Tancredi: "La maglia della Roma è stato un sogno. Teniamoci stretto Mourinho"
L'ex portiere giallorosso ai microfoni di Radio Romanista: "Rui Patricio deve avere un'alternativa. Quando giochi tante partite è normale avere un calo"
Franco Tancredi, portiere della Roma dal 1977 al 1990, è intervenuto ai microfoni di Radio Romanista dove ha paralto dell'omaggio che ha ricevuto la sua Roma campione d'Italia prima della partita con l'Inter e del percorso dei giallorossi in questa stagione.
Prima di Roma-Inter c'è stato il Tributo per la vostra squadra, che ha regalato il secondo Scudetto ai giallorossi. Che serata è stata?
"Per me è stato un piacere rivedere qualche amico e compagno di squadra attempato. Purtroppo mancava qualcuno per impegni, qualcun altro non c'è più. Oltre a essere una squadra piena di campioni piena di campioni era una squadra che offriva un calcio anche divertente, avevamo la mentalità di proporre sempre il gioco. La sera prima del tributo di ieri siamo stati a cena con il presidente, la società ci ha trattato benissimo, ci hanno accolto con romanismo e romanità. Siamo felici di aver rivisto compagni che non vedevo da quarant'anni, è stata una serata di romanisti veri, non di occasionali. La società ha fatto una cosa bellissima, siamo contenti. Speriamo di riuscire a chiudere l'annata con un trofeo da alzare per affrontare il nuovo anno".
Quando vestivi la maglia del Torino e giocasti contro la Roma, la Sud ti dedicò uno striscione e tu andasti sotto la sud.
"Quella è stata la consacrazione. Il minimo che potessi fare era ringraziarli. Quando dicono che è difficile giocare a Roma mi viene da sorridere. Questa è una città che ti adotta, che ti fa sentire grande, sono parole che non riesco a concepire. Chiaro che la maglia pesi perché ha una storia ed è stata vestita da fuoriclasse. La Roma del terzo scudetto era imbottita di Campioni, per esempio. Ho sempre pensato di giocare per una squadra che mi ha dato tantissimo e forse non li ho ripagati abbastanza con le prestazioni, ma ho sempre giocato con grande spirito di appartenenza".
Quarant'anni dopo il tifo è quasi uguale.
"Questo è il DNA di questa squadra, che è diverso dalle altre. Abbiamo subito dei torti giganteschi, qualcosa ci abbiamo messo anche noi ma i tifosi non ci hanno mai abbandonati. Quando sono entrato in campo e ho visto lo stadio pieno, l'ho rivisto come quello degli anni '80. La differenza è che il nostro era scoperto e come struttura era anche più bello il nostro. Bisogna sfruttare questo entusiasmo dopo la Conference League, il pubblico romanista lo avrai sempre al tuo fianco. Ieri mi sono veramente emozionato perché non andando allo stadio da tanto non me ne rendevo conto dalla tv. C'erano tanti ragazzi e tante famiglie. Speriamo che la sfortuna ci lasci in pace, perché ultimamente si sta accanendo. Tanti infortuni hanno condizionato il percorso della squadra. Senza i titolari il tasso tecnico si abbassa e diventa difficile, bisogna stare vicini ai ragazzi. Mi è piaciuto Mourinho che ha portato la squadra sotto la Sud, si è dimostrato ancora una volta il più grande allenatore che abbiamo mai avuto. Bisogna aiutarli, speriamo di recuperare qualcuno, su tutti Smalling".
Parli sempre della Roma in prima persona, è bello. Significa che te la senti addosso
"Io me la sento cucita addosso questa maglia. Ho passato più di metà della mia vita a Trigoria. La squadra e la città mi hanno dato tutto, ho avuto la possibilità di essere parte integrante della Roma. La maglia della Roma per me è stato un sogno. Quando sono venuto il primo giorno al Tre Fontane ho avuto i brividi. Abbiamo visto il murale di Liedholm e ci siamo fatti una foto".
Hai detto che Mou è stato tra i più grandi allenatori della Roma, tu sei stato allenato anche da Liedholm.
