Zauli: «Matias, un talento perfetto per la Roma»
L'ex tecnico di Soulé: «L’ho allenato che era un ragazzo. Non subisce le pressioni, ma si esalta»
I piedi buoni si riconoscono fra loro, perfino quando appartengono a generazioni differenti. È successo anche fra Lamberto Zauli e Matias Soulé. L’ex trequartista di Vicenza, Palermo e Bologna fra le altre ha avuto la fortuna e la bravura di “svezzare” l’argentino da tecnico delle giovanili juventine e introdurlo al grande calcio. Pochi meglio di lui possono raccontare la crescita e l’esplosione del talento neo-romanista.
Zauli, quando ha incrociato per la prima volta Soulé era un ragazzo proveniente dall’Argentina. Com’è stato il suo ambientamento in Italia?
«È arrivato che era poco più di un bambino, anche dal punto di vista muscolare, però si capiva subito che si trattava di un talento. Toccava la palla come pochi, anche meglio di quelli bravi poi arrivati in Serie A. Aveva e ha dribbling, ricerca dell’uno contro uno, senso del gol. Trasmette il piacere di giocare a calcio. E possiede un’umiltà rara, nonostante i riflettori puntati addosso».
Caratterialmente che tipo è?
«Un ragazzo semplice, sempre sorridente, che sa stare dentro lo spogliatoio. La leadership tecnica sa prendersela, sa superare gli errori senza deprimersi».
La Roma ha in rosa Dybala e Baldanzi, mancini che partono da destra. Matias può giocare a sinistra?
«Chiaro che può, lo stesso Foden si è adattato all’Europeo. Ma l’investimento è stato su un giocatore che il meglio lo dà partendo da destra. Poi è chiaro che con gli anni si può migliorare e giocare ovunque».
Come può coesistere con Dybala?
«Gli aspetti tattici possono cambiare di gara in gara. Ma Dybala è in grado di giocare da “finto centravanti”, lo ha già fatto a Palermo. Quello che mi piace della Roma di De Rossi è questa impronta di mercato su giocatori tecnici, in grado di puntare sull’uno contro uno. calciatori che piacciono al pubblico. Già sono romanista, questa linea mi esalta ancora di più».
Lei è romano e conosce la piazza. È stupito dall’accoglienza ricevuta da Soulé a Fiumicino? Può esaltarlo o mettergli pressione?
«Per come l’ho conosciuto non è un ragazzo spaventato dalle pressioni. Già quando era in Under 23 è stato convocato da Scaloni e ha giocato con Messi, ha sempre vissuto un calcio d’elite. Tatticamente e tecnicamente ha tutto per esprimersi. E ha la faccia pulita. Questa piazza si può innamorare di lui e viceversa».
È stupito dall’investimento sostenuto dalla Roma per averlo?
«Sono cifre importanti, ma al primo anno in Serie A ha già superato quota 10 gol. È giusto investire anche per creare valore, pensa se si dovesse ripetere anche nelle coppe: potrebbe essere considerato un crack».
Con quale tipo di attaccante può integrarsi meglio?
«Matias sa giocare in tutte le zone del campo: ha piede, nell’uno contro uno è bravissimo, quando tira prende spesso la porta, con noi giocava anche centrocampista e i suoi passaggi erano verticali come oggi purtroppo è raro trovare. Può duettare con Dybala palla al piede, come con Dovbyk che detta la profondità».
Lo ha sentito di recente?
«No, quando si sarà spento tutto questo clamore magari lo saluterò e gli farò il mio in bocca al lupo. Sono contento quando uno dei miei ragazzi diventa protagonista, ancora di più se lo fa con la maglia della Roma».
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