Interviste

Professor Monaco: "Wijnaldum in campo solo nel 2023"

Lo specialista: "Impossibile rivederlo prima di quattro mesi. Che si operi o meno, i tempi non saranno brevi: ci sarà il lieto fine, ma va seguito con attenzione"

Il Professor Edoardo Monaco, associato di malattie dell’apparato locomotore all’Università di Roma la Sapienza e specialista in ortopedia e traumatologia all’Ospedale Sant’Andrea

Il Professor Edoardo Monaco, associato di malattie dell’apparato locomotore all’Università di Roma la Sapienza e specialista in ortopedia e traumatologia all’Ospedale Sant’Andrea

PUBBLICATO DA Fabrizio Pastore
25 Agosto 2022 - 10:00

Operazione sì, operazione no. Mondiale sì, Mondiale no. Mentre le voci sul futuro di Georginio Wijnaldum sembrano rincorrersi sfogliando la margherita, il mondo romanista freme in attesa di sapere quando e come rivedrà uno dei fiori all’occhiello di questo mercato dopo l’infortunio alla tibia. Per cercare di dissipare qualche dubbio di troppo, abbiamo chiesto un parere illustre al professor Edoardo Monaco, associato di malattie dell’apparato locomotore all’Università di Roma la Sapienza e specialista in ortopedia e traumatologia all’Ospedale Sant’Andrea. Che peraltro vanta una lunga esperienza anche nel mondo del calcio, essendo stato Ortopedico della nazionale italiana Under 17 dal 2004 al 2018.

Professore, che infortunio è quello subito da Wijnaldum?
"Ci troviamo in una zona un po’ grigia, nel senso che l’infortunio non è gravissimo ma va seguito con estrema attenzione. Da quanto ho capito si tratta di una frattura isolata della tibia composta".

Per chi non mastica termini medici: che differenza c’è fra composta e scomposta?
"In quella composta i frammenti sono allineati, si vede l’osso così com’è, seppure con una linea di frattura. Come un ramoscello spezzato, che però resta dritto".

Dunque poteva andare peggio.
"Fosse stata più scomposta o avesse coinvolto anche il perone, non ci sarebbero stati dubbi sul da farsi".

L’intervento sarebbe stato necessario in quel caso?
"Sì. Anche se in ognuno dei due tipi di trattamento ci possono essere complicazioni di varia natura".

E nello specifico è meglio operare o “conservare”?
"È una bella domanda. Bisognerebbe conoscere la situazione da vicino, ma al contrario di quanto si può credere gli interventi non accelerano la guarigione. Quello che cambia è il processo riabilitativo".

Nessuna variazione sui tempi di recupero?
"Cambiano soprattutto all’inizio, nei primi due mesi. Senza intervento chirurgico è necessario il gesso, che ovviamente incide sul tipo di rieducazione. Un calciatore operato è invece in grado fin da subito di muovere il ginocchio, camminare, potenziare il muscolo".

Non sembra un infortunio molto frequente per i giocatori.
"Vero. Mi è capitato di trattarne qualcuno su giocatori non professionisti, ma direi che è più abituale negli incidenti stradali".

Tornando ai tempi, allo stato attuale quale potrebbe essere la previsione più adeguata per un ritorno di Wijnaldum?
"Credo sia impossibile rivederlo prima di quattro mesi, qualsiasi scelta venga presa sulla terapia".

La Roma e il giocatore non l’hanno ancora comunicata.
"Per ora la frattura è composta, ma in linea puramente teorica potrebbe ancora scomporsi. Credo stiano monitorando la situazione per capire come evolve".

Il cosiddetto chiodo impiantato con l’intervento può aiutare la stabilità della gamba?
"I chiodi e le placche non fanno guarire, fungono da supporti interni proprio come il gesso dall’esterno: tengono i frammenti vicini per non farli scomporre. Aiutano, ma ogni frattura si risana per fattori esclusivamente biologici".

E vanno rimossi.
"Prima o poi sì, sono pur sempre mezzi meccanici anche se per ora è l’ultimo dei problemi".

Un problema potrebbe essere la voglia di bruciare i tempi per esserci al Mondiale?
"Secondo me è impossibile prima del nuovo anno. Ci sarà il lieto fine, ma bisogna fare attenzione".

© RIPRODUZIONE RISERVATA

CONSIGLIATI