"Liedholm è stato un genio del calcio, un precursore. Amava i brasiliani e il gioco del Brasile. Mourinho, come altri manager moderni, fa tutto nella società. Organizzano la società, costruiscono i centri sportivi, fanno venire i calciatori. Direi che dobbiamo tenercelo stretto".
Sappiamo che avete incontrato Dan Friedkin. Come le è sembrato?
"Ci ha fatto piacere perché è voluto venire di persona insieme alla nuova CEO giallorossa, è stato gentilissimo, ci ha fatto tante domande: voleva sapere tutto dei nostri anni. Poi è molto preparato, bisogna aiutare questi nuovi proprietari perché si può vincere solo avendo alle spalle una grande società. Viola era un genio nell'economia e nella gestione, Liedholm lo era nella tattica. I Friedkin e Mourinho sono la loro diretta evoluzione. Non era facile giocare ai nostri tempi, giocavamo quasi con una difesa a 2, Agostino veniva a fare il regista aggiunto per creare superiorità a centrocampo, Liedholm era avanti e gli devo tutto. Ha tolto un portiere di valore come Paolo Conti e ha puntato su di me e sono stato 10 anni di fila titolare".
Rui Patricio è un po' in difficoltà. Vale la pena puntare su di lui anche l'anno prossimo?
"Viene da un anno di alto livello. Dava tranquillità ed è abituato a giocare a certi livelli. Quest'anno invece è partito un po' così e così, anche l'avere il reparto difensivo fuori secondo me sfavorisce la comunicazione. Però se Mourinho lo ha portato qui ci fidiamo di lui. In una squadra che gioca le coppe europee e la Coppa Italia devi avere almeno un'alternativa, perché può esserci un calo di tensione, di qualità, nelle prestazioni e devi poter cambiare. Ieri comunque non poteva fare molto sui due gol subiti, la palla messa da Dumfries era molto forte e poi il secondo ce lo siamo fatti da soli. L'Inter ieri poteva fare tante scelte, ha due o tre squadre e negli ultimi due anni poteva e doveva vincere il campionato, poi lo ha vinto il Napoli grazie anche a Spalletti, dal quale i giocatori possono sempre imparare tanto".
In questa fase in cui la Roma ha perso tanti giocatori, Mourinho può dare quel qualcosa in più per gettare il cuore oltre l'ostacolo?
"Con il risultato di ieri adesso bisogna concentrarsi sull'Europa League. Non bisogna lasciare niente chiaramente, queste 4 partite che mancano devono servire a preparare bene le eventuali 3 partite di coppa".
Dove può trovare le forze la Roma in un periodo sfortunato?
"La risposta sono gli applausi dell'Olimpico di ieri. Questa squadra non molla mai nonostante le difficoltà e purtroppo ha avuto sfortuna in questo finale di stagione. Già l'aver perso Wijnaldum all'inizio è stato pesante, poi perderli tutti ora rende tutto difficile".
Che cosa ne pensi della carriera di Ancelotti?
"Carlo secondo me aveva tutto per diventare un grandissimo allenatore. Si vedeva già quando giocava. Si dice poi che i centrocampisti hanno lo sguardo da allenatori già in campo, come anche Guardiola. Carletto è una bravissima persona, un signore. Sa fare l'allenatore, sa fare gruppo, ha allenato le più importanti del mondo. Faccio sempre il tifo per lui, nessun giocatore ha mai parlato male di lui e non è scontato con i giocatori di adesso".
Che ne pensi di Pellegrini?
"Deve fare un ruolo che non gli si addice. Quando hai un giocatore che sa fare gol lo devi mettere davanti. Lui spesso ha anche fatto il mediano addirittura ma non sono quelle le sue caratteristiche. Deve giocare a ridosso delle punte, ha tiro, passaggio, tempi di inserimento. Però adesso devi fare delle scelte diverse, mettere anche alcuni calciatori fuori ruolo. Ci sono due modi di essere leader. Tecnico e fuori dal campo. Pellegrini ha fatto conscere anche ai nuovi arrivati la Roma come faceva De Rossi che incarnava il romanismo. Questo è importante perché quando sei nello spogliatoio ci sono parecchie personalità, ai miei tempi poi quando parlava Agostino parlava lui. Penso che la leadership di Pellegrini sia salda, mi auguro che continui ad essere il capitano di questa squadra".
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