Interviste

Brusco: «Io non amo il calcio, amo la Roma»

Dal 2001 a oggi, con il giallorosso in musica: «Cresciuto con l’83 nel cuore. Poi DDR, Totti e Spalletti...»

Brusco

Brusco

PUBBLICATO DA Alessandro Cristofori
25 Agosto 2024 - 07:00

Nel 2001, con la città colorata di giallorosso, un cantante ventisettenne scelse di dedicare una canzone a quella squadra che aveva appena vinto il terzo scudetto della storia romanista: il brano si intitolava “Ancora e ancora”, con la frase “Quando gioca l’As Roma la gente va allo stadio e se innamora”. Giovanni Miraldi, in arte “Brusco”, ha poi proseguito la sua carriera con brani come “Sotto i raggi del sole”, “Ti penso sempre”  e  “l’erba della giovinezza”. Nel 2019, alla vigilia dell’ultima partita di De Rossi in giallorosso, scrive e interpreta “Grazie Daniè”.

Il sentimento per la Roma è una cosa che nasce dall’infanzia?

«Sì, stringendo forte la mano di papà che mi accompagnava allo stadio e anche grazie a mio cugino che mi ha trasmesso questa passione. Devo dire che non ci sarebbe stata alternativa, non avevo amici di altre squadre. Sono cresciuto in un ambiente romanista».

Quali erano i suoi idoli?

«Beh, io sono del ’74 e ho un “pezzo” da cinquanta ormai. L’amore che si prova da bambini per alcuni calciatori è diverso. Ti immedesimi e speri in qualche modo di diventare come loro in un certo senso si può dire che li mitizzi. Quindi la mia infanzia è Conti, Di Bartolomei, Falcao, Pruzzo, Cerezo anche Voeller. Poi Totti è un amore smisurato, forse una cosa a parte, ho amato molto anche Aldair. Ma io mi affeziono anche ai non campioni che però ricordo allo stesso modo con piacere».

Crescendo qual è stata la formazione che l’ha più rappresentata?

«Quella di Zeman. Sarà che venivamo da un calcio antico e quel modo di giocare rappresentava una novità in netto contrasto con quello che avevamo visto negli anni precedenti. Inoltre credo che lì si siano iniziate a costruire le fondamenta per il tricolore. Ma come si è costruito? Grazie ad un tecnico che aveva lavorato molto bene, dando un impronta di gioco e poi dopo un biennio è stato ingaggiato Fabio Capello che, grazie anche all’arrivo di altri giocatori fortissimi, è riuscito a vincere. Però visto che parliamo di allenatori, ti dico che Spalletti ce l’ho nel cuore».

Capirà che dopo avermi detto di amare Totti e Spalletti non posso fare a meno di chiederle come ha vissuto il loro difficile rapporto.

«Male, perché poi alla fine si creano tensioni e spaccature anche tra noi tifosi. Forse in quella occasione si sono scontrati due caratteri particolari, dove tutti e due hanno fatto degli errori che, per via della posizione che ricoprivano e delle loro personalità, si sono notevolmente amplificati. Avrebbero potuto essere entrambi più cauti e pensare maggiormente alla serenità dell’ambiente magari risolvendo internamente i loro problemi. Purtroppo è andata così».

Dopo quella stagione Totti smise di giocare a calcio e De Rossi divenne ”capitan presente”. Ma dopo due anni, nel 2019, anche a lui non viene rinnovato il contratto e contro il Parma disputa l’ultima partita in giallorosso. In quell’occasione gli dedica il brano “Grazie Daniè”.

«Sì, è una canzone nata assolutamente di getto. Stavo andando in studio perché dovevo registrare delle cose e avevo alcune basi tra cui quella di questo producer jamaicano che si trova anche su Youtube. E quindi canticchiandola in macchina è venuto fuori il testo».

A proposito del testo, leggendolo oggi sembra essere profetico: “dai che se vedemo presto e sarà come è sempre stato in uno stadio, nuovo o in questo con te a strillà a bordo prato”.

«Già, infatti mi hanno ribattezzato “NostradaBrus” per questo verso (ride, ndr). Vabbè, dai era ipotizzabile che sarebbe diventato il nostro tecnico anche se forse non pensavamo che sarebbe successo così presto».

E Daniele De Rossi che tipo di allenatore è?

«Si è presentato con grande umiltà cogliendo al volo una grandissima opportunità. Paga a volte lo scotto di essere al primo grande incarico della sua carriera però mi sembra un tecnico con tante buone idee che riesce ad essere umanamente ricco di emozioni e di sentimenti ma anche molto determinato nel comunicare con i suoi ragazzi. All’inizio ci ha fatto vedere un bel gioco anche se dopo un po’, forse per la stanchezza, si sono persi i principi guida che avevano contraddistinto l’inizio del cammino. Ha tutto però per far benissimo da qui in avanti».

Dybala sceglie di rimanere e dice no agli arabi, nel frattempo il ds Ghisolfi ha ancora una settimana per rinforzare la rosa. Qual è il suo pensiero?

«La scelta di Paulo l’ho appresa dalla chat con i miei amici romanisti, leggendo il vostro sito. Sono contento per mio figlio che ha 6 anni e vive quell’innamoramento verso i giocatori che dicevo prima. Dall’altra parte queste cose però mi fanno capire tanto riguardo l’assenza di una programmazione da parte della dirigenza. Non mi riferisco alla proprietà che non è tenuta a sapere di calcio, anzi loro hanno messo anche parecchi soldi. Mi sembra però che l’allenatore, alla fine della scorsa stagione, avesse chiesto gente di gamba, rinforzi sulle fasce laterali che per ora non si sono visti. In alcuni reparti ci sono problemi che ci portiamo dietro da diverso tempo, confidiamo nell’ultima settimana di mercato che è anche la più folle però sono preoccupato perché mi sembra si navighi troppo a vista».

Cosa si aspetta per questa stagione?

«Una squadra e un allenatore coraggiosi che grazie ad un impronta tattica possano iniziare a costruire qualcosa d’importante. Una Roma spavalda poi i risultati dipenderanno molto da quello che verrà fatto in questi ultimi giorni di mercato tenendo conto che a volte ci sono degli acquisti a cui non dai molto credito e che invece poi si rivelano delle sorprese. Vorrei però vedere questo: andare su qualsiasi campo giocando senza paura ma cercando di imporre sempre la propria idea di gioco»

Oltre alla canzone dedicata a De Rossi anche il brano “Ancora e ancora” per celebrare lo scudetto del 2001. La Roma nella sua produzione è davvero molto presente.

«A me del calcio interessa poco ma la Roma è una delle cose più importanti della mia vita e io nella musica riverso i miei sentimenti e le mie emozioni. A volte le canzoni ti escono così spontaneamente, improvvisando o buttando giù qualche riga poi se vedi che funziona allora meglio. Magari non è un’intera canzone ma una citazione che posso fare in un testo. Io sono uno di quelli che sta tutto il giorno sui siti per vedere se ci sono novità su acquisti o infortuni che ascolta tutte le radio, soprattutto Radio Romanista, e infatti mia moglie e mio figlio non ce la fanno più... (ride)».

Ma come le è venuto il verso geniale “Senza de te so come Wallace contro Mbappé”?

«Vabbé, dai quelle sono le cose che vengono spontaneamente ed impreziosiscono. Io poi cerco sempre il divertimento, in quel caso quando ho pensato a Mbappé ho detto prendiamo una “pippa” della Lazio ed è uscito il povero Wallace che anche in metrica ci stava benissimo...».

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