Interviste

Candela: "Da Mourinho a De Rossi sono accadute cose che col calcio c'entrano poco"

Le parole a Radio Romanista: "Dybala non può fare il terzino come successo contro l'Inter. I problemi fisici? Credo sia solo una questione mentale"

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA La Redazione
21 Ottobre 2024 - 19:07

Intervenuto a Radio Romanista durante Secondo Tempo, Vincent Candela ha analizzato la sconfitta contro l'Inter e la posizione in campo di Dybala. Di seguito le sue dichiarazioni.

Che cosa ti lascia la prestazione della Roma?

"Se parliamo di aspettative, ieri sera non mi aspettavo chissà cosa. L’Inter è la squadra più forte in Italia da tre anni ed è sempre la favorita per lo scudetto. Dobbiamo chiederci il perché si è arrivati a questo punto. Sono stati 6 mesi di follia, nel bene e nel male. Con l’Inter la squadra ha fatto quello che poteva fare. Per me Zalewski era uno dei più forti tecnicamente, poi tutte le questioni extra campo… forse c’è stata anche un po’ di insicurezza. Dybala è fortissimo, ma ha dovuto fare il difensore. Non può correre dietro l’attaccante, per me il calcio non è questo. Dalla partenza di Mourinho fino ad oggi sono accadute cose che c’entrano poco col calcio. Zalewski, El Shaarawy, non sono calciatori che hanno tanti gol nelle gambe. Infatti poi in campionato la Roma ha segnato poco. Se Dybala deve pensare a difendere, poi quando ha il pallone va in difficoltà. Con De Rossi ha fatto partite straordinarie, ho visto un Dybala  che ha dato tutto quello che aveva. Non mi aspetto e non mi piace vedere da lui le rincorse da 50 metri, con De Rossi era più libero. Come lui ce ne sono pochi, ad oggi".

Sui problemi fisici?

"Io penso che con Daniele, Dybala abbia giocato quasi tutte le partite. Mi vengono in mente calciatori che vanno via perché non hanno più un ottimo rapporto con gli allenatori o con l'ambiente e poi una volta andati via ritornano a giocare ai massimi livelli. Juric e lo staff dovranno trovare la giusta quadra per ritrovare il Dybala al top della forma. Secondo me è solo una questione di testa".

Sulla possibilità che Totti possa tornare in campo a 48 anni.

"Lui scherza sempre, ora non lo so… certo mi dispiacerebbe vederlo con un’altra maglia. Non mi pronuncio, lo vedo tra pochi giorni. Non sarebbe neanche da lui tornare a giocare in Serie A con un’altra maglia. Il ritiro? Come tutte le cose c’è tempo e c’è modo di capire, poi se una persona ha ancora voglia e opportunità di divertirsi… secondo me ha smesso un po’ troppo presto. Io ho smesso a 33 anni, ma avevo già smesso da 3/4 anni che avevo smesso. Da quando sono andato via dalla Roma, per me era finita. Sono andato un po’ a divertirmi. Una volta che giochi con Totti, Cafu e Batistuta, col rispetto per tutti… è un’altra cosa. Ufficialmente ho smesso bene, ufficiosamente lo avevo capito già da tempo ma a 27 anni era un po’ troppo presto (ride, ndr)".

La maggior parte degli esterni moderni è meno tecnica rispetto a quelli di una volta...

"È un problema di base. L’anno scorso in Sardegna ho giocato a teqball in coppia con Stankovic - insieme facciamo sui 230kg (ride, ndr) - sfidando suo figlio e Dimarco. Abbiamo vinto 3 partite su 3 Noi giocavamo a calcio dalla mattina alla sera, oggi già dalle scuole calcio è cambiato tutto. Abbiamo perso un po’ le abitudini di prima, sono cambiate molte cose. C’è una formazione diversa, non si lavora tanto sulla tecnica e più sulla tattica. Mi sono dato questa risposta sulle carenze tecniche dei terzini, ma non solo loro. Ai Mondiali ho visto qualcosa di bello da Messi, ma poco altro che mi facesse vibrare. Io non ero veloce, la tecnica è stata la mia forza. Poi bisogna avere la testa".

Come hai vissuto gli esoneri di Mourinho e De Rossi?

“Mou pensavo rinnovasse. Non è mio amico e non è il mio allenatore preferito, ma è un vincente. Secondo me potevamo fare qualcosa in più, è vero che abbiamo fatto due finali e una l’abbiamo persa per colpa dell’arbitro e per alcuni giocatori come Wijnaldum. Non mi capacito di come sia potuto entrare, sembra non sapere dove fosse. Poi anche far tirare il rigore a Ibañez… che per me è molto forte ma non adatto a una situazione del genere. Una cosa che non perdonerò mai è stata la cessione di Dzeko e Mkhitaryan. Su De Rossi, al di là dell’affetto, ho sempre pensato avesse carisma e che potesse diventare uno dei più grandi allenatori. Lo vedremo col tempo. Ci sono tante tante partite bellissime con la Roma di De Rossi, penso alle due sfide col Milan. Pensavo che il progetto potesse essere qualcosa di bello, ma tante volte non dipende solo dall’allenatore. Secondo me sono mancati un po’ di pezzi, tante situazioni che hanno messo in difficoltà allenatore e giocatori. I calciatori non sapevano se Dybala sarebbe rimasto o meno fino all’ultimo. Il direttore sportivo e l’allenatore dovrebbero avere un gran rapporto, Ghisolfi ha cominciato da poco - io non lo conosco -, ma non è Massara che già conosce Roma e che Daniele avrebbe voluto. Da lì ho percepito un po’ di problemi, ma non mi aspettavo certamente una fine del genere. In quel caso dipende tutto dal presidente. Ci sarà un’altra opportunità perché lui ha passione e ama questo mestiere, ma vedo ancora Daniele come potenziale grande allenatore”

Più sorprendente l’esonero di De Rossi o la panchina a Juric?

"Sono due scelte sbagliate. Dal momento che affidi un progetto a un allenatore giovane che ha tutte le carte per diventare grande, mandarlo via dopo un mese dalla firma del rinnovo e prendere un allenatore per un anno è controproducente anche per il nuovo allenatore. Poi alla fine i risultati si vedono. Juric ha fatto bene a sfruttare l’occasione, dicono che ci vorrà tempo ma sono anni che dicono che ci vorrà tempo. Il calcio è semplice, basta capirlo".

La Roma cerca esterni forti da tanti anni e finora non c’è riuscita. In estate sono stati spesi tanti soldi, ma non sono arrivati investimenti su quella parte di campo. Sono arrivati Abdulhamid e Dahl, oltre al giovanissimo Sangaré. Perché non si investe in quel ruolo?

"Il modulo durante le partite cambia, va in base all’intelligenza tattica del gruppo che deve capire come muoversi. Cafù nell’anno dello scudetto giocava a 4 e non a 5… trovare un esterno che faccia bene tutto è molto difficile ad oggi. Angeliño è un giocatore tecnicamente molto bravo, ma prende pochi rischi e non cerca molto il dribbling. Ora fa anche il terzo centrale e diventa più complicato ancora, non credo abbia le caratteristiche per farlo. Ha sempre giocato sulla fascia e ora deve giocare centrale, non mi quadra in quel ruolo".

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