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ESCLUSIVA - Sertori: "Porteremo la Roma al top, ma per restarci. Dybala incredibile, Hummels dà il 100%"

Intervista all'Head of Performance giallorosso: "Ho parlato con il presidente Dan, sono stato convinto dalla visione che hanno i Friedkin della Roma"

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Daniele Lo Monaco - Andrea Di Carlo
22 Novembre 2024 - 06:00

Se ritenete ancora possibile, nell’epoca dei social, delle videochiamate e dello smodato uso della tecnologia, considerare una vigorosa stretta di mano un più che affidabile biglietto da visita sulla bontà della persona che abbiamo davanti, allora trovandovi al cospetto di Mark Sertori non avreste motivo di dubitarne. Una presa vigorosa e lo sguardo dritto negli occhi, un’energia o forse un “mood” positivo, come direbbero in Inghilterra, che si percepisce sin dai primi istanti: «Che clima qui eh, a Manchester siamo già a -3». Ma non sono state di certo le ottobrate romane a portare il 57 enne Sertori nella Capitale, il nuovo Head of Performance del club giallorosso, con alle spalle un’intera carriera vissuta in patria, dal Newcastle al Manchester City, passando per il Bolton e la nazionale inglese, sotto la guida di Fabio Capello. Il suo italiano, dal marcato accento britannico,  lo si deve alle origini genovesi della sua famiglia: «Ho parlato per primo con Dan Friedkin, poi con Ghisolfi e poi di nuovo con Dan Friedkin: ho subito compreso la visione dei Friedkin e ho detto “vengo subito”. La società è un top club, che è cambiata tanto negli ultimi anni, ma che è stata ai vertici della Serie A, facendo percorsi importanti nelle coppe. L’obiettivo non è fare bene per un anno, ma vincere scudetti e arrivare in Champions League per 10-12 anni, creare quindi una continuità di risultati. Il Manchester City, ad esempio, ha avuto diverse fasi negli ultimi anni: Guardiola è arrivato dopo un lungo percorso, costruito anche con altri allenatori, un percorso di crescita globale del club. Dopo il titolo vinto con la rete di Aguero, il club si è stabilizzato a grandi livelli. Ma la Roma è più avanti rispetto al Manchester City di 15 anni fa. Qui a Roma sento un’energia incredibile, il sangue dei tifosi, li senti sempre, non c’è una parola per descriverli, “energia” forse non basta. Qui la Roma è una religione».

L’arrivo a Roma circa tre mesi e mezzo fa, oltre 100 giorni davvero movimentati vissuti a Trigoria («Prima De Rossi, poi Juric e ora il mister Ranieri, ma il calcio funziona così») dove quotidianamente cerca di mettere a disposizione di tutta la struttura la sua esperienza maturata in Premier League: «Io sono il direttore delle performances, in altre parole sono capo della “Sport Science” ovvero fisioterapisti, massaggiatori e psicologi. Tutto ciò che riguarda la performance è in carico a me. Qui ho trovato tanta qualità, tanta esperienza, c’è da fare un cambio di passo, piano piano questo cambio ci sarà. Abbiamo avuto delle difficoltà, è vero, De Rossi è stato esonerato, poi è toccato a Juric, ma ora c’è Ranieri. Lo conosco bene, sono 50 anni che è nel calcio, chiunque lo conosce. E ora dobbiamo risalire la classifica, questo è l’obiettivo primario».

Le mani danno ritmo alla sua dialettica, l’Apple Watch sul polso continua a mandare costanti input a regolamentare giornate intense e che iniziano sin dalle prime ore del mattino: «Facciamo riunioni tutti i giorni, sin dalla mattina presto, quando è il momento di organizzare tutto il lavoro con dottori, fisioterapisti, massaggiatori. Il confronto con il mister avviene quando è necessario, ma la visione d’insieme è fondamentale. Qui poi, ci tengo a dirlo, è davvero come in una famiglia, ci si confronta e si parla di tutto, sempre. Anche perché il mio lavoro non cambia in base al tecnico, io devo fare le cose come si deve. Ho giocato a calcio, lavoro da tempo nel calcio, ho lavorato con Capello in Nazionale e ho quindi tanta esperienza. Ma non vado a dire a qualcuno “dobbiamo fare così”, perché resto convinto che la crescita passa dal confronto, dalla condivisione. Io lavoro così, dopo che ho raccolto tutte le informazioni si prende una direzione di cui sono responsabile, in accordo con tutti, anche con il direttore Ghisolfi».

