Proroga per Atac. Carte in Europa. E c’è il rischio Tar
Violate le norme sulla concorrenza. Diffida in Comune. Radicali contro il blitz del M5S per evitare il referendum
La proroga dell'affidamento in house del servizio di trasporto ad Atac finirà al vaglio dell'Unione europea. I Radicali si accingono a presentare una denuncia dettagliata alla Commissione europea. L'accusa è quella di "aiuti di Stato" a un'azienda. Dietro l'angolo la possibilità di mettere in moto una procedura di infrazione contro l'Italia. Con tutte le conseguenze del caso, sulla falsariga di quanto avvenuto nel recente passato sulle discariche di Roma e del Lazio. Lo Stato italiano potrebbe essere condannato a pagare maxi sanzioni pecuniarie.
Sul piano giuridico la proroga in favore di Atac potrebbe scatenare altri contenziosi. Anche sotto il profilo amministrativo. Lo ha spiegato l'avvocato Francesco Mingiardi, che ha materialmente inviato un dossier al Garante per la Concorrenza ed il Mercato, all'Anticorruzione e alla Corte dei Conti. «L'amministrazione ha scoperto l'enorme ‘buco' di Atac solo dopo la presentazione delle istanze di fallimento -ha sostenuto il legale- e a quel punto ha scelto la via del concordato preventivo da chiudere peraltro in fretta. Entro fine gennaio oltre al deposito del piano industriale dovrà essere presentata la proroga. Un provvedimento che viola le norme sulla concorrenza. Per questo abbiamo chiesto all'Agcom di agire in giudizio per sospendere l'efficacia dell'atto».
I Radicali Roma hanno presentato una diffida nei confronti dei consiglieri comunali che saranno chiamati a votare la proposta di delibera del 4 gennaio sottoposta dalla giunta all'Assemblea capitolina. «Nonostante il parere negativo dell'Antitrust apprendiamo che il Campidoglio è intenzionato a far votare i consiglieri su una proroga dell'affidamento del servizio di tpl ad Atac -ha affermato Riccardo Magi, segretario di Radicali italiani- siamo di fronte ad un inganno che viene fatto ai cittadini romani e italiani. Da una parte c'è un concordato preventivo, ovvero una procedura prefallimentare a cui è sottoposta Atac, che viene usata per soggetti privati e sulla quale c'è totale opacità, perché il piano con cui intendono salvare Atac è oscuro. Ammesso che la maggioranza dei creditori di Atac accetti il piano che dovrebbe essere presentato entro il 26 gennaio, dove si troveranno risorse per salvare l'azienda? Difficile pensare che siano risorse pubbliche o risorse di Regione e Governo». In caso di via libera assembleare la delibera potrebbe essere impugnata al Tar. Sempre il segretario dei Radicali italiani ha continuato a battere sul tasto delle risorse: «Saranno risorse private? Ma questo allora cambierebbe la natura stessa di Atac che non sarebbe più a totale controllo pubblico, ma misto e quindi non sarebbe possibile fare un affidamento in house».
Altro tema di estrema attualità è il referendum per la messa a gara del servizio trasporti. Il M5S starebbe tentando di modificare lo Statuto per evitare la consultazione (ipotesi smentita ieri dal consigliere Angelo Sturni, ndr). «Questa nodifica introduce di fatto un contro-refendum, con il consiglio comunale e la giunta che si mettono in competizione con i cittadini che chiedono di cambiare: nel nostro caso più di 30mila romani -ha proseguito Magi- oltretutto, mentre il quesito proposto dai cittadini deve passare un vaglio di ammissibilità, per quello di giunta e di consiglio nulla si dice. Per cui se dovesse risultare ingannevole, non verrebbe rilevato. Secondo noi questa norma, comunque è sbagliata, non si può applicare al nostro caso: un procedimento referendario ormai alle fasi finali».
La questione è stata sollevata anche da Alessandro Capriccioli. «Sono state raccolte 33.000 firme -ha ricordato il segretario di Radicali Roma- una partecipazione storica. Sembra che ci sia il tentativo di modificare lo Statuto. A nostro avviso configurerebbe una deriva antidemocratica. Domani (oggi, ndr) saremo in piazza del Campidoglio per chiedere di indire la consultazione. La Raggi deve pronunciarsi entro il 31 gennaio». È stato quindi chiesto l'abbinamento del referendum all'election day del 4 marzo con politiche e regionali.
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