Piccareta: "Pisilli ha qualità notevoli. Bove può essere il nuovo De Rossi"
L'ex tecnico delle giovanili a Radio Romanista: "Edoardo non è solo un 'cane malato'. Zalewski? In lui Mourinho ha visto cose che nessuno aveva visto"
Nel corso della trasmissione "Roma All News" di Radio Romanista è intervenuto Fabrizio Piccareta, tecnico della Boreale ed ex allenatore nelle giovanili della Roma. Piccareta ha parlato principalmente dei giovani giallorossi esplosi negli ultimi anni: di seguito le dichiarazioni rilasciate nel corso dell'intervento.
Ieri sono successe un po' di cose all'Olimpico. Sta venendo fuori una serie di 'bambini' che lei ha allenato: di Pisilli, ad esempio, ha parlato nel febbraio del 2022. Che cosa ci racconta?
"Tre anni alla Roma non si dimenticano, Trigoria è stata la mia casa e ho allenato diversi ragazzi che si sono guadagnati le luci della ribalta grazie al lavoro di Mourinho. Pisilli è l'ultimo in ordine di tempo che ha fatto parlare di sé. Parlai di lui perché mi fu chiesto quali erano i suoi prospetti: lo citai perché da subito ho visto le sue qualità notevoli, quelle di un centrocampista moderno, con il senso del gol. Ne ha fatti molti in Primavera. Dal punto di vista fisico, anche dal viso, è forse un po' più bambino. Ma ha delle qualità importanti come centrocampista: è il classico interno box-to-box, ha questa capacità di tiro che non è una novità. Ha già fatto gol del genere".
È simile a un gol che ha fatto in Nazionale e a tanti altri che ha fatto con la Primavera.
"Il grande pubblico si accorge dei giocatori quando si affacciano, ma il giocatore finito che vediamo in Serie A si porta dietro le caratteristiche assunte da ragazzo e lui non fa eccezione. Ha fatto tanti gol come quello di ieri, anche più belli; lui calcia preciso da fuori, cerca lo scambio con gli altri giocatori. Non entra palla al piede in area, ma cerca i compagni. Non è l'unico ragazzo che sta facendo parlare di sé, ce ne sono tanti".
A proposito di quelli che sono usciti dal settore giovanile della Roma: Bove si sta affermando in poco tempo come giocatore vero. Ieri è stato uno dei migliori in campo, che giocatore può diventare? Può essere un regista?
"In realtà non lo sta diventando, lo è sempre stato. Purtroppo nel calcio vengono date delle etichette: quando Mourinho ha detto che è un 'cane malato' secondo me si riferiva alla grinta del ragazzo. Bove non è solo un lottatore: ha grande intelligenza tattica e qualità tecnica. Ricordo il primo gol che ha segnato in Serie A contro il Verona: quello non è un gol da 'cane malato'. Tre mesi fa ho fatto un'intervista, mi hanno chiesto che cosa pensassi di Bove e del suo futuro e ho risposto che credevo che potesse diventare un grande centrale. Non è solo 'cattivo', ma ottimizza i tempi di gioco, sbaglia poco. In quel ruolo è importante".
Può fare il ruolo di Paredes?
"Sì, ma non con le caratteristiche di Paredes. Ora sto tirando giù dal piedistallo nomi importanti, ma io credo che possa diventare il futuro De Rossi della Roma. Ha qualità difensive e di costruzione, è un centrocampista moderno, ha tutto. Con me faceva l'interno in un centrocampo a tre, segnando 12-13 gol: ovviamente tutto va rapportato alla categoria, ma le caratteristiche sono quelle. Sa stare in area di rigore, è forte di testa ed è romanista, che è una cosa fondamentale. Ovviamente quando cresci nel settore della Roma e arrivi in prima squadra senti quella maglia come una seconda pelle".
Mou l'ha descritta come una cosa diversa, che qui si sente di più. Lo si vede anche dall'esultanza di Pisilli. Che cosa ne pensa?
"In ogni allenamento i ragazzi sentono il peso della maglia, la responsabilità che hanno, anche rispetto ai genitori che magari neanche li vedono mentre si allenano, perché devono stare fuori dai cancelli di Trigoria ad aspettare. C'è un senso di comunità tra di loro, perché molti di loro vanno anche a scuola insieme e iniziano la giornata respirando l'aria di Trigoria. Diventa quasi un modo di vivere: spesso fanno fatica ad andare via da Trigoria e non ritrovano questo ambiente da altre parti".
Per alcuni è più facile fare il grande salto con i grandi nella Roma. Ha avuto per poco tempo anche Calafiori: dalla Roma è andato al Genoa, al Basilea e ora al Bologna fa il centrale di difesa titolare. Si aspettava un'evoluzione del genere, così come quella di Zalewski da esterno?
"Di Calafiori posso parlare meno, perché l'ho avuto per poco tempo. Arrivai alla Roma il primo anno e in un torneo, forse l'unica occasione in cui ebbi lui a tempo pieno, giocò difensore centrale. Lui nasce esterno, ma ha una cultura fisica e grande intelligenza tattica. Lo si poteva utilizzare in quel ruolo. La sua evoluzione è stata particolare: quando è andato via ha tradito le attese, perché ha avuto esperienze diverse al Genoa e al Basilea. L'intuizione di Thiago Motta è servita a lui per mettersi in gioco, gli ha dato degli stimoli per rivedersi in un contesto diverso. Sicuramente Motta ci ha visto lungo".
E su Zalewski?
"Da Nicola mi aspettavo l'esplosione, ma non nel ruolo che gli ha disegnato Mourinho. Onore a Mou, che ha visto in lui cose che nessuno aveva mai visto, né io né altri. Nessuno credeva che potesse fare il quinto a tutta fascia. Onore anche a Nicola, che si è calato in quel ruolo. Penso che lo Zalewski determinante e decisivo arriverà nel momento in cui giocherà nel ruolo che sente più suo, un ruolo più offensivo; secondo me lì può esprimere tutte le sue qualità".
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