Femminile, Wolfsburg-Roma: nel peggiore dei modi crolla il sogno europeo
Stravincono le tedesche, in Germania finisce 6-1: Roma illusa e poi eliminata
Un tracollo totale, la fine di un sogno e tanto da imparare. La Roma crolla a Wolfsburg perdendo 6-1, nonostante il cuore messo in campo per un’ora abbondante, pagando le assenze, gli errori individuali e soprattutto di progetto, perché un discorso è ambire a competere a certi livelli, ben altro è quello di costruire le condizioni per farlo davvero. L’inizio della partita è stato da incubo. Al primo calcio d’angolo concesso dopo nemmeno 2’ di gioco le tedesche hanno colpito una traversa con un’incornata di Beerensteyn lasciata colpevolmente sola nell’area piccola e sugli sviluppi della stessa azione anche Popp ha preso la traversa. Il Wolfsburg è partito fortissimo e la Roma troppo slegata si è lasciata schiacciare, poi al 6’ è arrivata la rete della stessa Popp con un gran sinistro da fuori area che ha battuto Ceasar. La rete subita ha svegliato le giallorosse che hanno provato ad alzare il baricentro e il pressing sul possesso avversario, a partire da Giacinti, unico riferimento offensivo del 4-4-1-1 disegnato da Spugna con Greggi nell’insolito ruolo di esterno a sinistra, libera di spaziare su tutta la trequarti per creare opportunità e legare il più possibile i reparti. Dopo i primi minuti shock le romaniste hanno preso un po’ le distanze del campo, rimanendo sì in attesa, ma con più attenzione e concedendo meno libertà e campo a Beerensteyn e compagne. C’è stata qualche difficoltà per Giugliano e Giacinti nel trovarsi sul fronte offensivo del campo anche per l’alto ritmo imposto dal Wolfsburg, con la squadra di Spugna chiamata ad accompagnare con più giocatrici l’azione, ma mai abbastanza precisa da colpire la difesa tedesca, che pure non è sembrata totalmente “sigillata” o completamente impenetrabile.
Ruggire e poi crollare
Dopo un primo tempo di alti e bassi, con il Wolfsburg più determinato ma una Roma in crescendo, la squadra di Spugna è rientrata dagli spogliatoi con il piglio giusto, più compatta e attenta a chiudere gli spazi e a provare a imporre la propria gestione del possesso. Al 57’ su un lancio di Troelsgaard dalla destra è intervenuta Lattwein sbagliando il rilancio e quando la palla è arrivata sui piedi di Giacinti la numero 9 non si è fatta pregare e ha siglato il momentaneo 1-1. Il ruggito giusto per impostare una gara tutta diversa, per essere pronte a soffrire e resistere alla reazione delle tedesche che è chiaramente arrivata, ma ciò che fa più male è che il momento di solidità e concentrazione difensiva è stato interrotto da due errori in seguenza di Cissoko che nell’arco di tre minuti ha praticamente regalato alle tedesche due gol. L’ex West Ham prima si è fatta sorprendere da una palla in profondità che ha trovato Beerensteyn libera di fare 2-1 dentro l’area al 65’ e al 68’ ha sbagliato tutto lo sbagliabile permettendo alla neo entrata Jonsdottir di siglare il 3-1 che ha chiuso il discorso qualificazione (purtroppo non il risultato). Nonostante il brutto colpo subito la Roma non ha voluto mollare provando a spingere con Glionna sulla destra (rea di aver sprecato una buona chance al 75’) ma col doppio vantaggio la squadra di Stroot ha preso sicurezza, mentre le forze delle romaniste, prive di elementi assolutamente fondamentali come Haavi e Viens, sono venute rapidamente a mancare così come la tenuta mentale a fronte di una Jonsdottir che ha divorato tutta la retroguardia giallorossa. Con l’ingresso “disperato” di Corelli per Thøgersen la difesa delle bi-campionesse d’Italia si è sfaldata del tutto e in 7’ (85’, 88’ e 92’) la fortissima islandese ha completato il poker personale portando il risultato finale a 6-1, tra regali delle romaniste e giocate di qualità delle tedesche. Un risultato troppo largo, ma che può insegnare tanto e che, soprattutto, spegne il sogno europeo della Roma.
Tra pretese e ambizione
Ci sono diversi motivi per cui ai nastri di partenza della stagione passare il turno per le giallorosse avrebbe richiesto un’impresa, ma non tutti riguardano il campo, quanto più un evidente fattore di scelte e soldi. Squadre come il Wolfsburg e il Lione investono solo nella prima squadra, cifre che sono nettamente superiori a quelle spese dalla Roma per l’intero settore femminile: pretendere di spendere così tanto è logicamente assurdo, ma se si vuole provare a competere seriamente nel tempo non si può pensare di dare un budget vicinissimo allo zero per le sessioni di mercato (scelta che chiaramente non dipende dal ds Migliorati o dal tecnico Spugna) perché prima o poi con realtà tipo quella delle tedesche ci si deve scontrare e l’impatto, come ieri sera può essere devastante. Ora c’è da rialzare la testa e riprendere il discorso in campionato, ma a livelli più alti, c’è da scegliere se davvero si vuole alzare l’asticella e costruire una Roma d’Europa, se si vuole sperare sempre nei miracoli che in quanto tali sono estremamente rari o ricominciare a mettere le basi di qualcosa di più grande.
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