AUDIO - Brighi: "Nel 2009-10 Ranieri ci ha dato serenità e sicurezza"
Le parole dell'ex giallorosso a Radio Romanista: "Quell'anno è bastata una partita per far scattare la scintilla. Totti? È sempre stato un ragazzo umile"
Nel corso della trasmissione "Unico" di Radio Romanista, incentrata sull'esperienza in giallorosso di Francesco Totti, Matteo Brighi è intervenuto per rispondere ad alcune domande e svelare curiosità sul suo periodo nella Capitale. Di seguito le dichiarazioni rilasciate dall'ex calciatore.
Vieni ricordato nella Roma tra l'era Spalletti e quella ereditata di Ranieri, anche se sei arrivato alla Roma nell'estate 2004. Poi hai giocato altrove e sei tornato qui nel 2007. Che ricordi hai dell'impatto che hai avuto nella squadra allenata da Spalletti?
"Io arrivavo da una realtà più piccola, quella del Chievo. Ovviamente stiamo parlando di due realtà diverse. Nel primo giorno di ritiro c'era già una gran folla ad attendere i giocatori. La Roam giocava per lo Scudetto ed era la squadra che giocava meglio a calcio in Italia. Totti agiva come punta,; Spalletti aveva cambiato modulo e aveva scombussolato i piani sul campo degli avversari. Quella realtà mi impressionava anche per le emozioni che si erano create".
Hai esordito con gol contro l'Empoli, sei subito diventato un elemento importante. C'era grande fiducia. Ci puoi raccontare il ruolo che interpretavi? Quando venivi chiamati in causa, o al posto di Perrotta o tra i due centrocampisti centrali del 4-2-3-1, ti trovavi benissimo. Come ci si sentiva nella squadra di Spalletti?
"Spalletti aveva creato una squadra in cui bastava cambiare un elemento per suonare la stessa sinfonia di sempre. È chiaro che c'erano gicoatori di grande qualità ed è stato facile inserirsi. Ho sempre lavorato e mi sono fatto trovare pronto, ma era facile, perché il gruppo lavorava bene e il tecnico considerava tutti. L'importante, anche se ci sono i titolarissimi, è far sentire tutti parte del gruppo; poi c'era ovviamente chi entrava e dava il suo conributo. Le partite erano tante. Come adesso, il segreto della grande squadra è cambiare e non sentire la differenza".
Nel 2008-09 vincemmo il girone di Champions. Non si partì benissimo in campionato quell'anno. In UCL Spalletti abbandonò quel 4-2-3-1 e dispose i suoi con una sorta di 4-3-1-2. Spesso ricoprivi il ruolo di vertice alto ed eri pericoloso. Nella tua esperienza ti sei trovato meglio lì?
"Sì, come risultati e una continuità di gioco è stato quello l'anno migliore. Anche in Champions non eravamo partiti benissimo e avevamo recuperato vincendo un girone non semplice. Fu una stagione difficile, condizionata da infortuni. Avevamo cambiato, passando a giocare a tre e mezzo e adottando anche soluzioni. Facevo la mezzala o il trequartista. Quando giochi coi più forti, comunque, sai che la palla arriva. Tra Pizarro e Daniele (De Rossi, ndr)... Ora è semplice dire che mi trovavo meglio lì. Quell'anno, nonostante le difficoltà, mi sono divertito. Avevo di fianco giocatori di qualità".
Parliamo di Totti. Hai avuto modo di ricordare quando suo padre portava spesso la pizza in spogliatoio. Hai altri ricordi legati a Totti?
"Quelli di tutti i giorni. Dal primo giorno lui è stato umile, si è messo a disposizione della squadra e ha trattato tutti bene, dai ragazzi della Primavera ai magazzinieri. Trigoria era casa sua e voleva rendere partecipi tutti. Adesso, col senno di poi, qualcuno dice che ha fatto vincere poco a Roma. Ma lui è sempre stato così, anche il fatto di non essere mai andato via fa parte del Totti personaggio. E io l'ho apprezzato tantissimo per questo".
Una curiosità sulla stagione 2009-10: che cosa è scattato per far partire quella cavalcata? Sembrava un incantesimo, la stagione era praticamente segnata.
"La squadra c'era. Forse ci è bastata anche solo una partita. Il gruppo era sano perché era fatto da ragazzi che volevano far bene e a cui le cose non riuscivano. Quindi in quei momenti basta solo una partita per far scattare la scintilla. A gennaio ci siamo anche rinforzati e Ranieri ci ha dato qualcosa in più sotto il profilo della serenità, della sicurezza. Siamo arrivato a un passo da un sogno purtroppo, ma ci siamo scontrati contro un'Inter che quell'anno ha lasciato poco agli altri. Ma non è successo nulla di eclatante, solo un risultato in più o la fiducia acquistata".
Ora lavori con l'Under 21. Che idea hai sul progetto delle Under 23? Sono necessarie o pensi che la Primavera sia sufficiente?
"Io credo che l'Under 23 sia una gran cosa. Lo dimostrano i tanti ragazzi che transitano dalle Under 23 per arrivare alle prime squadre. Spero che tante società si accodino a quelle che hanno già aderito a questo progetto. I ragazzi devono giocare. Il problema sarà far capire che per loro un'Under 23 in Serie C è buona. Oggi il prestito per giocare viene visto come una cosa non bella. Io credo che sia una cosa che li matura e li forma".
Quando ti ritrovi a lavorare con i giovani nell'U21, a che punto sono a livello di crescita?
"Anche lì è tutto molto individualizzato. Qualcuno gioca, altri giocano meno. Io penso che debbano giocare, anche facendo un passo indietro, piuttosto che arrivare in Serie A con uno scarso minutaggio, Meglio giocare un campionato intero in una categoria inferiore. Abbiamo qualcuno che gioca in A, altri in B. Siamo un po' indietro: vedo che altre nazionali hanno più spazio. Ma stiamo crescendo e credo che ci sia da lavorare".
Un aneddoto: nell'edizione del 2003 di Fifa per un errore degli sviluppatori ti ritrovasti con 97 di overall. Sono andato a controllare l'annata precedente ed eri stato considerato come uno dei migliori prospetti del calcio italiano. In quell'epoca non c'erano aggiornamenti per sistemare la questione... Eri la star del gioco. Come l'hai vissuta?
"All'epoca non sapevo di questo fatto. Negli ultimi anni la notizia ha iniziato a circolare ciclicamente. Io l'ho scoperto con i social, anche ieri è successo, un ragazzino me lo ha chiesto... È una cosa simpatica, non ho la presunzione di dire che meritassi di trovarmi sopra gente come Zidane e Totti. Aspettiamo il prossimo!".
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