Guardiola e l’esperienza al City

Tra i club più importanti al mondo, in grado di compiere una metamorfosi incredibile e stravolgere la propria storia. Sertori ha lavorato a lungo nel Manchester City, per 8 anni al fianco di Pep Guardiola: «Ho conosciuto prima Mancini, poi Pellegrini e infine è arrivato Guardiola: lui è stato la ciliegina sulla torta. Eravamo tutti pronti per lui, il club era cresciuto e si era strutturato a dovere. Ed è quello che cercheremo di fare nella Roma. Tornando a Pep, ha portato la cultura, la mentalità del City ad un livello superiore. E ha introdotto il concetto di “famiglia”. Tatticamente non ho mai conosciuto uno come lui, ha passione, non posso parlarne oltre perché è incredibile, è davvero il top. Sono stato fortunato a lavorare con lui. Ma nella mia carriera ho conosciuto Hodgson, Capello, Southgate e penso che la cultura del lavoro sia importante, dà la mentalità giusta, crea un clima familiare, dove tutti si sostengono l’un l’altro. Ed è quello che vogliamo creare anche qui».

Dal livello altissimo dei Citizens Sertori è stato catapultato in Italia, in Serie A e a Trigoria, la casa della Roma: «Guardate che il City prima aveva un piccolo centro sportivo a Carrington, in periferia. Poi il club si è spostato nel centro della città costruendo un centro sportivo enorme. Qui in Italia è difficile, ci sono leggi che non ti consentono di fare molte cose. Quando il City ha costruito il nuovo centro sportivo, ha previsto 19 campi, poco fa hanno costruito anche una clinica privata. Qui in Italia è più difficile. Mi piacerebbe avere più spazio, però i campi che abbiamo qui sono bellissimi, i materiali sono di alta qualità, abbiamo la piscina, una bellissima palestra, insomma abbiamo davvero tutto qui: Trigoria è davvero bellissima».

Tim Coates e la psicologia

La sua espressione nel corso di Roma-Bologna è divenuta subito virale, ma il lavoro dello psicologo Tim Coates a Trigoria è appena iniziato: «L’ho portato io qui, perché avevo già avuto modo di lavorare con lui: è un tipo molto riservato, ma sa fare il suo lavoro. Io sono convinto che nei prossimi anni il calcio cambierà, anzi sta già cambiando, come il mondo. Ci sono molti problemi relativi alla salute mentale, se ne parla di più, le cose stanno cambiando, per questo uno psicologo serve. Si pensa sempre “se ti serve lo psicologo sei depresso”, ma non è assolutamente così. Anche lo psicologo serve per costruire una mentalità vincente, per visualizzare in maniera nitida la via per il successo».

Il tema Dybala e il caso Kompany

Pensi al tema del miglioramento delle performance, impossibile non partire dalle condizioni di Paulo Dybala. La Joya rappresenta la sfida più grande per Sertori e lo staff giallorosso: «Non avevo ancora lavorato con lui. Ma Paulo ha dei piedi incredibili. Sì, stiamo provando con lui un’altra strada, non possiamo dire quale, ma l’obiettivo è farlo giocare il più possibile, renderlo più continuo, abbiamo visto cosa sa fare quando è in campo. Vogliamo che raggiunga gli standard degli altri giocatori. Ma a volte la natura supera la scienza. Vi faccio un esempio. Ho lavorato per  molti anni con Vincent Kompany al City quando ero un terapista. Lui si faceva male ai polpacci in continuazione e abbiamo provato di tutto, lavoravamo insieme ore e ore, sono tornato a casa alle 3 di notte per lui. Ma giocava e si faceva male. A volte ci sono giocatori così, è la natura. Sei lì che cerchi qualcosa nel corpo ma non trovi nulla, ne conosco tanti così in Inghilterra».

La leadership di capitan Pellegrini

Non un inizio di stagione strabiliante per Lorenzo Pellegrini, altro elemento da recuperare al più presto per rimettere in sesto la stagione: «Lorenzo non al meglio? Ma corre come una bestia, io analizzo i suoi dati e questo mi dicono. Lui è il nostro Capitano, una persona bravissima, parla bene degli altri calciatori, ha grande energia, cuore, dà tutto per la Roma. Dal mio punto di vista, aiuta tutti nella squadra, spinge tanto. Per lui è solo un momento di transizione. In questa fase forse sente la responsabilità del momento, è comprensibile. Sicuramente quando stai fuori per un po’, poi rientri, poi stai di nuovo fuori, è difficile ritrovare il ritmo della partita».

Il caso Hummels

Indiscrezioni, ricostruzioni, speculazioni e teorie. Si sono tutti convinti che ci sia un ragionevole  motivo per considerare Hummels fuori forma. Eppure Sertori respinge al mittente ogni diagnosi di questa natura: «Mats fuori condizione? Mi sembra chiaro che se gioca o meno sia responsabilità dell’allenatore. Io parlo solo del mio lavoro e vi dico che ho trovato un ottimo professionista, con energia, carattere, esperienza, un uomo di enorme valore. Lui è venuto qui a Roma per la sua esperienza, per la sua carriera incredibile. Ogni giorno aiuta tanto i ragazzi più giovani in allenamento, li guida: Mats è un esempio di professionalità, dà il 100% tutti i giorni».

Un’altra solida stretta di mano e poi via, nel cuore di Trigoria, pronto per la prossima riunione, per dare forma alla visione d’insieme, la creazione di una mentalità vincente di creare la Roma vincente del domani. Ma il futuro è oggi. Sertori lo sa, che a parlare ora sia il campo.

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