Rizzitelli: "De Rossi è l'uomo giusto"
"Daniele ha dimostrato di avere carattere e in questi mesi ha maturato esperienza. Ma a fine stagione la squadra era cotta. Serve una rosa più ampia e con maggiore personalità"
«De Rossi è l’uomo giusto, ma ha bisogno di rinforzi». Parola di Ruggiero Rizzitelli, alias Rizzi-go’, uno che la Roma ce l’ha nel cuore per davvero, e non soltanto a parole. Lui, che tra il 1988 e il 1994 ha totalizzato 211 presenze in giallorosso, mostra l’entusiasmo di un tifoso nato quando parla della squadra che ha conquistato irreversibilmente il suo cuore. Verace, diretto, mai banale, Ruggiero è uno a cui non piace fare 0-0 nelle sue dichiarazioni: sia che si tratti di elogiare, sia che si tratti di criticare ciò che non va, Rizzitelli dice ciò che pensa, senza utilizzare i vuoti giri di parole di molti suoi ex colleghi. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente per una chiacchierata sulla stagione che si è appena conclusa e sulle ambizioni romaniste per il prossimo futuro.
È stata un’annata complessa…
«Molto. In Europa abbiamo fatto molto bene, sfiorando anche una rimonta che sarebbe stata epica in semifinale. Il campionato invece è andato male: con l’arrivo di De Rossi la squadra ci ha provato, ma la partenza era stata troppo negativa, e poi è venuto a mancare il gas».
C’è rammarico, considerando che quest’anno c’era un posto in più per la Champions.
«Beh, avrebbero potuto essere anche due in più, ma lasciamo perdere...».
Eppure, per il terzo anno di fila, la Roma ha chiuso al sesto posto. Come mai?
«Quest’anno si è trattato di un insieme di fattori, ma la preparazione in questo senso ha avuto un ruolo decisivo».
In che senso?
«Credo che non sia stata adeguata: la squadra è sembrata fisicamente cotta, a un certo punto. Questo dipende dalla preparazione estiva, ma anche dal cosiddetto “richiamo” invernale: evidentemente entrambi sono stati fatti male».
Ci sono stati anche parecchi infortuni…
«Anche quelli, a mio parere, sono conseguenza della preparazione atletica. Un conto è l’infortunio traumatico, lì si tratta perlopiù di sfortuna, ma quando hai tanti ko muscolari e arrivi a fine stagione privo di energie, significa che qualcosa non ha funzionato. Prendi ad esempio l’Atalanta: a maggio andavano a duemila all’ora, nonostante avessero giocato anche più partite della Roma».
Anche la rosa ha mostrato di avere dei limiti.
«Assolutamente, servono rinforzi: la rosa va ampliata. In queste settimane andrà stilata una lista di chi serve e di chi invece può andar via, basandosi su tutta una serie di caratteristiche: la funzionalità di certi calciatori, ma anche la capacità di rendere al meglio in questa piazza. Credo che a questa squadra manchi un po’ di carattere: serve gente “cattiva”, calcisticamente parlando, con personalità, non soltanto bravi ragazzi».
E servono i soldi, anche.
«Certo, ma non solo quelli. Bisogna trattare con i procuratori, che ormai hanno un grandissimo potere e possono decidere la destinazione di un calciatore; e poi bisogna limare qua e là per far quadrare i conti… In questo senso la figura del direttore sportivo diventa fondamentale».
A proposito di ds: è appena sbarcato a Roma Ghisolfi.
«Non lo conosco, ma sono curioso di vederlo all’opera. È atteso da un compito non facile, mi auguro che possa far bene. Dovrà lavorare molto per puntellare la rosa, gestendo le cose con i procuratori: staremo a vedere, spero solo che ci sia equilibrio e pazienza nel giudicare il suo operato».
E dell’allenatore cosa ne pensi?
«De Rossi, oltre ad essere un vero signore, è l’uomo giusto per ripartire. Ha già dimostrato di avere carattere, subentrando a stagione in corso in un ambiente non facile. Ma lui conosce bene la piazza e ha messo le cose in chiaro fin da subito: “sono uno di voi”. Si temeva potesse essere inesperto, ma si è fatto le ossa in questi mesi, che gli serviranno anche per la pianificazione del futuro».
In questo senso, cosa ti aspetti dal lavoro sinergico di DDR e Ghisolfi?
«Come dicevo, in questi mesi Daniele si sarà fatto di certo un’idea sui calciatori che ha a disposizione e su quelli che vorrebbe per rinforzare la squadra: sono certo che ha tracciato dei profili su chi è da Roma e chi invece no».
Ieri, il 4 giugno, non si può non ricordare Antonio De Falchi, morto 35 anni a Milano a seguito di un agguato da parte di alcuni ultras milanisti. Tu quel giorno eri in campo a San Siro: che ricordi hai di quelle ore lì?
«Una giornata tristissima, tragica. Ricordo che a fine partita, eravamo in un hotel vicino San Siro, ospitai nella mia stanza un amico, Marco, che era stato accoltellato proprio in quell’agguato che costò la vita ad Antonio».
Chiudiamo con una battuta sulla Nazionale, che si appresta a disputare gli Europei. Cosa ti aspetti dagli Azzurri?
«La squadra mi piace, anche se forse manca un pochino di qualità, ma Spalletti vorrà comunque portare il bel gioco. Ci sono delle scelte che mi hanno un po’ sorpreso: penso per esempio a quella di lasciare fuori Politano, che l’anno scorso era stato decisivo nello Scudetto del Napoli, ma lui ha deciso così e ci sta. Ora c’è un vero centravanti, Scamacca, che si è sbloccato: questa è una buona notizia, perché negli ultimi era mancato un vero numero 9 all’Italia. E senza uno che la butta dentro è dura. Guarda la finale di Champions: il Dortmund ci ha provato, senza riuscire a far gol, e alla fine il Real ha fatto prevalere tutto il suo talento».
Dopo aver ringraziato Rizzitelli per il tempo che ci ha dedicato, lo salutiamo. E lui si congeda nel miglior modo possibile: «Sempre forza Roma». Ruggiero, romanista vero.
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