Femminile, parla Kuhl: «Sento di voler restare a lungo. I tifosi sono incredibili»
Parla la centrocampista danese: «Troelsgaard e Thøgersen mi aiutano, in campo voglio incidere di più. Mi sento più offensiva che difensiva»

(GETTY IMAGES)
Kathrine Møller Kuhl, una delle centrocampiste più promettenti della Danimarca, con già un’esperienza importante alle spalle e un futuro romanista tutto da scrivere. La classe 2003 alla Roma da gennaio si è raccontata a Il Romanista, tra ambizioni e sorprese dopo i primi mesi in Italia.
Partiamo dalla tua esperienza inglese tra Arsenal ed Everton. Cosa ti ha insegnato e cosa non è andato?
«Ero molto giovane quando sono arrivata all’Arsenal ed è stato un grande passo. Arrivare nella Women’s Super League e giocare con giocatrici di livello internazionale, o che avevano appena vinto gli Europei mi ha formato molto. Ho trovato poco spazio in campo, ma direi che più che altro sono cresciuta come persona, ma chiaramente anche come calciatrice. Poi però si arriva a un punto in cui gli allenamenti non ti bastano più e hai bisogno di giocare le partite, allora sono andata all’Everton. Poi il ritorno all’Arsenal devo dire che è stato duro, sentivo di aver fatto tutto il possibile per essere al meglio, non rimpiango di esserci tornata ma comunque non ho avuto molto spazio, ho sentito che era il tempo di partire e la Roma era un’ottima opzione».
Come hai vissuto la trattativa che ti ha portato alla Roma?
«Sapevo che sarei andata via dall’Arsenal già da un paio di mesi prima dell’apertura del calciomercato quindi ho avuto tempo per riflettere al meglio e l’interesse della Roma ha sempre avuto la priorità nella mia testa. Loro sembravano molto interessati a me, credevano tanto nella giocatrice che sono e questo è stato molto importante. Negli scorsi anni ero già stata un paio di volte in città da turista perché è una città che amo, a gennaio invece sono venuta per firmare i contratti e fare tutte le formalità. È andato tutto bene, per me è qualcosa di enorme e un privilegio essere qui».
Conoscevi la Roma come club?
«Sapevo che la Roma ha tanta storia, che ha avuto grandi campioni e che la squadra femminile è diventata importantissima negli ultimi anni. Una delle prime cose che ho capito venendo qui è l’importanza che ha per la gente, il che rende ancora più speciale il poterne fare parte. Non è un qualcosa che vivi tutti i giorni, soprattutto all’inizio per me era entusiasmante e ho cercato di godermi ogni singolo momento. Ora essere una giocatrice della Roma sta diventando il “quotidiano” e quasi te ne dimentichi, ma se poi allarghi il punto di vista realizzi quanto davvero sia qualcosa di unico, una cosa bella e che ti ispira».
Hai parlato dei romanisti, a detta di molti sono tra le tifoserie migliori in Italia.
«La cosa particolare e divertente è che i tifosi, anche se sono numericamente di meno di quanti erano in Inghilterra, a volte sembrano di più. Urlano tanto e si fanno sentire in modo incredibile. Il loro sentimento e la loro passione sono straordinari, ci motiva molto in campo sentirli cantare per 90’. Mi ha sorpreso davvero, la spinta che danno i romanisti non ha nulla da invidiare a quella degli inglesi».
Campo a parte, potresti fare un confronto tra il campionato inglese e quello italiano?
«Non c’è dubbio che il campionato inglese sia il migliore in Europa al momento e penso che ogni Lega avrebbe qualcosa da imparare, specialmente nell’Arsenal. Non saprei cosa si possa migliorare in come funziona in quel club, mi ha impressionato. Però devo dire che con la Serie A non c’è una differenza così grande. L’atmosfera c’è, i tifosi anche, forse la differenza maggiore sta negli stadi, quando giocavamo all’Emirates venivano 60.000 spettatori e quante persone riesci a coinvolgere fa capire l’interesse che c’è nel calcio femminile».
Da cosa pensi che dipenda?
«Penso sia più un discorso di marketing. C’è bisogno di crederci, di tempo e di investimenti prima di vedere dei risultati, non è un qualcosa che ti torna subito indietro. In Inghilterra hanno iniziato tanto tempo fa e ora sta ripagando, quegli investimenti e la fiducia pian piano stanno facendo la differenza. Comunque credo che il campionato italiano sia cresciuto tanto negli ultimi anni e credo che in un certo momento anche per l’Arsenal e le altre sia stato così, da qualche parte si deve iniziare».
A livello di gioco invece? Qual è la differenza?
