Che sorpresa per Mezzelani: i messaggi di Malagò e Donato dopo l'incidente
Il Presidente del Coni e l'ex triplista e lunghista sono intervenuti a Radio Romanista per salutare lo storico cronista, che ha subito l'amputazione di una gamba
Il fotografo del Coni Ferdinando Mezzelani è intervenuto a Radio Romanista nel corso della trasmissione "Roma All News". Lo scorso 10 luglio il cronista ha avuto un incidente in motocicletta contro un autobus, per il quale ha subito l'amputazione di una gamba. Queste le sue parole:
Quanti incidenti hai fotografato?
"Tanti, ho perso il conto. La mia umanità sta nell'aver visto cose belle e brutte, quest'ultime ti danno tanto e non ti fanno arrabbiare per certe cose. Serve poi la professionalità: non si parla di foto ma di stare attenti all'umanità per chi ha perso la vita, non importa come".
Stavolta sei stato tu a rischiare
"Mio padre 31 anni fa è morto per lo stesso motivo, io sto qui".
Peraltro è morto per non aver amputato la gamba
"Non ho pianto infatti quando mi è successo, perché sapevo che era l'unica via per la salvezza. Al di là dei ringraziamenti al chirurgo e alla Capitana che mi ha soccorso, io ho voluto vedere la gamba, per il fatto che ho fatto 20 anni il cronista per la cronaca nera".
Vogliamo raccontare la storia della Capitana che ti ha inizialmente soccorso?
"È stato il secondo Angelo ad avermi salvato. Col primo ho fatto la sciocchezza di far le foto su un bus scoperto in piedi e lui mi tirò giù, cosa che capita ai soldati in guerra quando si alzano per sgranchirsi e prendono l'albero. Stetti male una settimana e diventammo amici. Detto questo, a salvarmi fu la Capitana Francesca Antonini, che è stata brava e pronta. In Italia gli ortopedici donne sono pochissime, ma lei mi tirò la gamba (modo per fermare un’emorragia) come un bicchier d’acqua, dando una botta sola. Vero che viene insegnato sin da subito e lei aveva un buon maestro, ma una cosa è la spiegazione e un altro è impararlo Poi ha portato avanti una procedura da persona esperta che ha impedito che io morissi dissanguato".
Com’è nato questo contatto con la Capitana Antonini? Ha fatto ritardo a lavoro dopo averla aiutata, ma non ha detto nulla a lavoro. A contattarti è stato il fratello perché lei non aveva i social
"Avevo già il numero della Capitana da qualche ora. Mi avevano detto che non si voleva esporre e quindi ho aspettato l’ok per dire il nome".
Ti ricordi qualcosa dell’incidente?
"Sì, ce l’ho chiarissimo, ma non voglio ricordarlo".
Vuoi dire qualcosa in merito alla prevenzione?
"Usate i caschi modulari, i guanti ed evitate i sandali: questa è l'ABC. Inoltre provate percorsi anche più lunghi ma con pochi incroci, io li evitavo sempre: anche per colpa delle amministrazioni le strade sono rimaste così. Bisogna poi evitare le distrazioni come le chiamate e i giochi col telefono e bisogna avere 3.000 occhi. A Roma siamo tanti, troppi e l’incidente è matematico".
Fisicamente come stai? Come vedi le prossime settimane?
"Verranno giornate brutte, ma al futuro non ci penso. Mi hanno dato dei "jolly" che non voglio bruciare con delle stupidaggini. Ora sto bene, anche se ci sono dei problemini e dei fastidi dell’arto che manca, che ogni tanto sembra ci sia ancora: sembra un arto fantasma, provoca dolore e va gestito. Si va avanti ma serve concentrazione, altrimenti si rischia di cadere nello sconforto e nella rabbia. Meglio stare con voi che vedervi aspettare che il magistrato rilasci la salma per il funerale".
Ai microfoni di Radio Romanista è intervenuto anche il Presidente del Coni Giovanni Malagò, che ha voluto salutare il fotografo: “Sei travolto dagli affetti, dalle amicizie e da chi ti vuole bene. So che è un attestato difficile per andare avanti ma devi prendere i lati positivi. Non vedo l’ora di abbracciarti”.
Anche l'ex triplista e lunghista Fabrizio Donato (che vinse un bronzo olimpico nel 2012) è intervenuto: “Ferdinando è un guerriero, non avevo dubbi su questo ma l’ho visto con i miei occhi. So quanto è forte e ha un cuore grandissimo. Da motociclista, Ferdinando ha dato un messaggio giusto in merito alle protezioni, che possono salvare la vita. A lui ho detto che mi ha aiutato molto immortalando le mie imprese sportive, delle quali non avrei memoria, il minimo che potessi fare è andare a trovarlo e farlo sorridere“.
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