Interviste

Ibañez: "Vogliamo la Champions League, è un nostro obiettivo"

Il difensore brasiliano: "Mourinho è stato molto importante per me. È un tecnico che ha tanta storia e che sa come rapportarsi con ogni giocatore"

(As Roma via Getty Images)

PUBBLICATO DA La Redazione
24 Luglio 2022 - 13:27

Roger Ibañez, difensore centrale della Roma, ha rilasciato una lunga intervista a LaRoma24, in cui ha ripercorso tutti i momenti che hanno portato alla vittoria in Conference, i cambiamenti tattici di Mourinho e l'apporto che darà Dybala alla Roma. Queste le sue parole. 

Sul 25 maggio e la festa dei tifosi.
"Il 25 maggio è stato un giorno indimenticabile sia per coloro che erano là sia per i tifosi. Per raccontare tutto bisognerebbe cominciare dal percorso intrapreso dall'inizio. Era un qualcosa di diverso, una sensazione indescrivibile".

Su quando si è reso conto di poter vincere la Conference.
"Sin da subito. Da quando abbiamo parlato per la prima volta, pensavamo di poter vincere questa competizione ed alla fine ci siamo riusciti".

Sulla disfatta di Bodø.
"Quella partita ci è servita per imparare che dalle sconfitte si apprende di più che dalle vittorie. Quella sconfitta è stata 'bella' perché abbiamo imparato ad essere un gruppo, una famiglia e da quel momento siamo sempre rimasti uniti". 

Sui cambiamenti in difesa.
"Abbiamo capito quello che ci chiedeva il mister e abbiamo parlato anche tra di noi delle indicazioni che dovevamo assimilare. È così che siamo diventati più solidi".

Sugli obiettivi stagionali.
"Ora pensiamo alla pre-season e a prepararci per il campionato, ma tutti noi vogliamo la Champions League quindi è chiaramente un nostro obiettivo. Dobbiamo però lavorare sin dall'inizio e concentrarci sulle prime partite per raggiungere i traguardi prefissati".

Sull'empatia e la compattezza della squadra.
"Abbiamo capito ciò che volevamo dall'inizio e stilato una lista di obiettivi. Tutti hanno recepito subito ed è proprio questo che ci ha permesso di creare una famiglia all'interno dello spogliatoio".

Su Mourinho e il suo essere speciale.
"La sua storia dice tutto. Lui è incredibile sia come allenatore sia come persona. È stato molto importante per me. Ha tanta storia e che sa come rapportarsi con ogni giocatore".

Sulle capacità tecniche della difesa e sulla completezza del reparto.
"Lavoriamo molto su queste cose ed è la dirigenza che sceglie se c'è bisogno di completare il reparto o meno".

Sulla difesa a 3.
"Con la difesa a 3 abbiamo fatto un bel lavoro, ma anche all'inizio, quando giocavamo a 4 con io e Mancio centrali. Poi è tornato anche Smalling e siamo passati a 3".

Sulla possibilità di tornare alla difesa a 4.
"Non te lo so dire, sicuramente siamo comunque pronti a lavorare a 3 o a 4".

Sugli idoli in difesa.
"Io non ero difensore all'inizio".

Sul ruolo che ricopriva nelle giovanili.
"Centrocampista".

Sull'idolo a centrocampo.
"Sinceramente non seguo molto il calcio. Mi piace stare a casa tranquillo perché vivo il calcio tutti i giorni".

Sul guardare le partite in televisione.
"No, non le seguo molto. Preferisco stare a casa a guardarmi un film o semplicemente passare un po' di tempo con la mia famiglia".

Sul passaporto italiano, possibilità di vestire la maglia della Nazionale e su una chiamata di Mancini.
"No, con lui non ho mai parlato, ma mi manca molto per sistemare tutti i documenti. Per me è proprio un casino. Ci penserò comunque".

Sulla reazione della squadra all'annuncio di Dybala.
"Siamo stati tranquilli. Ovviamente sappiamo della sua forza e della sua qualità, è un calciatore veramente bravo, anche come persona. Adesso dobbiamo farlo integrare nel gruppo così si ambienterà meglio".

Su cosa può portare Dybala alla Roma.
"Si vede anche negli allenamenti che è un calciatore forte, ha una qualità pazzesca. Deve integrarsi nel gruppo così ci può aiutare ancora di più in questo campionato".

Sulla sua permanenza a Roma, nonostante i rumors.
"I rumors nel calcio ci sono sempre. Io lavoro qua con la Roma ed è questo l'importante. Mi concentro su di me, il primo settembre ci sarò".

Sul clima di Bergamo per un brasiliano. 
"È particolare perché si lascia il Brasile dove a gennaio fa caldo, poi arrivi in Italia e a Bergamo soprattutto fa molto freddo. Quando mi sono trasferito non c'era la neve per fortuna, ma è stata dura anche per il fuso orario. Ci ho messo un po' di tempo per ambientarmi, però quell'annata che ho vissuto a Bergamo è stata formativa sia dal punto di visto calcistico sia dal punto di vista personale". 

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