eSports: quando lo sport è virtuale
È possibile competere ad un vero e proprio livello agonistico e, addirittura, guadagnare non pochi soldi dal mondo dei videogiochi
Proviamo per un attimo a pensarci, che cosa unisce e che cosa divide maggiormente la generazione dei genitori con quella dei loro figli? Fra tutte le migliori combinazioni possibili, dalla musica fino alla politica passando per i libri ed i fumetti, ciò che sembra risultare maggiormente divisivo è sicuramente il binomio tra sport e videogiochi. In sostanza tutto ciò che è intrattenimento se vogliamo vederla sotto questo punto di vista. Se da una parte gli adulti considerano come sport delle discipline piuttosto classiche come il calcio, vera e propria fede soprattutto qui in Italia, è altrettanto vero che, dalla parte dei figli, vi è una maggiore passione verso il mondo della tecnologia ed in particolar modo dei videogiochi. Soprattutto se questi giovani utenti rientrano tra i cosiddetti "nativi digitali" oppure "millennials". Fino a qui potremmo dire che è tutto nella norma, quasi uno stereotipo che vede le generazioni precedenti ritenere tali prodotti tecnologici una perdita di tempo o qualcosa senza troppo senso. Un passatempo, o un hobby se volete chiamarlo così, e nulla più.
Ma invece lo sapete che è possibile, strano ma vero, competere ad un vero e proprio livello agonistico e, addirittura, guadagnare non pochi soldi dal mondo dei videogiochi? E non stiamo parlando solo dei comparatori di quote sportive con i loro bonus scommesse e simili, ma bensì dei videogiochi ,che tutti noi abbiamo provato, e delle scommesse sportive sugli eSport. Più nello specifico quello di cui vi parleremo brevemente sono gli eSports (letteralmente traducibili con "sport elettronici") che, soprattutto in quest'ultimo periodo grazie a piattaforme come Twitch e YouTube, hanno raggiunto una popolarità senza eguali. Nati durante il boom dei videogiochi, ovvero gli anni Ottanta, gli eSports erano inizialmente dei tornei sponsorizzati dalle maggiori case videoludiche come Atari e Nintendo. I premi in palio, all'epoca, erano davvero degli spiccioli, ma si poteva comunque ottenere il titolo oppure la console del momento.
Facendo un rapido salto in avanti nel tempo, tali giochi si sono evoluti al punto tale che è stato possibile sfidare altri giocatori sparsi in tutte le parti del mondo grazie ad una buona connessione ad Internet. I premi dunque sono aumentati raggiungendo cifre da capogiro ed anche le sponsorizzazioni stesse. Dalle case videoludiche si è infatti passati ai produttori di software, hardware (incluse le sedie da gaming e le tastiere ergonomiche per dirne un paio) e persino energy drink di ogni gusto e tipo. Ovviamente anche i giochi si sono evoluti e quindi non si vedrà più il caro idraulico di casa Nintendo, ma bensì dei titoli più complessi e competitivi del calibro di Call of Duty, League of Legends, FIFA, Rocket League, Rainbow Six, Fortnite, Dota 2, Counter Strike: Global Offensive, Starcraft II e così via. E se pensate che fra i giovanissimi dello sport vi siano solo persone come Matteo Berrettini, allora preparatevi a fare la conoscenza di Leo e Derke (entrambi classe 2003) che sono già dei nomi che incutono timore quando scendono in campo per giocare a Valorant. E la lista è ancora lunga!
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