Il presidente dell'Empoli: "Sfida quasi impossibile, puntiamo alla prestazione"
Fabrizio Corsi ai microfoni di Radio Romanista: "Per noi è meglio non trovare la Roma al massimo. In Italia dobbiamo investire sui settori giovanili"
Alla vigilia della gara tra Roma ed Empoli allo Stadio Olimpico il presidente dei toscani Fabrizio Corsi è intervenuto ai microfoni di Radio Romanista. Ecco le sue dichiarazioni.
Roma Empoli arriva in un momento imprevedibile. L’Empoli è in buona forma e la Roma sta vivendo un periodo complicato. Che partita si aspetta?
"Nel calcio in una realtà come Empoli cambia tutto in 2-3 settimane in base ai risultati e i punti che riesci a fare. Venire a giocare a Roma per noi è un evento e so che sarà un’emozione anche per i ragazzi, soprattutto per i giovani. Tra l’altro in uno stadio incredibile, sempre pieno e che fa la differenza. La Roma è una grande squadra e la speranza è sempre fare risultato. Ovviamente per noi è meglio non trovare la Roma al massimo. Mi ricordo di aver fatto un buon risultato qualche anno fa: un 2-2 dove successe di tutto. L’obiettivo rimane fare una bella prestazione; può capitare di prendere 3-4 gol in queste partite e questo metterebbe in discussione le nostre convinzioni. Il nostro campionato si basa sulla convinzione".
Le prestazioni danno fiducia.
"Per fortuna non abbiamo l’acqua alla gola. Poi il calcio è imprevedibile e può succedere che la partita ti diventa impossibile. L’importante è avere la convinzione giusta: le partite non si giocano solo la domenica o il sabato, ma durante la settimana curando ogni dettaglio. Sulla carta per noi è una partita impossibile: ricordo di essere uscito con qualche punto dall’Olimpico poche volte".
Si dice che lei sia un presidente di campo: interviene durante la settimana sul lavoro della squadra?
"No assolutamente no. Ho un direttore e un allenatore. Il primo mi manda relazioni ogni giorno, più volte al giorno. Io comunque vado a vedere gli allenamenti tutti i giorni; conosco tutti e mi conoscono tutti e voglio essere presente a tutti i livelli, anche nel settore giovanile. Bisogna orientare il lavoro sui problemi. Con l’allenatore ho un dialogo costante, ma solitamente parliamo di altro e non di campo perché quello spetta a lui e io mi fido. Un presidente che fa notare qualcosa che non gli torna, rischia di minare le convinzioni del tecnico o comunque mettergli pressioni".
Caso plusvalenze. Lei pensa che la giustizia debba intervenire per eliminare eventuali illeciti o la lega potrebbe accordarsi per trovare soluzioni n casa?
"Ovviamente, da quello che leggo, qualcuno si è allargato. Le plusvalenze fittizie sono ovviamente un illecito. C’è chi indebita la società e poi fa fatica ad uscirne fuori. Per ovviare a questo problema c’è chi si è affidato a vari espedienti. Comunque, leggendo la sentenza della giustizia sportiva secondo la quale si rileva l’impossibilità di determinare un valore fisso di un giocatore, è difficile pensare ad una soluzione facile. La soluzione è fare le cose vere, sennò non si va avanti. Noi siamo una società che punta ovviamente a fare plusvalenze, ma le nostre sono vere".
Si parla dell’entrata di nuovi soci in lega. Nuovi fondi, ma nuove teste pensanti: può essere una soluzione?
"Mi sembra che più società oggi accetterebbero questa proposta rispetto a qualche tempo fa. Il nostro calcio è indebitato e quindi oggi diventa un’opportunità per prendere un po' di respiro. Siamo usciti dalla pandemia senza sostegni, ci è stato permesso di rateizzare i contributi, anche se a livello politico la manovra è stata strumentalizzata e demonizzata . D’altronde è una opportunità che è stata data a tutti i settori. Comunque la situazione è peggiorata per tutti: dalle piccole società senza più entrate a quelli che fanno la Champions League e devono mantenere alto il livello di competitività . Al mondo dello spettacolo è stato dato un miliardo, all’edilizia varie agevolazioni, a noi è stata data la possibilità di rateizzazione. Essere equilibrati è fondamentale, anche se noi passiamo per stupidi che fanno debiti su debiti. Si fa una fatica immane a rimanere competitivi in Europa perché le nostre entrate sono infinitamente più basse rispetto alla Premier League e agli altri campionati".
Lei è diventato presidente dell’Empoli a 31 anni ed in 5 anni lo ha portato in B, una bella avventura…
"Il calcio è cambiato. A quei tempi la serie C era un inferno e bisognava stare attenti ai vincoli sui stranieri: si costruiva vendendo i giovani in B e usando quei fondi per fare la squadra. Poi dovevi essere bravo a trovare uno staff ottimo, noi avevamo Spalletti, e dei calciatori con fame e ambizone. Poi esiste anche la casualità. Nel 1996 siamo riusciti ad uscire dall’inferno della serie C e da lì abbiamo costruito fino a diventare un club importante".
Ha conosciuto i Friedkin? Una opinione sulla nuova proprietà della Roma?
"Non sono in grado di giudicare l’operato di società del genere. Sono troppo distanti dalla nostra realtà. Ci sono argomenti di interesse comune, come i diritti televisivi per il prossimo triennio o la necessità di proteggere i nostri settori giovanili. Per esempio l’Inter ha perso un ragazzino di 16 anni, preso da un club straniero. Roma, Inter, Atalanta, abbiamo tutti lo stesso problema, serve una soluzione. Bisogna investire sui settori giovanili. È di vitale importanza non perdere talento. In Francia sono protetti, in Spagna sono protetti, in Germania ti fanno un contratto a 15 anni. Qui invece ci prendono i ragazzi migliori. Questa è un’urgenza che va risolta assieme".
Ultimamente tante proprietà straniere si sono avvicinate al nostro sistema calcio. Stanno arricchendo il calcio italiano?
"Dal punto di vita emotivo e sportivo sono più legato alla Roma di Sensi e all’Inter di Moratti, perché vengo da quelle situazioni. Noi per siamo rimasti indietro e questi nuovi investitori hanno l’obbiettivo di riportare il calcio italiano ad essere di nuovo competitivo a livello europeo. Bisogna invertire la tendenza, perché al momento il gap che c’è tra il campionato italiano e gli altri campionati europei continua a crescere".
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