto entrare in quel silenzio lì".
Sei proprio un ultras?
"Quelli che fanno a botte sono decerebrati. Io lo sono come lo sei stato tu (parla a Tonino Cagnucci, ndr). Nell'amore per la propria squadra. Essere un ultras vuol dire anche dispiacersi perché mancano i tifosi allo stadio, come accadrà domenica forse. Non mi spiego come se non funzionano le televisioni saltano le partite, ma senza i tifosi si giocano comunque. Se non fosse tragica, la situazione sarebbe comica: non si può portare nulla allo stadio, servono tessere inutili. Tutto ciò è grottesco".
Come vivi questo momento del Como?
"L'arrivo della nuova proprietà, che ha investito tanto, l'abbiamo vissuto un po' come i cani che vengono adottati nel canile: con gli occhi aperti dopo tante delusioni. Eravamo abituati alla Serie D, ora abbiamo Adidas come sponsor tecnico e gente come Vardy ed Henry in tribuna. A noi non sembra vero, è meraviglioso. Chiaramente è una cosa che sta trasformando anche il nostro modo di andare allo stadio".
Hai un po' paura che con questa crescita del brand si perda un po' di quel tifo vecchio stile?
"Sì, ormai nei distinti vedo molti stranieri, in città sta sparendo la scritta"Lago di Como", leggi solo "lake": secondo me fra un po' vieteranno anche le trasferte. Però prima allo stadio eravamo in 300, ora vedo i bambini con la maglia del Como: mi fa sperare per le nuove generazioni".
Qual è la rivalità più sentita per il Como?
"Quella con il Varese, che ora è finito male: è in Serie D e ha cambiato nome. Sono cose che mi dispiacciono, perché non dipendono dal tifo. Poi ci sarebbe il Lecco, ma sono pochi e non li consideriamo. Poi essendo loro amici del Varese, ci sta antipatica l'Inter, ed essendo i suoi tifosi molto amici dell'Inter non ci piace neanche la squadra, che nella vostra Radio non nominiamo neanche".
Come è Nico Paz visto dallo stadio?
"Si prende sulle spalle la squadra, è un giocatore di talento assoluto. E poi tocca tantissimi palloni durante la gara: si vede che farà parlare di sé".
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