«Senza dubbio la fisicità, il ritmo. Quando hai il pallone non hai un attimo per decidere cosa fare, devi essere davvero velocissima. Poi se parliamo delle giocatrici la differenza di qualità per me non è così ampia, nelle grandi squadre ciascuna giocatrice ha più o meno lo stesso valore. Abbiamo giocatrici di qualità che potrebbero tenere il duello, ma in Inghilterra è più come in Champions, ti “schiacciano” se la tocchi più di due volte prima di agire».
Come sono stati i tuoi primi mesi in Serie A e con la Roma?
«Molto buoni. Giochiamo un tipo di calcio che mi piace molto, è bello da vedere e da fare perché teniamo il pallone e possiamo divertirci. Le attaccanti fanno gol pazzeschi. È bello e divertente farne parte, gioco a calcio perché mi rende felice, è la cosa più bella del mondo, e questa sensazione la vivo anche nel giocare per la Roma. L’allenatore vuole che io diventi una grande centrocampista, mi spinge a fare ciò in cui sono brava e soprattutto sottolinea che devo essere me stessa per esprimermi al meglio e aiutare la squadra. Per questo quando andiamo bene è così evidente, facciamo ciò che ci riesce di più, conosciamo le reciproche caratteristiche e cerchiamo di tirare fuori il meglio l’una dall’altra».
Che centrocampista sei? Sembra che ti trovi meglio in una linea a due che da sola.
«Sono una giocatrice più offensiva che difensiva, quindi probabilmente è per questo che mi esprimo meglio quando vicino a me c’è un’altra centrocampista che mi possa dare più libertà per andare in avanti. Quando sei da sola davanti alla difesa hai più responsabilità, serve più disciplina. Comunque mi piacciono entrambe le posizioni, anche se amo “lanciarmi” in avanti per partecipare ai gol».
Quanto conta per te la tua connazionale Troelsgaard?
«Sanne è una grandissima giocatrice, una su cui puoi sempre contare. Per me è importante giocare con lei anche perché ci conosciamo un po’ di più di quanto ancora conosco le altre compagne, so i suoi punti di forza e questo mi permette anche di correre anche qualche rischio in più perché so che c’è lei pronta a vincere i duelli. Per me è un’ispirazione, mi ha insegnato tanto. Prima di venire ho parlato tanto con lei e Thøgersen, della Roma mi hanno detto solo cose belle. Poi per me che sono un po’ introversa è bello averle vicino, anche nella vita di tutti i giorni».
Qual è la prima cosa che hai capito di dover migliorare una volta arrivata?
«Prima di tutto devo continuare ad adattarmi al gioco e conoscere le compagne. Poi vorrei aggiungere al mio gioco un po’ di personalità e creatività, essere più coinvolta nei momenti chiave. Mi piacerebbe tanto segnare di più o fare più assist, essere più attiva nell’ultimo terzo di campo perché è così che si vincono le partite».
Come va l’ambientamento nello spogliatoio? Hai individuato delle “guide” nella squadra a parte le tue connazionali?
«Arrivare a metà stagione non è mai facile perché il gruppo è già nel “ritmo” e tu devi prendere le misure. Ora è passato un po’ di tempo e mi trovo bene, il gruppo mi piace, sono ottime compagne. C’è il giusto “feeling” e in questo finale di stagione siamo concentrate e vogliamo vincere tutte le partite che restano. Ci sono tante leader, di certo una è Giugliano, la capitana, una giocatrice di livello assoluto e per me è un’ispirazione perché fa cose straordinarie e anche nel mio stesso ruolo. Fuori dal campo direi Linari, mi ha accolto benissimo e mi aiuta anche con le traduzioni perché ancora non parlo italiano, ma lo sto studiando».
Con l’infortunio di Greggi troverai ancora più spazio.
«Prima di tutto voglio dire che Giada è importantissima per noi e mi dispiace perché giocatrici come lei non meritano infortuni del genere, però capita e il bello è che siamo una squadra e ci dobbiamo aiutare. Se avrò più spazio dovrò fare parte del grande lavoro che fa lei per la squadra ma so che abbiamo le qualità e l’unità necessaria per riuscirci».
Che cos’è la Roma per te, un punto d’arrivo o hai altri orizzonti per la tua carriera?
«Non penso ad altro che alla Roma. So quanto cambia il calcio ma per me è importante è essere focalizzata sul presente e mi sto trovando benissimo, questo posto mi dà la profonda sensazione di voler rimanere per tanto tempo per diventare una giocatrice fondamentale per questa squadra. Voglio stabilizzarmi e la mia testa è tutta sulla Roma».
A parte il calcio, hai altri interessi o hobby?
«Attualmente studio biologia, sono cresciuta sempre accostando lo studio al calcio. Sono sempre concentrata sul campo, ma mi aiuta anche “staccare”, mi interessa il mondo di biologia, medicina etc. Per il resto nel tempo libero mi piace uscire ed esplorare nuove città, trovare nuovi “caffè” o scoprire “gemme nascoste”».
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